Profili di preti: don Gianni Pizzaferri

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON GIANNI PIZZAFERRI
24 novembre 1937 - 24 dicembre 1975

DonGianniPizzaferri

Don Gianni Pizzaferri: una perla preziosa del nostro Presbiterio! Per la chiesa di Parma è stato un frutto eccellente dell'immediato post-Concilio. È venuto a mancare troppo presto, questo presbitero dallo spirito profetico, tanto saggio, tanto umile e zelante, stroncato improvvisamente per strada alla vigilia di Natale del 1975, mentre portava la Comunione ai malati della parrocchia cittadina di S. Leonardo.
Ha lasciato un segno difficile da dimenticare. Prova ne sia questa testimonianza, tutta da gustare, dei Coniugi Anna e Marco Bertè, essi pure protagonisti in Diocesi in quegli anni "ruggenti", carichi di tensioni dialettiche, ma anche di tante promesse, per fortuna non tutte andate a vuoto.

- nato a Malandriano il 24 novembre 1937
- entra in Seminario nel 1954
- è ordinato sacerdote il 22 settembre 1963
- insegna Sacra Scrittura dal 1967 al 1973 nel Seminario maggiore
- insegna Sacra Scrittura dal 1968 nell'Istituto teologico saveriano               
- collaboratore parrocchiale di S.Leonardo dal 1973
- muore improvvisamente il 24 dicembre 1975, a trentotto anni, per strada, stroncato da una crisi cardiaca.

Don Gianni Pizzaferri nel ricordo di Anna e Marco Bertè
Nato a Malandriano il 24 novembre 1937, dopo aver iniziato gli studi al Liceo Classico Romagnosi don Gianni entra in Seminario nel 1954, ove porta a compimento il curriculum formativo con la maturità classica e il quadriennio teologico. È ordinato sacerdote il 22 settembre 1963, pochi giorni prima dell'apertura della seconda sessione del Concilio Vaticano II. Trasferitosi a Roma per completare gli studi, pone al centro dei suoi interessi e delle sue fatiche la Bibbia con una dedizione assoluta, poi mai più dismessa, e si immerge nell'atmosfera conciliare, traendo motivi di riflessione e d'impegno dai dibattiti in corso fuori e dentro l'aula conciliare. Licenziato in Teologia presso il Pontificio Ateneo "Angelicum" ed in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico (sotto la guida dell'allora Prof. Carlo Maria Martini), insegna Sacra Scrittura dal 1967 al 1973 nel Seminario Maggiore e dal 1968 nell'Istituto Teologico Saveriano. Nel contempo - biblista e soprattutto abitato e mosso dalla Parola - si fa compagno di strada ed animatore di diversi gruppi: biblici, scoutistici, familiari, universitari. Collaboratore parrocchiale di S.Leonardo dal 1973, intensifica ed allarga la sua attività pastorale senza risparmiarsi, incurante delle fragili condizioni di salute e costringendosi a studiare di notte. Fra l'altro, entra a far parte, collaborando attivamente, delle redazioni della rivista "Spiritualità missionaria" dei Saveriani e di "Vita nuova". Muore improvvisamente il 24 dicembre 1975, a trentotto anni, per strada, stroncato da una crisi cardiaca ed assistito da un amico di passaggio.

Che cosa ha rappresentato don Gianni per quelli che lo hanno incontrato? Chi lo ha conosciuto e ha fatto un pezzo di strada insieme a lui, chi è stato stimolato, orientato e provocato dalla sua disarmata, virile mitezza, a distanza di trentacinque anni ne ha ancora un ricordo fresco e vivace. Quanti lo hanno avuto vicino in quegli anni tesi, vibranti, intensi che vanno dal '67 al '75 e hanno condiviso con lui passioni e speranze, con lui hanno imparato a pensare in modo nuovo alla Chiesa e ad accostare la Bibbia in modo nuovo. Don Gianni ha seminato a piene mani. Il seme dell'amicizia, della gratuità, del dono che lui è stato vive ancora nella memoria.

Non sappiamo molto della sua permanenza di formazione a Roma. Ma dagli appunti e dai documenti trovati nei suoi libri e tra le sue carte, dalle minute della sua corrispondenza, tra cui quella col Vescovo, Mons. Pasini, dalle tracce dei contatti avuti coi docenti e con altri esponenti della ricerca biblica allora più avanzata, emerge con chiarezza la figura di un giovane prete che a Roma stava studiando con passione, che respirava il clima del Concilio, che incontrava ed ascoltava grandi maestri, che si interrogava sulla vita della Chiesa e sul suo futuro. Non a caso l'argomento della dissertazione di laurea, cui lavorava sotto la guida di Carlo Maria Martini, verteva sui sommari degli Atti, un tema coltivato lungo tutta la sua breve vita.

Dieci anni fa, in occasione del venticinquesimo della sua morte, abbiamo promosso con alcuni amici una serie di incontri per farne memoria e rinnovarne la presenza. Tutto - i suoi scritti, raccolti in un fascicolo ("Ricordando don Gianni"), le testimonianze, le conversazioni, le riflessioni - proprio tutto ruotava, appunto, sui sommari degli Atti degli apostoli. Sono i luoghi biblici da lui più amati. Quante volte si è soffermato su quei brevi cenni di Luca! E quando qualcuno diceva: "Don Gianni, ma se è così, se così deve essere, allora la Chiesa di oggi non è …", lui taceva, abbassava lo sguardo e faceva un cenno del capo quasi impercettibile, come per assentire dolorosamente. Un giudizio appena accennato, in silenzio, quasi a sottolineare il primato dell'ascolto.

Tornato da Roma, subito ce lo siamo trovato sul cammino ed abbiamo visto in lui un prete, un cristiano dei tempi nuovi. Era tornato ricco di una esperienza unica e di quella preparazione teologica e biblica aperta e disincantata di cui si sentiva tanto bisogno in quella stagione postconciliare così carica di speranze, di sogni, di utopie. In tanti a Parma gli hanno chiesto aiuto e lui lo ha dato sempre a tutti nei modi più adatti a ciascuno.

Chi era don Gianni? Senza dubbio un povero di YHWH. Nessuno è più povero, nessuno è più ricco di un povero di YHWH. La parola era la sua ricchezza ed egli aveva la forza disarmante di lasciarsi spogliare dalla Parola di Dio e così lui spariva e la Parola cresceva. Don Gianni è stato un uomo della Parola. Aveva avuto grandi maestri a Roma, ma quando ci si metteva con lui in ascolto della Parola, non si sentiva venire incontro un uomo di studio che sapeva di greco e di ebraico, di teologia e di correnti teologiche: si sentiva venire incontro la Parola con le sue provocazioni.

Don Gianni era più di tutto, nelle profondità misteriose del cuore, un uomo di preghiera. La Parola in lui era prima di tutto Parola ascoltata e pregata. Ben raramente ci parlava della preghiera, ma quante volte abbiamo pregato con lui e con lui abbiamo celebrato l'Eucarestia in piccoli gruppi nelle nostre case! Di quei momenti è viva la memoria della fatica, non della dolcezza della preghiera. Lunghi silenzi intervallavano quei momenti, lunghi silenzi imbarazzanti per noi che eravamo abituati, e forse lo siamo ancora, a parlare e ad ascoltare parole. Ma non erano imbarazzanti per lui, per cui il silenzio era una dimensione naturale. Don Gianni sapeva mettersi in ascolto perché faceva silenzio. I suoi silenzi erano un segno che raramente si riusciva a decifrare, ma che non si è mai cancellato. Da questo punto di vista era un prete scomodo.

L'ascolto della Parola, nutrito di silenzio, di preghiera e di studio, era per don Gianni un criterio di lettura della realtà, ecclesiale prima di tutto, ma anche politica e sociale. Un suo intervento, pronunciato in una situazione conflittuale particolarmente tesa - "fate quello che dovete fare, ma fatelo con rincrescimento" - esprime più di ogni altra cosa quale era il suo atteggiamento. Con discrezione, con franchezza, stava dentro le realtà difficili e complesse del momento. Si faceva compagno anche dei più inquieti, ascoltava e parlava anche in mezzo a voci discordanti, senza venir meno alla sua libertà. Ed era comunque un uomo di pace, ad un tempo mite e coraggioso.

Come darne un'immagine conclusiva semplice ed eloquente? Ci vengono in aiuto, qui, le parole di un altro amico, un grande amico dei tempi della speranza, don Celso Pelosi, anche lui prematuramente scomparso, il quale, all'indomani della morte di don Gianni, così scrisse di lui su "Vita Nuova": Mi è difficile trovare un paragone con cui descriverlo, don Gianni…Mi servo di quello che mi viene spontaneo e di cui, penso, che Lui stesso sorriderebbe. Il suo ritratto era la sua macchina. Era una cinquecento, vecchio modello; l'aveva acquistata di seconda mano senza farla passare da un meccanico o da un carrozziere. Era sua, ma la usavano tutti; aveva sempre qualcosa che non funzionava, ma andava sempre. Era anche lui come la sua macchina. Non era robusto, ma andava sempre; le sue giornate gliele riempivano gli altri con le loro richieste… e Lui … per servirli … si preparava e studiava durante la notte. Portava in un vaso fragile una fede grande.

Solo quando ci ha lasciato repentinamente e ci siamo trovati privi di un amico così speciale, solo allora abbiamo saputo che don Gianni, vero povero di YHWH, che dava a ciascuno tutto ciò che aveva e che era, non rinunciava però mai a studiare e a pregare e passava ore nella notte, in piedi, per non cadere addormentato, davanti ad un alto leggio, su cui era spalancato il Libro.
Anna e Marco Berté

(tratto da “VESCOVIPRETISUOREAMICI”  di  don Domenico Magri  II edizione - 2014)


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