Diocesi di Parma

Profili di preti: mons. Giuseppe Corchia

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. GIUSEPPE CORCHIA
2 aprile 1882 - 15 marzo 1965

MonsGiuseppeCorchiaĖ stato un grande parroco, unanimemente riconosciuto come il salvatore di Langhirano da una minacciata strage dei tedeschi durante la guerra. La Chiesa di Parma in quelle ore drammatiche aveva bisogno di preti forti, audaci e coraggiosi: e il Signore non ce li ha fatti mancare!

- nato a Casaselvatica di Berceto il 2 aprile 1882
- ordinato sacerdote il 26 giugno 1906
- cappellano legatario di Langhirano dal 1906 al 1915
- parroco di "Mattaleto con Langhirano" dal 1915 al 1944
- canonico onorario della Basilica Cattedrale nel 1941
- parroco di S. Sepolcro dal 1944 al 1960
- cappellano nel santuario di Montallegro dal 1960 al 1965
- deceduto a Rapallo il 15 marzo 1965

Mons. Giuseppe Corchia, nativo di Berceto, è ricordato come l'ultimo parroco di "Mattaleto con Langhirano", una realtà pastorale consolidata da secoli, che però appariva sempre più anacronistica: Langhirano era capoluogo di Comune da secoli, era molto più popoloso di Mattaleto e dopo la seconda guerra mondiale era destinato a diventare un polo socio-economico di grande rilevanza nazionale, e non solo.
Don Corchia era contrario alla separazione di Langhirano da Mattaleto. Come i suoi antecessori viveva nella vetusta e suggestiva secentesca Canonica di Mattaleto, sede parrocchiale, scendendo ogni giorno a Langhirano, che lui non ha mai trascurato. Forse aveva intuito, al di là delle motivazioni affettive (anche i preti hanno un cuore!) che ormai la separazione era una operazione tardiva e gli eventi l'avrebbero presto dimostrata inutile. Oggi la sede parrocchiale è Langhirano, ma Mattaleto è diventato una realtà urbanistica senza soluzione di continuità abitativa con Langhirano e così si è formata un'unica e inevitabile realtà pastorale.

Nella mia vita di parroco a Langhirano posso dire che quasi non passava giorno senza che saltasse fuori il nome di don Corchia: per Langhirano è ancora un mito, a motivo della sua personalità e per quello che ha saputo fare.
Appena ordinato sacerdote nel 1906 è arrivato a "Mattaleto con Langhirano" e si stabilisce nella vecchia Canonica di Langhirano con l'incarico specifico di interessarsi soprattutto del capoluogo. Nel 1915 è succeduto come parroco a don Carlo Cavalli, morto in circostanze misteriose e si è stabilito a Mattaleto.
Ma già da cappellano don Corchia aveva riempito Langhirano con le sue iniziative, che erano frutto del suo zelo pastorale e della sua intelligenza. In meno che non si dica, nel 1911, in pochi mesi, aveva costruito dietro la Chiesa di Langhirano un salone come ritrovo e laboratorio di varie iniziative pastorali, culturali e musicali. Una avventura per quei tempi veramente avveniristica! Si chiamava "Ricreatorio festivo". Oggi quella modesta ma audace costruzione è diventata tutta un'altra cosa: al suo posto c'è il Cinema Teatro Aurora, che può fregiarsi delle radici gloriose del Ricreatorio, costruito dal giovanissimo prete don Corchia.
Il Ricreatorio festivo, fatto sorgere dal nulla da don Corchia, in un certo senso merita di passare alla storia, perchè lì c'è stato il debutto di una ragazzina che poi sarebbe diventata famosa nel mondo: la langhiranese Renata Tebaldi, grande soprano e "voce d'angelo". In questo debutto la Renata (così confidenzialmente è sempre stata chiamata a Langhirano) ha fatto la sua parte nell'operetta "Il talismano di Pin", del maestro parmigiano Torricelli.

Don Corchia a Langhirano ha vissuto momenti drammatici e ha dovuto superare difficoltà pastorali non piccole.
C'era infatti un clima difficile sul piano sociale: nel 1911, alla stazione del tram c'è stata la uccisione, da parte dei Carabinieri, di quattro persone del paese che protestavano per la guerra di Libia.
Verso la parrocchia c'era freddezza e distacco, condito da miscredenza, alimentata forse dal fenomeno dei langhiranesi al seguito di Garibaldi (Faustino Tanara e i fratelli Toschi), dal mazzinianesimo e infine anche dal socialismo di primo conio. Non era diventata una moda, ma un certo numero di ragazzi cresceva senza battesimo e don Corchia è riuscito a sanare le situazioni di questo tipo e ad attirare tanti ragazzi e giovani con le più svariate iniziative: cura appassionata della istruzione religiosa e delle feste, gite, filodrammatica, giochi attrezzati in cortile, musica e canto (era un bravo musicista autodidatta). Era veramente infaticabile e creativo.

Durante la prima guerra mondiale è stato chiamato a fare servizio militare nel reparto sanità e ha dovuto abbandonare "Mattaleto con Langhirano", sostituito per quel breve periodo dal giovane prete don Giuseppe Orsi, che poi sarebbe diventato il notissimo parroco di S. Vitale in città.
Tornato dalla guerra, ha ricominciato a lavorare sodo: oltre alle tante attività già ricordate, bisogna aggiungere la diffusione della devozione a S. Giovanni Bosco per i giovani e la sua devozione a Maria Ausiliatrice, alla quale era dedicata ogni anno una grande processione.
E venne, purtroppo, anche il momento della seconda guerra mondiale, che lo ha visto protagonista, con grave rischio personale, della salvezza di Langhirano: grazie a una strategia concordata con don Giorgio Battilocchi, è riuscito a convincere il comandante tedesco a non fare rappresaglie in paese (tutto poteva succedere!) a causa della uccisione di un soldato tedesco.

Bisogna dire con franchezza che mons. Corchia non ha mai accettato dentro di sè la separazione pastorale fra Mattaleto e Langhirano e di conseguanza ha sofferto immensamente per il suo distacco da un ambiente, dove aveva vissuto il suo sacerdozio fin dal lontano 1906, quando era appena diventato prete. Ha obbedito al Vescovo Mons. Colli ed è diventato parroco di S. Sepocro in Città. Forse ormai era stanco di portare avanti gli impegni pastorali come quando era a Langhirano: a S. Sepolcro non ha vissuto un periodo felice.
C'è però un particolare di cronaca che proprio a S. Sepolcro gli ha permesso di rivivere un po' il clima di Langhirano: bastava attraversare la strada di Via della Repubblica e si trovava davanti al grande palazzo antico, sede allora del Partito Comunista. Domanda: ma questo che c'entra con un prete? Certo che c'entra, perchè questa contiguità gli permetteva di incontrarsi spesso con Giacomo Ferrari, che tutti ricordiamo come grande personaggio del Partito Comunista, ma che era suo sincero amico perchè era un langhiranese del sasso. Nel 1922 solo don Corchia aveva avuto il coraggio di nascondere Ferrari in un podere del beneficio parrocchiale, quando era ricercato dalla polizia, perchè aveva partecipato alla lotta delle barricate a Parma. In questo modo Giacomo Ferrari non gli poteva neppure impedire di impartire la benedizione pasquale alla sede del Partito Comunista. Incredibile per quei tempi!

A un certo punto, nel 1960, forse per una scelta che può configurarsi quasi come esilio volontario, ottiene dal Vescovo di trasferirsi come cappellano e confessore al Santuario della Madonna di Montallegro, con le sue due fedelissime sorelle Luisa e Maria.
A Montallegro mons. Corchia ha lasciato un ottimo ricordo di fede, di saggezza pastorale e di discernimento delle coscienze, soprattutto nelle lunghe ore di confessionale. Nel 1965 è deceduto nell'Ospedale di Rapallo e sepolto il quel cimitero.
Ma non poteva finire così! Quasi a "furore di popolo" dopo qualche anno c'è stata la traslazione della sua salma da Rapallo a Langhirano, con un funerale solenne, pieno di commozione e di riconoscenza verso questo grande parroco. E immaginate un po' chi era puntualmente presente al funerale? Il senatore ing. Giacomo Ferrari!

(da ”I miei preti....I nostri preti....” di  don Domenico Magri  2008)


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