Diocesi di Parma

Profili di preti: don Giuseppe Alfieri

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON GIUSEPPE ALFIERI
18 maggio 1883 – 16 agosto 1977

DonGiuseppeAlfieriSolo due anni a fare il prete in pianura, a Paroletta di Fontanellato. Per il resto sempre in quel di Tizzano con più di 60 anni a Carpaneto, di cui è stato custode geloso e da cui si è dovuto staccare con molto rammarico negli ultimi anni dalla sua vita, per essere accolto in città da una sua nipote.

- nato a Mattaleto di Langhirano il 18 maggio 1883
- ordinato sacerdote a Parma dal Vescovo mons. Conforti il 29 giugno 1908
- Cappellano a Tizzano dal 1908 al 1910
- Cappellano a Paroletta di Fontanellato dal 1910 al 1911
- Parroco a Carpaneto dal 1911
- deceduto a Costa di Tizzano il 16 agosto 1977.


Quando penso a don Giuseppe e alla sua permanenza in mezzo a noi in questi ultimi anni della sua vita, mi viene spesso in mente il mio primo incontro con lui che era appena arrivato in via Bezzecca in casa della nipote Emilia che lo ha saputo accogliere e curare con tanto amore.
È stato l'incontro che si è risolto in una grossa gaffe da parte mia, perché non conoscevo ancora la sua straordinaria vitalità fisica e spirituale. Infatti, pensando di interpretare la sua difficoltà a spostarsi ogni giorno per venire in chiesa, gli avevo proposto di celebrare la Messa in casa. Compresi subito che ci rimase molto male per questa proposta che per lui equivaleva un po' a una emarginazione.
Ebbene, proprio lì in quella mossa sbagliata, ho capito subito chi era don Giuseppe e così con gli amici sacerdoti, con tutti voi, abbiamo impegnato questi anni, fino alla sua morte, non solo a dargli la possibilità, ma a chiedergli di celebrare la Messa in parrocchia, di confessare, di visitare i vecchi (lui il più vecchio di tutti!), di portare la comunione ai malati, facendo magari tante scale con giovanile disinvoltura.
Questi anni sono stati veramente per lui e per noi una esperienza meravigliosa.

Don Giuseppe era l'inno alla vita perché era forte e sembrava non dovesse mai morire, ed era l'inno alla vita perché sprizzava ottimismo, fede, entusiasmo da tutti i pori della pelle.

La giovinezza perenne del suo sacerdozio (era ormai nel settantesimo anno di sacerdozio!) era uno stimolo continuo per noi preti ben più giovani di lui (ci chiamava affettuosamente "quei ragassi!“) e la sua  presenza era un elemento estremamente arricchente e maturante per tutta la comunità parrocchiale.
Anche voi cristiani lo sentivate particolarmente vicino: faceva la vostra stessa vita, condivideva la vostra quotidianità abitando nel vostro stesso quartiere e passando da un negozio all'altro per fare la spesa come voi e rendersi così più utile in casa.

Camminava proteso in avanti e sembrava dovesse cadere da un momento all'altro: in realtà anche in questo suo atteggiamento fisico esprimeva la sua tensione, la sua determinazione per fare, per arrivare puntuale e preciso a svolgere il suo servizio, per andare avanti con fiducia ed entusiasmo.

Noi siamo qui oggi a ringraziare il Signore per tutti i doni che ha concesso al nostro don Giuseppe: la vita e una vita lunghissima sempre utile agli altri, fino in fondo, la fede e il sacerdozio.
Noi siamo qui anche a ringraziare il Signore perché, in questi ultimi anni ha fatto dono a noi di questa creatura straordinaria che ci ha allietato tutti quanti con la sua presenza operosa, ha spezzato per noi il pane dell'Eucaristia, il pane sacramentale del perdono, il pane della fede e della speranza.
In questa Messa noi raccomandiamo al Signore don Giuseppe perché lo accolga nella sua Casa e gli dia la gioia di partecipare alla liturgia finale del Regno di Dio. Dopo una lunga giornata di lavoro e di fatica nella vigna del Signore, possa ricevere la mercede del servo fedele e godere il riposo meritato nell'intimità della Casa paterna.
Don Giuseppe ha bussato alla Casa del Padre dopo 94 anni di vita. Come dice un canto sacro, egli si è presentato a Dio dopo aver fatto tanta strada, con i piedi stanchi e nudi, portando con sé ceste di dolore, ma anche grappoli d'amore.

Facciamo la nostra preghiera al Signore per don Giuseppe in questa Eucaristia, attorno a questa mensa che gli era così cara e così familiare. Ogni Eucaristia è una memoria di quanto Cristo ha fatto per noi. La memoria è molto importante nella vita dell'uomo e del cristiano, la memoria è coscienza viva della realtà passata perché si salda con il presente e il futuro, la memoria è riconoscenza, la memoria non è ciò che si cerca di ricordare, ma ciò che non si riesce a dimenticare e appunto per questo la memoria è sempre una esperienza viva e illuminante per le nostre scelte.
Così deve essere la memoria, il ricordo di don Giuseppe che noi coltiveremo sempre nel nostro cuore.

Prima di terminare voglio ancora dirvi una cosa che mi ha sempre fatto impressione in don Giuseppe.
Quando avevamo molti fanciulli e ragazzi da confessare, lui correva sempre ad aiutarci e notavo sempre con gioioso stupore che non solo lui confessava volentieri i fanciulli, ma i fanciulli si confessavano volentieri da lui, forse più volentieri che da noi preti più giovani. Ed era bello osservare la mimica vivace nel volto del fanciullo e del vecchio prete che si fronteggiavano, si parlavano e si capivano a meraviglia nel dialogo sacramentale della penitenza. In una società che non permette al fanciullo di aprirsi con serenità alla vita e tende a emarginare il vecchio come un peso ingombrante, dobbiamo sentire la assoluta priorità della esperienza ecclesiale come esperienza aperta, che esalta la globalità del popolo di Dio, nel quale tutti devono sentirsi attori e necessari, dal fanciullo al vecchio che è portatore di valori troppo importanti con la sua stessa presenza. Per questo dobbiamo ancora una volta ringraziare il Signore perché proprio in questa settimana arriva in mezzo a noi don Raffaele Dagnino con la stessa disponibilità e freschezza giovanile di don Giuseppe.
Don Dagnino ha un temperamento certamente diverso da don Giuseppe Alfieri ed è più giovane, ma non ha più vent'anni e dopo tanti anni di esperienza sacerdotale come parroco di S. Giuseppe, chiede solo di poter lavorare al servizio di tutta la nostra Comunità interparrocchiale.

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)

P.S.: don Dagnino è venuto fra noi, ma è rimasto nella nostra Comunità interparrocchiale di Ognissanti solo due mesi e mezzo: è morto improvvisamente il 14 novembre 1977.

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