Profili di preti: don Paolo Casoni

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON PAOLO CASONI
3 dicembre 1927 – 10 giugno 2002

DonPaoloCasoniC’è quasi da trattenere il respiro: come è possibile che nella Chiesa di Parma sia saltato fuori, come da un cilindro magico, un prete così unico di nome Paolo Casoni? Un prete, e che prete! Un personaggio, e che personaggio! Di preti simili si è persa la semente. Don Casoni è “indefinibile” perché è un prete troppo ricco di note personali e di colore. Insomma, non è omologabile! E appunto per questo la sua figura con la sua vicenda è ancora più affascinante. Ma sia ben chiaro: era un prete vero. È riuscito a fare il prete in maniera tutta particolare, oltre certi schemi soliti. Era un prete povero, ma povero davvero. Era un prete che non è mai entrato nella nomenclatura diocesana che conta, ma è certamente entrato in quella di Dio che conta molto di più. Si può dire che è un prete da applauso. Siamo certi che anche il Signore lo ha applaudito quando è comparso sulla soglia della sua Casa!

Nato a Rusino di Tizzano il 3 dicembre 1927
Ordinazione sacerdotale: 29 giugno 1952
Parroco a Casarola 1952 – 1973, a  Riana dal 1961, a Grammatica dal 1968
Parroco a Mulazzano, S. Michele Cavana e Faviano 1973  1990
Parroco a Petrignacola 1990 – 1998
Successimente Amministratore parr. di Pugnetolo, Sauna, Vestola, Signatico e Beduzzo fino al 1998
Parroco di Albazzano, Reno, Isola, Carobbio, Casola di Tizzano dal 1998 fino alla morte.
Deceduto in Ospedale il 10 giugno 2002
Funerale nella Chiesa di Albazzano il 12 giugno 2002

Don Paolo è stato un dono di Dio anche per i tanti amici che lui si è guadagnato con uno stile di vita semplice, dialogante, aperto all’ascolto e alla condivisione di ogni gioia e ogni pena. Per lui non era perdere tempo stare ore e ore a conversare, magari con una persona che vedeva per la prima volta, perchè aveva il gusto dell’incontro con ogni uomo. È stato un prete di frontiera: sempre in parrocchie scomode e disagiate, ma sempre felice e orgoglioso delle sue parrocchie e dei suoi parrocchiani.

È stato un prete povero e di un disinteresse assoluto. È stato un prete ospitale fino alla esagerazione: la persona che gli capitava in casa era letteralmente aggredita dalla sua esuberante accoglienza e della sua insistenza per gustare insieme i segni della sua ospitalità.

Era un prete aggiornato, anche se rimasto abbastanza estraneo ai circuiti culturali diocesani. E che fosse un prete aggiornato lo si capiva dalle sue omelie, sempre molto belle, sostanziose e concrete: sapeva farsi ascoltare da tutti, colti e incolti.

Era un prete fedele fino allo scrupolo ai suoi impegni pastorali: per lui, che nella sua vita ha avuto diversi ricoveri ospedalieri, c’era sempre il problema della sue parrocchie che non voleva trascurare.
Anni fa, un pomeriggio, era uscito di nascosto dal reparto ospedaliero dove era ricoverato, per salire a Mulazzano a fare catechismo e tornare subito indietro: più di così!

Domenica 2 giugno 2002 doveva già essere in ospedale, perché ormai era ridotto male, ma ha voluto rimanere a casa e si è trascinato faticosamente da una parrocchia all’altra per non fare mancare la Messa ai suoi parrocchiani nel giorno del Signore: ma che meraviglia i nostri preti!

Era un prete che non è mai entrato nella nomenclatura diocesana che conta, ma è certamente entrato in quella di Dio che conta davvero. Era un gran prete simpatico, che rallegrava quelli che incontrava e quelli che sedevano a mensa con lui: noi preti della Zona pastorale di Langhirano non possiamo certo dimenticare il modo brillante e spassoso con cui sapeva raccontare le sue avventure di prete sempre allo sbaraglio.
In lui non c’era esibizionismo: era diventato un prete popolare senza che lui lo volesse diventare, perché era semplice, spontaneo, istintivo e poco omologabile. La sua lunga capigliatura singolare, che si ergeva dritta sul suo capo e che non è mai riuscito a domare, lo caratterizzava subito al suo apparire e poteva dare un po’ l’idea del personaggio. Insomma, un prete così non è facilmente ripetibile!

Era soprattutto un prete di grande fede: se un prete non ha fede, che prete è?
In particolare ha fatto impressione a tutti i presenti l’esempio che ci ha dato nella Messa esequiale di sua sorella Luisa, morta appena un mese fa. Si vedeva la sua fatica nel dire la Messa perché era già molto debilitato. Ha parlato con parole accorate e ricche di tanta speranza cristiana: è stato un po’ come il suo testamento spirituale.
Grazie, don Paolo. È arrivato anche per te il momento del premio: sei stato grande!


Ringraziamento al termine della Messa esequiale
È il momento dei ringraziamenti, che sono tanti, troppi per riuscire a ricordarli tutti. Ringrazio anche a nome del cognato e dei nipoti che sono già in lutto per la morte recente della sorella di don Paolo. Ringrazio il Vescovo; il vicario generale; i sacerdoti che lo hanno amato e seguito da vicino e sono qui oggi al suo funerale; tutte le 15 parrocchie che lui ha servito con una passione che non si riesce a descrivere; i medici che lo hanno curato e devono avere faticato non poco, perché era un paziente un po’ difficile da gestire; le autorità civili e in particolare il senatore Vicini, il sig. Sindaco di Tizzano, il vice Sindaco di Lesignano Bagni qui presenti. Un grazie a voi tutti qui convenuti anche da lontano, perché don Paolo aveva amici sparsi dappertutto.

(tratto da “Vita da prete a Langhirano e dintorni”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2002)

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