Profili di preti: mons. Benito Cocchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. BENITO COCCHI, Vescovo di Parma dal 1982 al 1996
5 novembre 1934 – 5 maggio 2016

MonsBenitoCocchiNon si dovrebbe mai dire che ci sono dei vescovi qualunque. Lui in particolare non è stato certo un vescovo qualunque. Nei 14 anni di episcopato a Parma ha arricchito la Diocesi con la sua fede, la sua sensibilità sociale (cioè evangelica!), la sua intelligenza acuta, la sua lungimirante visione pastorale. E poi possedeva la virtù della convivialità che si impara a tavola (pensiamo a Gesù in tanti banchetti!), ma poi si sviluppa come capacità di gradire e creare compagnia mescolandosi senza fretta alla gente, non solo con la parlata seria, ma anche gioiosa. Alcune sue battute sono entrate nel nostro immaginario collettivo.

È stato di incoraggiamento per tutta la comunità diocesana e in particolare per i sacerdoti con i quali ha saputo rapportarsi singolarmente. Ogni presbitero aveva un rapporto personalizzato e vivo con il suo vescovo: e questo non è poco!
Insomma una grazia di Dio, durata però solo 14 anni!


Nasce a Minerbio, in provincia ed arcidiocesi di Bologna, il 5 novembre 1934.
È ordinato presbitero per l'arcidiocesi di Bologna il 14 marzo 1959 dal cardinale Giacomo Lercaro ed in seguito ottiene la laurea ecclesiastica in diritto canonico.
Il 12 dicembre 1974 papa Paolo VI lo nomina vescovo titolare di Zarai ed ausiliare di Bologna; riceve l'ordinazione episcopale il 6 gennaio 1975 dal cardinale Antonio Poma, coconsacranti i vescovi Marco Cé (poi patriarca e cardinale) e Luigi Dardani.
Il 22 maggio 1982 è nominato da papa Giovanni Paolo II vescovo di Parma; succede ad Amilcare Pasini, precedentemente dimessosi per motivi di salute. Nel 1995 celebra i funerali del suo predecessore Amilcare Pasini.
Dal 1º dicembre 1994 al 23 giugno 1995 ricopre l'incarico di amministratore apostolico di Piacenza-Bobbio.
Nel giugno 1995 entra nella presidenza della Caritas Italiana, della quale viene nominato presidente nel dicembre 1997, ricoprendone la carica fino al maggio 2003.
Il 12 aprile 1996 papa Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo-abate di Modena-Nonantola; succede a Bartolomeo Santo Quadri, dimessosi per raggiunti limiti di età. Prende possesso dell'arcidiocesi il 9 giugno seguente.
Ricopre l'incarico di vice presidente della conferenza episcopale dell'Emilia-Romagna, per la quale è anche delegato per il servizio della carità e della salute. Inoltre è membro della commissione episcopale della Conferenza Episcopale Italiana per il laicato.
L'8 settembre 2007 celebra nel duomo di Modena i funerali del tenore Luciano Pavarotti e nel 2009 quelli del suo successore alla guida della diocesi di Parma Silvio Cesare Bonicelli.
Il 27 gennaio 2010 papa Benedetto XVI accetta la sua rinuncia al governo pastorale arcidiocesi per raggiunti limiti d'età; gli succede Antonio Lanfranchi.
Da quel momento conserva il titolo di arcivescovo emerito di Modena-Nonantola e risiede nella sua casa a Bologna.
Muore a Bologna il 5 maggio 2016 all'età di 81 anni.
I funerali si svolgono il 7 maggio 2016 alle ore 10 nella cattedrale di Modena, presieduti dall'arcivescovo-abate di Modena-Nonantola, Erio Castellucci.
Alla fine del rito funebre viene sepolto nel cimitero cittadino San Cataldo di Modena in attesa della traslazione in cattedrale di Modena.
Il 24 settembre 2016 la sua salma, assieme a quella del suo successore Antonio Lanfranchi, morto nel 2015 a seguito di una leucemia, torna nella cattedrale di Modena per essere sepolta nella navata di sinistra, ai piedi della scala che porta alla sagrestia, vicino a Luisa Guidotti Mistrali.Mons Benito Cocchi


La Chiesa di Parma ha avuto come grazia di Dio la fortuna di avere per 14 anni il vescovo Benito Cocchi: un pastore intelligente, colto, sensibile, appassionato custode del gregge a lui affidato. Adesso che è stato accolto dal Padre nella sua Casa, è giusto che meditiamo con riconoscenza sulla sua figura.

Si può dire subito che il vescovo Benito ha smentito la opinione abbastanza diffusa sui vescovi che in precedenza non hanno avuto esperienza come parroci e sono ritenuti carenti, almeno in partenza a torto o a ragione, di una esperienza pastorale adeguata. Si vede che gli erano bastati i pochi anni come vescovo ausiliare di Bologna per entrare subito e senza difficoltà, appena arrivato a Parma, nei meccanismi, nei problemi pastorali della Diocesi e nel cuore della gente.

Era un vescovo con una grande fede, questo bisogna darlo per scontato: se un vescovo non ha una fede forte, che vescovo sarebbe?
Era molto attento e spigliato nell’approccio alle persone: questo gli è servito per rendergli facile il dialogo con tutti, anche con il mondo dei laici e con i rappresentanti delle istituzioni locali.
Ha fatto colpo anche sui giovani che riempivano la Cattedrale negli incontri di Avvento e di Quaresima.

Era particolarmente delicato e sensibile verso i sacerdoti: ha operato molti spostamenti, ma sempre con molto tatto e senza dare l’impressione di voler imporre. Indubbiamente la sua attenzione verso i preti si esprimeva soprattutto verso i malati: “correva” spesso a visitarli a casa e all’ospedale. Qualche volta l’ho accompagnato io e ho notato la sua tenerezza anche nel cercare di “asciugare” le lacrime dei suoi preti. E ha parlato spesso con la voce incrinata nelle omelie funebri che erano per lui l’occasione per delineare con amore la figura del sacerdote, anche per qualche caso in cui poteva essere difficile parlare.
Ha promosso la costruzione di Villa S. Ilario allo scopo di provvedere a un rifugio caldo e protettivo per i sacerdoti anziani.
Naturalmente tutto il mondo della sofferenza è stato oggetto della sua attenzione: conosceva bene il Vangelo, dove in quasi tutte le pagine si parla dell’amore del Signore verso i malati e ogni tipo di sofferenza. È proprio la Parola studiata, conosciuta e amata che deve fare trovare il tempo da dedicare ai sofferenti!

Ha dimostrato di avere una concezione di Chiesa ispirata al Concilio in tutta la sua azione pastorale. Ne ha dato una prova anche curando il buon funzionamento del Consiglio presbiterale e dei Consigli pastorali. Il Sinodo Diocesano è stato il suo grande capolavoro pastorale in linea con il Concilio, riuscendo a mobilitare per alcuni anni l’intera Diocesi.
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E che dire della Visita pastorale? Per il Vescovo Benito è stata la grande occasione per stabilire un contatto amicale e cordiale con i fedeli, dal fiume Po fino ai confini montani con la Toscana. Non era un incontro formale per gli adempimenti parrocchiali come forse nei tempi passati, ma una vera festa per le parrocchie con la sua capacità di rendersi simpatico e gradevole nel modo di annunciare il Vangelo e con la visita ai malati.

È stato per sei anni presidente della Caritas nazionale e questo incarico la dice lunga sulla stima che aveva incontrato presso la CEI. Qui a Parma, ovviamente, ha seguito e stimolato la Caritas promuovendo tutti i valori che la caratterizzano. Già a Bologna aveva dimostrato la sua vocazione verso gli ultimi. Quando era vescovo ausiliare tutte le mattine, prima di andare in Curia, era nella Casa di Riposo di via Corticella come volontario per aiutare a vestire gli anziani. Mica male come “allenamento” per diventare Presidente nazionale della Caritas!

Che cosa direbbe e farebbe oggi il vescovo Cocchi davanti al drammatico fenomeno dei migranti? Domanda con la risposta scontata!
Non si deve dimenticare la delicatezza che ha usato nei riguardi di mons. Pasini, a cominciare dalla decisione immediata di lasciarlo nell’appartamento vescovile, viste le sue condizioni di salute. Lui invece si è sistemato in un piccolo locale nel Seminario Minore facendo il pendolare ogni giorno verso il Vescovado: e ci scherzava, accennando ai tanti pendolari che ben più faticosamente ogni mattina fanno lunghi tragitti per andare a lavorare.

Aveva la virtù della convivialità: si fermava ai pranzi dei preti e delle comunità parrocchiali anche se poi partiva prima. Ma così dava l’impronta, con la convivialità che parte da tavola e diventa stile di vita e di dialogo. Non faceva forse così Gesù nel Vangelo? Per noi cristiani la convivialità nasce e si alimenta con l’Eucaristia, il nostro pasto comune del Corpo e del Sangue del Signore.
Quante altre cose buone ancora si potrebbero dire del nostro caro vescovo Benito!
Io ho tanti ricordi belli: ho imparato tanto da lui in sei anni di frequentazione quasi quotidiana come vicario episcopale assieme a don Ranieri e a don Azzolini. Sono stato spesso anche vittima felice delle sue battute di cui era molto esperto: noi sacerdoti ci tramandiamo le più significative e brillanti. Posso ripetere la battuta che mi ha colpito nel segno quando sorridendo mi ha detto un giorno che se fossi stato a Damasco al posto di S.Paolo, si sarebbe convertito il mio cavallo ma non io. Fantastico!
È andato via troppo presto da Parma. Non ce l’aspettavamo e ci chiedevamo il motivo: stavamo così bene insieme! Chissà quante cose buone ancora avrebbe fatto per noi se fosse rimasto!

Addio, caro e amato nostro vescovo Benito! Le chiediamo perdono se lo abbiamo fatto soffrire, se non lo abbiamo sempre capito. Sappiamo bene che anche i vescovi soffrono! Che il Signore Crocifisso e Risorto, dopo il grande bene che ha seminato e la dura sofferenza della malattia, le dia la pace e il premio che si è meritato.

Don Domenico Magri
10 maggio 2016

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