Diocesi di Parma

Profili di preti: mons. Raffaello Volpini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. RAFFAELLO VOLPINI
29 gennaio 1928 –  16 gennaio 2014

MonsRaffaelloVolpini

Un presbitero ricco di fede e di cultura, dispensate a Parma e a Roma.
Era nato a Firenze, si è formato a Parma dove in Seminario ha espresso la sua cultura innovando in teologia, ancora prima del Concilio, il metodo di insegnamento. Una volta arrivato a Roma, ha dimostrato quanto valeva!

- nato a Firenze il 29 gennaio 1928
- ordinazione sacerdotale nella chiesa di Medesano il 6 agosto 1950
- vice rettore del Seminario Maggiore dal 1950 al 1963
- insegnante nel Seminario Maggiore di Liturgia e Storia dal 1951 al 1963
- scrittore dell’Archivio Segreto Vaticano dal 1963 al 1980
- canonico onorario della basilica Cattedrale di Parma nel 1980
- ordinario di paleografia e diplomatica nella facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università 3 di Roma e nella Libera Università di Maria Assunta di Roma.
- membro della Commission Internationale Diplomatique del Pontificio Comitato di Scienze Storiche
- membro del comitato scientifico di “Studi Gregoriani”
- membro del consiglio direttivo della “Rivista di Storia della Chiesa in Italia”
- deceduto a Roma il 16 gennaio 2014

È stato un prete eccezionale. Quando è partito per Roma nel lontano 1963 ci sono rimasto male, non solo perché gli ero affezionato e ne ero un entusiasta ammiratore, ma perché ho pensato a quanto perdeva la chiesa di Parma.
Don Raffaello Volpini aveva ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel 1950 ed è stato subito incaricato in Seminario come vice rettore e come insegnante.

Sono ancora stupito, assieme ai miei confratelli coetanei, per l’audacia, la vastità e la profondità culturale che lui ha messo in opera con una metodologia e una visione della liturgia e della storia che negli anni ‘50, quindi dieci anni prima del Concilio, ne anticipava lo spirito e le novità.
Don Raffaello non era frutto della nostra terra parmense come noi, che a quel tempo riempivamo il Seminario maggiore: 60-70 seminaristi fra Liceo e Teologia!

Era nato a Firenze: un toscano puro sangue e con il caratteristico accento toscano cui è rimasto sempre fedele. E anche il temperamento era toscano, addirittura fiorentino!
Quando ha deciso di entrare in Seminario la sua famiglia abitava a Medesano, perché il papà era il Capo Stazione del luogo.

Per la sua sensibilità di fede ha saputo farsi voler bene anche come vice rettore del Seminario Maggiore, con mons. Barili come Rettore. Chi di noi non ricorda, ad es. la sua quotidiana e simpatica presenza ai nostri pasti serali nel grande refettorio del Seminario, dove magari non si mangiava sempre secondo il nostro appetito e i nostri gusti, ma si rideva assai? Lo chiamavamo “signor VICE”: bei tempi!

È spiegabile che un personaggio come don Raffaello abbia preso il volo per Roma, dove ha trovato il modo di esprimere al massimo le sue doti, partendo dall’impegno delicato e professionalmente importantissimo dell’Archivio Segreto Vaticano.
Poi, facendosi conoscere sempre di più, ha avuto altri incarichi prestigiosi, come risulta dall’elenco che ne ho fatto all’inizio di questo profilo. Non si possono contare inoltre le sue numerose pubblicazioni che hanno arricchito le materie a lui care e che insegnava all’Università.

Possiamo essere orgogliosi di mons. Raffaello Volpini, canonico onorario della nostra Cattedrale: ha tenuto alto il nome della chiesa di Parma. Tutto è partito dal nostro Seminario che negli anni ‘50 e ’60 ha “sfornato” altri sacerdoti di alto valore culturale e pastorale. Bastano due nomi: i compianti don Gianni Pizzaferri e don Celso Pelosi, venuti purtroppo a mancare ancora giovani.
Mons. Volpini non ha mai interrotto il rapporto con Parma attraverso i contatti con alcuni sacerdoti, con i quali c’erano regolari telefonate e anche ricevendoli a Roma. Quando arrivava un amico da Parma per lui era sempre una festa, che aveva il suo compimento a mensa.

Poi gli anni sono passati anche per lui, portandosi dietro tutti i relativi acciacchi: da un po’ di tempo era costretto a rimanere chiuso in casa. Possiamo ben immaginare il senso di solitudine di cui può avere sofferto soprattutto in una città come Roma, dove è facile sentirsi dimenticati e tante relazioni possono svanire quando non si è più efficienti a causa dell’età.

Penso sia giusto chiederci (e me lo chiedo io per primo) se, soprattutto ultimamente negli anni del suo malinconico tramonto, noi di Parma gli abbiamo fatto sentire il nostro calore pieno di riconoscenza per quello che ha fatto per la Diocesi, e se alla sua morte abbiamo reagito con la doverosa partecipazione.
Altrimenti mi viene il timore che si applichi anche a mons. Volpini una affermazione che ho letto giorni fa e che mi è rimasta impressa: “Prima che per vecchiaia si può morire per oblio e solitudine”.

Addio, caro e indimenticabile “signor Vice” dei nostri giorni più belli e pieni di sogni! Sei rimasto lontano per tanti anni dai nostri occhi, ma non dal nostro cuore. La fede, la testimonianza e la cultura che ci hai trasmesso nella nostra gioventù, forse ha fruttato qualcosa di buono, se noi tuoi discepoli ne abbiamo saputo fare tesoro.
Che il Signore ti ricompensi, mentre a noi non resta che dirti grazie con tutto il cuore.

( tratto da “PRETI E NON SOLO” di  don Domenico Magri Grafica Langhiranese Editrice - 2010)


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