Diocesi di Parma

Profili di preti: don Renzo Rizzi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON RENZO RIZZI
6 maggio 1920 – 6 giugno 2001

DonRenzoRizziDon Renzo aveva un suo modo di essere prete. Non era un prete da attività frenetica, e neppure don Dagnino, di cui era stato cappellano, era riuscito a “domarlo”. Ma come parroco ha espresso un suo modo efficace di fare pastorale, rimanendo nello stesso tempo fedele al proprio personaggio.

- Nato a Strognano di Langhirano il 6 maggio 1920
- Ordinazione presbiterale 29 giugno 1945
- Cappellano a S. Giuseppe 1945 – 1952
- Parroco a Quinzano dal 1952 fino alla morte
- Economo spir. a Manzano dal 1970
- Economo spir. e poi parroco a Cattabiano dal 1964
- Deceduto a Langhirano il 6 giugno 2001

Era nato 81 anni fa qui, nel nostro territorio langhiranese, a Strognano, dove fra poco sarà portato a sepoltura. 56 anni di Messa, 7 anni cappellano a S. Giuseppe con il mitico don Dagnino, nel cuore dell'Oltretorrente, negli anni difficili del primo dopo-guerra, contrassegnati da povertà e da acuti contrasti sociali.
Infine da 49 lunghi anni a Quinzano, cui successivamente sono state aggiunte le parrocchie di Manzano e Cattabiano.

Don Renzo aveva un suo modo di essere prete, perché non era un tipo facilmente omologabile: ma non è sempre un male essere fatti, come si suol dire, alla propria maniera.
Non era un prete da attività frenetica, e neppure don Dagnino, un prete forte e dalla personalità straripante, era riuscito a cambiargli il carattere: don Renzo lo diceva spesso, tradendo perfino una punta di compiacimento.
Ma aveva un suo modo efficace di fare pastorale, rimanendo nello stesso tempo fedele al proprio personaggio. Ad esempio, aveva inventato quella che potremmo chiamare la pastorale del pergolato: seduto all'ombra accogliente davanti alla canonica di Quinzano, con un tavolo e alcune sedie, ospitava nel suo salotto a cielo aperto tutti quelli che passavano e li intratteneva amabilmente, come sapeva fare lui, perché era un conversatore piacevole e simpatico. E intanto badava ai ragazzi che giocavano nella piccola sala di fianco.

Un altro merito che bisogna attribuirgli è stata la cura dell'istruzione religiosa, come insegnante di religione nelle scuole pubbliche di Langhirano e nel catechismo ai ragazzi, che si distinguevano sempre, perché preparatissimi e precisi nelle risposte.

Era dotato di acuta intelligenza, amava la musica ed era un buon organista, sapeva anche dipingere ed aveva il dono di una scrittura elegante e raffinata.
Noi preti della Zona pastorale siamo stati rallegrati dalla sua presenza fedele alle riunioni e attività zonali, fino a quando la salute lo ha consentito: il pranzo in comune era una festa per tutti noi, per la carica di simpatia che sprigionava dalla sua persona.

 È vissuto tanti anni, troppi anni, nella solitudine della sua canonica. Qualche anno fa, in seguito a una caduta mentre andava, a benedire le famiglie, le forze hanno cominciato a venirgli meno, e lui forse non ha saputo reagire, chiudendosi sempre di più in casa.
E cosi viveva isolato anche nei confronti dei confratelli: non si può dire che lui li abbia cercati. E forse noi preti non abbiamo fatto abbastanza per seguirlo, andarlo a trovare, telefonargli. E questo è successo anche nel suo ultimo periodo di degenza in Casa di cura. Un po' di esame di coscienza a questo punto non guasta, pensando anche ad altri sacerdoti ormai anziani, che vivono piuttosto soli il loro tramonto terreno, dopo una vita di servizio generoso alla Chiesa.

Due mesi fa, non aveva risposto alla mia telefonata. Allora sono corso a Quinzano e l'ho trovato steso sul pavimento: era caduto da diverse ore e non era stato capace di rialzarsi. Era la terza volta che capitava negli ultimi tempi. A questo punto l'abbiamo ricoverato nella Casa di cura di Langhirano, dove è stato accolto e assistito con premura, fino al suo ultimo respiro. Mi piace ricordare a tutti noi, preti e cristiani, il modo esemplare con cui ha ricevuto il Sacramento dei malati in piena lucidità, con lo sforzo commovente di farsi il segno della croce, ma senza avere più la forza sufficiente per muovere il braccio: un esempio che ha intenerito fino alle lagrime i suoi compagni di camera.

Non ha avuto paura di morire: lo ha detto lui stesso alla dottoressa con un fil di voce negli ultimi giorni: "Non ho paura". Ha mantenuto una coscienza vigile fino in fondo: così ha saputo accogliere sorella morte. La sua morte è stata l'ultima delle tante celebrazioni che ha compiuto nella sua vita sacerdotale. Sì, perché noi preti dobbiamo saper celebrare anche la morte.

Quando il Vescovo mons. Cocchi venne a Parma, gli propose di trasferirsi in una parrocchia più a valle e quindi più comoda e meno faticosa: don Renzo declinò gentilmente l'invito con una risposta spiritosa, da par suo, che piacque molto al Vescovo, che la citava ogni tanto con i preti. Disse: "A Quinzano sono prato stabile, preferisco rimanere".

Ebbene, caro don Renzo, amico fedele dei nostri anni belli vissuti insieme, ti auguriamo con tutto il cuore che tu possa gustare l'incanto del prato stabile e definitivo del Paradiso, un prato verde verde, per trovarvi ristoro e pace dopo il lungo cammino della tua vita terrena.


Ringraziamenti:
Anche a nome dei nipoti, devo ringraziare mons. Vescovo Cesare, che ha presieduto la concelebrazione e ha parlato con molto amore di don Renzo. Per averlo qui con noi, abbiamo atteso il suo ritorno da Roma, dove si è recato per la beatificazione di Suor Eugenia Picco.
Ringrazio i sacerdoti, che sono venuti a concelebrare e a testimoniare il loro affetto per don Renzo.
Ringrazio il sig. Boschi Adolfo vice-sindaco, che rappresenta anche il sig. sindaco Antonio Vicini, assente perché impegnato a Roma. Il sindaco mi ha telefonato per pregarmi di fare le sue condoglianze ai nipoti e ai parrocchiani di don Renzo, del quale è sempre stato amico ed estimatore.
Ringrazio tutti i fedeli presenti, in particolare i suoi parrocchiani di Quinzano, Manzano e Cattabiano. In queste tre sere abbiamo fatto un pellegrinaggio di preghiera in ciascuna delle tre Chiese, con tanta commossa partecipazione.
I fedeli di Strognano, suoi compaesani, lo stanno attendendo davanti alla Chiesa del suo battesimo e della sua infanzia, per accompagnarlo a sepoltura nel piccolo cimitero del paese.
Al termine della nostra celebrazione
(funerale dell'9 giugno 2001 - ndr), faremo il corteo a piedi fino alla Madonnina della Rocchetta e poi proseguiremo in auto fino a Strognano.

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)

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