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Profili di preti: don Elio Piazza

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

III Domenica di Quaresima
«Chi berrà dell’acqua che io gli darò», dice il Signore, «avrà in sé una sorgente che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14).

Nel primo pomeriggio della Domenica della Samaritana, il Signore ha chiamato a bere alle sorgenti della Vita il suo servo


DON ELIO PIAZZA
(29 gennaio 1932 - 12 marzo 2023)
già Arciprete di Scurano, Ceretolo, Lodrignano e Mediano
 

Don Elio PiazzaD. Elio era nato il 29 gennaio 1932 a Castrignano (Langhirano) da Luigi e Riccò Maria. Dopo gli anni del Seminario, viene ordinato presbitero nella Basilica Cattedrale dall’arcivescovo Evasio Colli il 1° novembre 1958, insieme ad altri 7 confratelli (di cui 4 gli sopravvivono).

Presbitero novello, viene inviato come vicario a Traversetolo per essere iniziato alla vita pastorale, avendo come “maestro” mons. Mario Affolti (1958-61). La sua prima esperienza come parroco è in quel di Fugazzolo, dove rimane quasi 20 anni (1961-1980). Il doppio, 40 anni esatti, sono quelli che trascorre a Scurano come arciprete della Pieve dei Santi Ippolito e Cassiano (1980-2020), aggiungendo via via le vicine parrocchie di San Prospero in Ceretolo (1984), San Lorenzo in Lodrignano (1994) e San Michele Arcangelo in Mediano (1994). È nell’autunno 2020 che accetta il trasferimento a Villa S. Ilario, dove viene amorevolmente assistito, essendo, come già negli ultimi anni in parrocchia, anche qui seguito da d. Giandomenico Ferraglia, cui va la riconoscenza dei familiari: la sorella Bruna ed i nipoti, oltre che di tutto il presbiterio.

Per ricordarlo mi piace recuperare due “istantanee” che ben illustrano la sua persona ed il suo “stile” inconfondibili.

Il primo è un mio ricordo personale, che si colloca agli inizi degli anni novanta del secolo scorso.
Quando d. Elio periodicamente scendeva in città, non mancava mai di fermarsi a pranzo nell’allora Seminario minore, “ospite fisso” del vescovo Benito nella saletta dei superiori. Questi lo ascoltava volentieri, perché – diceva – «quando parlo con d. Elio mi sembra di tornare a sentire quelli di casa!». Allora, consumato il pasto all’orario stabilito, si attendeva il ritorno dalla Curia del vescovo Benito, che aveva il suo vassoio e il suo cibo speciale. Nell’attesa del vescovo, con d. Elio e d. Igino Marchi, ci si fermava anche noi altri uno o due commensali. Quando il vescovo Benito arrivava, tutti avevamo già finito di mangiare e mentre lui “piluccava” dalle sue “ciotoline”, d. Elio era del tutto libero di intrattenerlo. Ed era evidente che il vescovo godeva nel conversare con lui. Ascoltare quei dialoghi era quasi come assistere ad una rappresentazione teatrale, dove le parti erano assegnate: a d. Elio le provocazioni, spesso sferzanti, su tutto; a d. Gino la “spalla”, che con la sua intelligente “ironia” accompagnava le battute, dando così colore e rilievo ai dialoghi. Al vescovo Benito, il cui compiacimento era evidente, le sapienti conclusioni, ma anche affermazioni nette, sincere, cui non eravamo abituati in altri contesti. Il copione spaziava davvero su tutto: l’attualità, la politica, la chiesa, locale e non solo… Era davvero uno “spettacolo” per noi uno o due “spettatori” di quelle “scene” e a distanza di trent’anni non le abbiamo dimenticate.

La seconda istantanea è legata alla “sua” pieve. Tutti abbiamo conosciuto la sua “passione” e la sua dedizione per la pieve dei Santi Ippolito e Cassiano: chi meglio di lui – e spesso mettendoci del proprio e mai troppo curante dei permessi – è stato, come si dice, “conservatore pro tempore” dei beni ecclesiastici che gli sono stati affidati? Compreso… il prato: fino all’ultimo i suoi parrocchiani l’hanno visto sul trattorino e hanno sempre trovato “impeccabile” il prato davanti alla chiesa! Che faceva un tutt’uno con la passione per il decoro liturgico: ogni volta che lo si andava a trovare era “immancabile” la visita alla sagrestia ed ai suoi paramenti, conservati come nemmeno in un museo si sarebbe potuto fare meglio! Conservati, mostrati e spiegati, a tutti e in ogni occasione.
Ancora nel 2017 si può leggere questa recensione di un turista genovese apparsa su Tripadvisor, che dice tutto della “sua” pieve e di lui. Non posso che riportarla per intero:
«Fatevi aprire e illuminare questo splendore di Pieve: cercate e ascoltate don Elio. Una piacevole e spirituale visita ad una chiesa ristrutturata in molti anni e finalmente ora splendente: fatevi accendere le luci dal parroco, don Elio, e lasciatevi guidare dalla sua parlantina; ama tanto questa chiesa che l'ha resa nei colori e negli aggiustamenti architettonici veramente una perla. Già dall'esterno merita la foto, ma dentro è una poesia: vi consiglio di sedervi davanti alla cappella del Santissimo illuminata. Fate i complimenti al don, un genio. Fatevi illuminare le navate e i quadri laterali e vedrete che i colori sono quelli giusti, l'atmosfera è tutta da gustare, e magari eleverete meglio una preghiera. Non guasta anche in una visita turistica» (27 luglio 2017)

Conservatore pro tempore”, d. Elio, è un titolo che descrive perfettamente sia i dialoghi in Seminario minore che quelli nella tua chiesa e nelle parrocchie che hai servito. “Conservatore”, certo anche nelle idee e nelle pratiche pastorali. “Pro tempore” dove il tempo è stato quello di tutta una vita…

Stamattina, d. Elio, insieme a coloro che ti assistevano nella tua ultima agonia, per te ho pregato le bellissime “Raccomandazioni dei moribondi” (Rituale, n. 237). Le ripeto, nella certezza che, ora, per te si siano realizzate:

«Egli, divino Pastore,
ti riconosca tra le pecorelle del suo gregge,
ti assolva tutti i tuoi peccati
e ti riceva tra gli eletti nel suo regno.
Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo
e possa tu contemplarlo
per tutti i secoli in eterno». Amen!

don Stefano Maria

Parma, 12 marzo 2023

(Il pdf di questo profilo è scaricabile da qui)