Diocesi di Parma

Profili di preti: don Antonio Bianchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ANTONIO BIANCHI
11 agosto 1924 – 17 maggio 2005

Ho sempre avuto per don Antonio Bianchi grande affetto e stima. Era un prete esemplare. Nativo di Langhirano, veniva da una famiglia piena di fede. Ho avuto modo di seguire con ammirazione i suoi ultimi mesi di malattia, mentre era ricoverato a Villa S. Ilario.Don Antonio Bianchi

nato a Langhirano l’11 agosto 1924
ordinato prebitero il 27 giugno 1947
coadiutore a Noceto dal 1947 al 1952
parroco a Torrechiara dal 1952 al 1953
parroco a Riano dal 1955 al 1972
parroco a S. Michele Tiorre dal 1972. Amministratore  parr. di S. Michele Gatti e Barbiano
deceduto il 17 maggio 2005 in Casa di Cura Piccole Figlie

        
Don Antonio ha fatto della sua morte una celebrazione: l'ha celebrata come ha celebrato con fede l'Eucaristia che è sempre stata veramente il suo Pane quotidiano. In questi ultimi giorni era da vedere e da contemplare come preso dalla solennità di un rito non certo convenzionale, ma espressione parlante, di tutta la sua vita.
E come ogni celebrante che si rispetta, aveva la sua assemblea: non tutti insieme ovviamente hanno potuto partecipare in Villa S. Ilario alla "celebrazione" della sua ultima malattia  e della sua sofferenza finale, ma comunque in tanti, anche se pochi alla volta: i suoi parrocchiani arrivavano, magari a due a due, in punta di piedi, bussavano con discrezione, non entravano neppure per non disturbare, ma rimanevano sulla porta per qualche istante, lo salutavano con un cenno della mano, con un sorriso sempre ricambiato, e poi tornavano a S. Michele Tiorre, la comunità che lui ha amato come di più non si poteva.

Don Antonio ha pregato non solo con il cuore, ma anche con la voce e con le labbra, finché il male glielo ha consentito.
Nel periodo che è stato ospite di Villa S. Ilario, quando ancora era in grado di uscire dal letto pur nella sofferenza che aumentava ogni giorno, è stato per noi preti un esempio ammirevole di preghiera e di unione con il Signore: sostava a lungo in Cappella davanti all'Eucaristia. Che cosa avrà detto al Signore e che cosa gli avrà detto il Signore?
E poi ha chiesto e avuto tanta preghiera per lui: ogni confratello che lo visitava in Casa di Cura negli ultimi giorni della sua vita, non partiva senza offrirgli una benedizione confortatrice e nella sua Chiesa di San Michele Tiorre era frequente la supplica di gruppi che si riunivano a pregare per lui.

Commovente e plebiscitaria è stata la preghiera del Rosario in Chiesa attorno alla salma di don Antonio e prova di grande amore e fede è stata la veglia di preghiera per tutta la notte fino all'ora del funerale. Don Antonio ha dato la sensazione di presiedere solennemente la sua assemblea per l'ultima volta qui sulla terra. In fatto di preghiera per don Antonio i suoi famigliari non sono stati da meno: sono entrato nella sua stanza appena un'ora prima che morisse e mi sono unito al Rosario dei suoi Cari, che hanno sempre custodito don Antonio con amore come una perla preziosa di famiglia e in quel momento hanno scelto nella preghiera il modo migliore per accompagnarlo nel grande trapasso.

In realtà lui aveva ricevuto dalla famiglia a Langhirano dove era nato 80 anni fa, tanta fede: una fede dallo stampo antico e sicuro, ereditata da due genitori, che in quei  tempi non avevano mai avuto timore a mostrarla. Se la vita si misura da come si affronta e si vive la morte, noi abbiamo la ulteriore conferma che don Antonio ha vissuto una esistenza di fede cristallina e di amore totale e assoluto al Signore: un amore che è diventato amore intenso verso tutti e in particolare verso i fratelli che sono stati affidati al suo grande cuore di pastore.
Don Antonio era una persona fine, intelligente della intelligenza dello Spirito, capace di ascoltare e di colpire al cuore i suoi interlocutori con la dolcezza del suo tratto e con la saggia visione delle situazioni, che gli derivava dalla sua profonda spiritualità: sapeva volare alto, alto come la sua statura.


Non ha mai suonato la tromba per farsi notare. E come poteva ? Perfino la sua voce era soffice e vellutata! Come dice Isaia (cap.42) nel primo carme del Servo di Dio, anche don Antonio “non ha gridato e alzato il tono e non ha fatto udire in piazza la sua voce, non ha spezzato una canna incrinata e non ha spento uno stoppino dalla fiamma smorta".

Ma appunto per questo ha attirato su di sé amore, stima e ammirazione. Ci mancherà. Forse è banale dire così, perché si dice sempre così quando muore una persona. Ma non è mai banale dire così quando questa parola viene sentita e vissuta come vera. Questa volta sentiamo fino in fondo la verità di questa affermazione. Don Antonio mancherà al fratello, alla sorella e alle rispettive famiglie, mancherà ai confratelli, ai cristiani di Noceto, di Riano, di Torrechiara e di S. Michele Tiorre.

Ci mancherà la sua presenza sensibile, ma non la misteriosa presenza del suo spirito. Con la fede che abbiamo e della quale lui ci ha lasciato una grande testimonianza, noi sappiamo che è presso Dio. E allora rimane anche presso di noi, perché Dio è tutto in tutti. A noi spetta il compito di non disperdere la sua ricca eredità di prete straordinario: ci è stato dato come un dono che ha rallegrato la nostra vita e di cui dobbiamo essere riconoscenti al Signore.
E naturalmente diciamo grazie anche a te, caro, dolce e mite don Antonio!

(ricordo di don Domenico al funerale di don Antonio del 19 maggio 2005,
tratto da “I miei preti....i nostri preti” di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese editrice - 2008)


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