• +39 0521 380500
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Mappa con orari Messe

Profili di preti: don Andrea Avanzini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, da don Stefano Rosati.o, eccezionalmente, tratti da Vita Nuova, come in questo caso.

DON ANDREA AVANZINI
(3 ottobre 1965 - 7 marzo 2020)
Priore di Bannone, mansionario della Cattedrale, amministratore parrocchiale di Castione Baratti ed assistente ecclesiastico del M.A.C.


DonAndreaAvanziniDon Avanzini, cuore di bambino

Nel primo pomeriggio di sabato 7 marzo, per un infarto è morto don Andrea Avanzini. Un colpo gravissimo. Anche le limitazioni dettate dal contrasto al contagio da Coronavirus, impedendo la prossimità dovuta in queste circostanze, rendono l’esperienza del distacco ancora più grave.
Don Andrea aveva un cuore di bambino in un corpo di cinquantenne. E come i bambini poteva pensare, perfino con cocciutaggine, che le cose del mondo potevano, dovevano migliorare. Per lui non c’erano sfumature: o c’è il bianco, o c’è il nero. Le parole servono se concrete, i concetti sono veri se avvalorati dai fatti, le persone credibili se affidabili. L’altalena caratteriale che gli era propria, nasceva dalla deludente constatazione che potessero esistere parole retoriche, concetti ridondanti, persone contradditorie. E questo per lui era destabilizzante.

Insistendo come solo sanno fare i bambini, e col permesso dei suoi ottimi genitori (oggi sicuramente i più prostrati da un dolore così innaturale: vedere morire l’unico figlio davanti ai propri occhi!) è entrato in Seminario – allora “Seminario Minore”, in viale Solferino 25 – alle medie inferiori. Quattro anni di distanza tra me e lui. Nell’insieme, il nostro Seminario, era un bel gruppetto di amici. Le solite storie di adolescenti, i trucchetti da vita collegiale, con scherzi e battute. Le partitelle senza pretese, con lui in porta. Gli orari e la condivisione dei servizi, le chiacchiere amene e le cose più serie che aprivano ad affinità. Adolescenti anche nei loro sogni, nelle loro idealità, nelle loro speranze. Le ricordava volentieri anche don Andrea, quelle speranze: i begli esempi dei nostri superiori, il lavoro alacre dei nostri insegnanti, unitamente alla nostra crescita umana. Anni di elaborazione del carattere che solo i lunghi e stringenti periodi di condivisione comunitaria possono dare.

Venne anche per lui il tempo dell’Ordinazione: amava moltissimo il suo essere prete. In Seminario prima, come animatore; a Noceto poi; a Bannone e nel traversetolese. Servì come Consorziale nella chiesa di Santa Lucia. Prestò servizio all’ufficio di don Giulio Ranieri (vicario generale) e del vescovo Bonicelli.
Amava conoscere. Andare in fondo alle cose. Possedere i dati esatti delle questioni. Dotato di una memoria formidabile, era capace di tenere il segreto. Sapeva difendere gli amici dalle cattiverie e dai pettegolezzi. Anche qui: aveva mantenuto la lealtà dei bambini che non sono capaci di dire le bugie perché diventano subito rossi. Piuttosto che dire bugie, don Andrea tergiversava o, magari, si arrabbiava. E pregava.

Dal nostro Seminario abbiamo imparato la meditazione quotidiana, il senso della liturgia come educazione della vita secondo lo Spirito, il gusto per il pensiero davanti a Dio. Nei momenti più faticosi, alla fine, si rimetteva a Dio. Non si è mai vergognato del Vangelo; non ha mai nascosto il suo essere prete; da lui ho sentito riflessioni di fede cristallina. Non ha esitato a soffrire per la giustizia. Con intenso entusiasmo abbracciava le gioie semplici: la festa con i bambini, la campagna e la benedizione degli animali, le celebrazioni sacramentali della sua gente e dei suoi amici; gli ricordavano il suo essere bambino, vicino al suo indimenticato parroco, don Brenno Tagliavini. Diceva: "la modalità è sempre la stessa, radunare le persone, conoscerle una per una, coltivare l’amicizia". Andare, avvicinarsi. Con durezza, quasi collerica, allontanava da sé le ipocrisie. Anche qui: senza mezzi termini ma con passione vera, sincera.
Andrea è un amico del Regno dei cieli. Fa parte dei “piccoli” cui il Padre insegna il pensiero nascosto del Regno: quel mondo divergente dal nostro mondo disincantato, così ben organizzato da saltare in aria per una cosa piccola così, come un virus.

Siamo in tanti a dover chiedere perdono a don Andrea: non sempre abbiamo apprezzato la sua potenziale capacità di cogliere la realtà delle cose e di dirla. Lui, proprio grazie alla sua intuitiva intelligenza, coglieva la realtà; la esprimeva con definizioni geniali. Le ricorderò come qualcosa di proverbiale: mi serviranno anche in futuro per mantenere nel cuore l’incanto dei bambini che giocano con le maschere ma lo sanno benissimo che sono maschere e non corrispondono alla realtà. Sì, don Andrea, te lo dobbiamo: vogliamo credere anche noi che il mondo cambierà in meglio e vogliamo impegnarci a dargli una spinta, indignandoci almeno un poco, quando l’errore si maschera di vellutata ipocrisia. Visto che sei voluto andare avanti, caro Don Andrea, tienimi un posto. Io però, questa volta, non presiedo: concelebro, anzi, come dicevi tu, «ti assisto».

don Mauro Pongolini per Vita Nuova del 15 marzo 2020

La Rete ricorda “Baloo”, prete sanguigno, scout e navigatore

La scomparsa di don Andrea Avanzini, a soli 54 anni, non poteva non scuotere quanti hanno vissuto accanto a lui i migliori anni della giovinezza. Tra loro, i ragazzi e i capi di tre gruppi scout Agesci: don “Baloo” – dal nome dell’orso saggio nella Giungla di Kipling – ha seguito il Parma 9 (1993–94), Noceto 1 1995–2000) e Val d’Enza 1 (a Montechiarugolo, fino al 2018), mentre era vicario (a Noceto dal 1992, al fianco di don Corrado Mazza), parroco (a Bannone dal 2000, e a Castione Baratti dal 2006), mansionario, assistente del Movimento apostolico ciechi.
Dalla Rete piovono i pensieri di chi con lui ha giocato il Grande Gioco.
Matteo Vallara (ex Parma 9) lo rivede, fresco d’ordinazione, al campo estivo: «Ti è piaciuto, eccome. Avevi sempre un volto stupito». Fuori dalla tenda, a voce alta telefonava: «“Sì, mamma, tutto bene. Stanotte ho avuto caldo, ho aperto e ho messo la testa fuori. Si vedeva un cielo stellato molto bello. Mi sono addormentato così”... Buona caccia, fratellone».
Pietro Maghenzani (PR9) ha fotografato l’amico che benedice un gregge. Cita Pietro con Gesù: “Signore, tu sai che ti voglio bene”, “Pasci le mie pecore”.
«La passione per il mare ti accompagni ovunque. Hai comprato la tua canoa. Ora guidala senza fermarti mai». Sdrammatizza Alessandro Zarba (da Noceto al PR9) rievocando il “don” sanguigno e goliardico, in route in Sardegna: «noi accampati sotto al portico di un asilo; arrivano due brutti ceffi che chiedono ospitalità al grido “Gesù accoglieva tutti!”. E lui, in dialetto: “L’è miga véra! Viva Budda!”».
«Buon vento» da Francesco Fenga (Val d’Enza): «Ti abbiamo passato la passione per la nautica». La route in Croazia in barca a vela; «la Messa ogni mattina a bordo di Miracle, coi ragazzi confluiti dalle altre barche». I 110 km a piedi verso Santiago; «eravamo 75, e tu, dopo una giornata di cammino, ci hai confessato quasi tutti».
Giuliana Ruffolo (ex Noceto 1) rivive il finale del Libro della Giungla, nelle parole del lupo Fratel Bigio: «Le stelle si fanno più rare... Dove faremo la nostra tana oggi? Perché d’ora in poi seguiremo nuove tracce».


Erick Ceresini per Vita Nuova del 15 marzo 2020

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)