Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, da don Stefano Rosati.o, eccezionalmente, tratti da Vita Nuova, come in questo caso.
DON GIACOMO BOCCHI
(21 maggio 1931 - 16 marzo 2020)
già parroco di Palanzano
Il desiderio: «Lasciare quello che il Signore mi ha insegnato»
Ci piace ricordare don Giacomo Bocchi, morto lo scorso lunedì all’Ospedale, all’età di 88 anni, 66 anni di ministero, prevosto di Coltaro e amministratore parrocchiale di Torricella, di San Nazzaro e di Pizzo, con un pensiero tratto dall’intervista che rilasciò al settimanale in occasione del 60° di ordinazione (cfr Vita Nuova 20 giugno 2014):
«Dei giorni di ordinazione ricordo la gioia e l’entusiasmo. Ma è stata solo la partenza del viaggio; la maturazione è venuta con gli anni e ciò che più importa è ciò che vivo oggi, dopo una lunga formazione sul campo maturata lungo gli anni, nella partecipazione alla scuola di Dio nella guida delle anime. Per questo, voltandomi indietro sento di dover chiedere perdono ai primi fedeli per non essermi comportato come farei oggi. Subito credevo che il massimo fosse il rispetto delle norme, poi ho capito che la norma suprema è il bene dei singoli fedeli». Un viaggio, quello di don Bocchi, che ha raggiunto i nostri monti (da Vigoleno, a Ravarano, a Pellegrino, a Varano Melegari), per poi approdare nel 1990 a Coltaro ed estendersi, negli anni successivi, ai paesi vicini. Sempre motivato dal desiderio (sono ancora le parole tratte dall’intervista) di «poter lasciare ad altri quello che il Signore mi ha insegnato».
Parte integrante e punto di riferimento anche per la comunità civile, come ha avuto modo di sottolineare anche il sindaco Nicola Bernardi; non a caso ricevette anche il premio “Grazia Cavanna” nel 2016 per il suo impegno.
Così lo ricorda don Aldino Arcari, parroco di Sorbolo, delinenandone alcuni tratti peculiari:
«Aveva una personalità eclettica, poliedrica, quasi vulcanica: meccanico, elettricista, idraulico. Era cavaliere del lavoro in quanto avere un brevetto per i camini (!) e poi biblista, liturgista (come dimenticare i suoi caldi consigli di come sistemare il presbiterio della Chiesa di Sorbolo?).
Aveva un carattere forte, sanguigno, appassionato – come del resto tanti della Bassa – ma anche molto buono, umano, sempre disponibile, e a disposizione delle persone. Ha seminato il bene a piene mani.
Ogni domenica, anche se ultimamente con fatica, celebrava cinque Messe, l’ultima a sera, a Castell’Aicardi, perché era molto amico del vecchio parroco don Giulio e si sentiva quasi obbligato a venire (cosa che è durata per 10 anni). Ricordava con piacere e con un pizzico di vanto che dov’era andato come parroco aveva sistemato e restaurato – anche con le sue mani – le chiese, gli arredi e le supellettili.
Da diversi anni era nata in lui una “passione” per gli studi della Bibbia: come non ricordare i suoi brevi, ma densi, piccoli trattati sulla creazione, sulla Risurrezione, sul matrimonio, per citarne alcuni. E che discussioni anche con noi confratelli presbiteri sulle varie e possibili interpretazioni di singoli versetti.
Spesso non aveva paura anche di “criticare” le traduzioni della Bibbia della Cei. Non si arrendeva facilmente e la volta dopo tornava con una interpretazione nuova. In una non più giovane età, sapeva usare discretamente il computer.
Era contento di essere prete ed era solito dire: “Cosa vuole dirci il Signore con questa crisi di vocazioni? Forse che manchiamo di entusiasmo e di testimonianza”».
Ilaria Spotti per Vita Nuova del 22 marzo 2020
(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)