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Profili di preti: don Sergio Nadotti

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON SERGIO NADOTTI
13 giugno 1932 - 26 gennaio 2015

DonSergioNadotti

Siamo nati a Calestano, cresciuti insieme a Calestano e in Seminario. Non ci siamo mai persi di vista nella vita sacerdotale. E sempre amici! Poteva sembrare a prima vista un tipo difficile con cui dialogare, ma la franchezza del rapporto era la chiave sicura per aprire le porte del suo cuore.
Pensando a don Nadotti, mi viene la tentazione di definirlo con quel motto che recita così:”Mi spezzo, ma non mi piego!” Questa frase (come la foto!) fa intravedere la sua personalità e forza d’animo, ma anche le conseguenti difficoltà che hanno segnato la sua esistenza.

- nato a Calestano il 13 giugno 1932
- ordinato presbitero il 19 giugno 1955
- parroco ad Antesica nel 1955
- rettore della Chiesa di S. Lucia nel 1962
- parroco di S. Tommaso dal 1965 fino alla morte.
- nel frattempo è stato assistente diocesano Uomini di A. C.; cappellano del Lavoro; presidente del Collegio dei Parroci Urbani; consulente Giuristi Cattolici; consulente C.T.G.; assistente          A.S.C.I.; assistente regionale U.U.A.C.
- deceduto il 25 gennaio 2015

Don Sergio è nato a Calestano il 13 giugno 1932. La stirpe di don Sergio era calestanese doc. Il papà Gianni e lo zio Riccardo gestivano ciascuno la trebbiatrice ed è facile immaginare la fatica di questa professione, adesso scomparsa con la invenzione della mietitrebbia. Bisognava trasportare e sistemare a regola d’arte la trebbiatrice con il motore e la imballatrice nelle aie sconnesse dei paesi della val Baganza.

Ma il piccolo Sergio aveva dell’altro nella testa e nel cuore. Come si addiceva ad ogni bambino di famiglia religiosa, ha incominciato a fare il chierichetto e a servire Messa imparando a memoria in latino le risposte da dare al parroco don Umberto Miani (Introibo ad altare Dei – Ad Deum qui laetificat iuventutem meam). E così, all’età di 11 anni, è entrato in Seminario.
C’era la guerra. Anche lui ne ha attraversato le insidie e le sofferenze. Il papà è stato deportato in Germania con il rastrellamento del 30 giugno 1944 e si è trovato con la mamma Argia e la sorella Anna Maria ad affrontare questa dolorosa emergenza.

E’ arrivato alla Ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1955. A Calestano tre preti, uno dopo l’altro, hanno detto Messa (così si diceva una volta): il sottoscritto nel 1954, don Nadotti nel 1955 e il compianto don Bellini nel 1956.
Il vescovo Colli lo ha mandato parroco ad Antesica, frazione montana di Langhirano: posso dire che viene ricordato ancora con simpatia e riconoscenza dagli anziani del paese.
La sua personalità non è passata inosservata e il Vescovo lo ha ben presto chiamato a Parma per l’assistenza pastorale nelle fabbriche come Cappellano del Lavoro.

Dopo alcuni anni come Rettore nella Chiesa di S. Lucia, è stato nominato parroco di S. Tommaso nel 1965: per quasi 50 anni è stato vigile sentinella della Chiesa di Via Farini. Ha fatto l’Assistente dell’Azione Cattolica e degli Scout, è stato il Consulente ecclesiastico dei Giuristi Cattolici e degli Artisti Cattolici, ha insegnato Religione nelle scuole. E’ stato un parroco all’antica, parola da intendere nel modo migliore, cioè con uno stile pastorale che dovrebbe essere sempre attuale.

Don Sergio aveva alcune doti che hanno arricchito le tante persone e ambienti che lui ha accostato.
Era dotato di grande intelligenza, era ovviamente un prete di fede e contento di essere prete, aveva il gusto dell’arte, artista lui stesso raffinato e promotore di arte sacra, era un ottimo evangelizzatore con la sua predicazione seguita con attenzione non solo in S.Tommaso, ma anche attraverso la TV locale.
Aveva l’approccio e l’amicizia facile con le persone e in particolare con i confratelli parroci del centro storico, a cominciare dal “confinante” don Sergio Aldigeri. Tutti lo ricordiamo davanti alla Chiesa, in piedi fin che ha potuto, a parlare con quelli che passavano: era un modo anche questo di fare pastorale.
Era dotato di un temperamento schietto che lo portava a esprimersi talvolta in modo altrettanto schietto. Un temperamento e un modo di parlare che alle volte metteva in imbarazzo le persone, ma altre volte lo rendeva ancora più interessante e ne facilitava l’amicizia.
Insomma: era una forte personalità che mancherà alla Chiesa di Parma. Don Sergio è un altro grande vecchio prete che se ne va. Se ne va dove il Signore lo ha chiamato per averlo sempre con sé.

Chiedo scusa se ricordo la nostra grande amicizia da compaesani cresciuti insieme. Una amicizia che si esprimeva e si alimentava in contatti frequenti, come nell’ultima e lunga telefonata di Natale.
Ma infine non posso non ricordare una avventura singolare che ci è capitata nell’estate del 1945, a guerra finita, quando siamo andati a “curiosare” nel vecchio organo della nostra Chiesa che era stata bombardata e gravemente danneggiata nel luglio del 1944. La Chiesa era stata resa agibile da poco tempo dopo la necessaria riparazione. Don Sergio e io siamo saliti nella cantoria dell’organo e ci siamo trovati improvvisamente impauriti: davanti a noi, tra le canne tutte piegate e rovinate, giaceva una grande bomba inesplosa adagiata, da oltre un anno, in mezzo all’organo, senza che nessuno se ne fosse ancora accorto. E’ stato un episodio che ricorreva ogni tanto nelle nostre conversazioni.

Addio, caro don Sergio, mio e nostro confratello, parroco fedele alla tua comunità fino all’ultimo respiro e amico nei giorni lieti e meno lieti della nostra esistenza.
In Paradiso ti accolgano gli angeli con solenni cori di festa e ti conducano nella santa Gerusalemme.

(di  don Domenico Magri  26 gennaio 2015)