Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
MONS. SILVIO CESARE BONICELLI
31 marzo 1932 – 6 marzo 2009
Vescovo di Parma dal 1996 al 2008
Mite, saggio, forte nella sofferenza... scout e alpino. Troppo breve è stato il suo ministero episcopale a Parma. Ha fatto in tempo comunque a farsi conoscere, apprezzare e amare. Sì: amare, perchè lui ha amato tutti e non poteva non essere riamato. Fare sentire e fare toccare con mano al gregge l’amore, per un vescovo-pastore è la cosa più importante. E il vescovo Silvio Cesare c’è riuscito in pieno: ci siamo sentiti amati. Grazie!
- nato a Bergamo il 31 marzo 1932
- laureato in giurisprudenza all'Università Cattolica di Milano
- servizio militare come Tenente degli Alpini
- vocazione al sacerdozio con la relativa esperienza nel seminario a Bergamo
- ordinazione sacerdotale il 16 giugno 1962
- laureato in diritto canonico a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana
- intensa azione pastorale in Diocesi, in particolare con gli Scouts
- parroco della parrocchia cittadina di S. Lucia
- nominato Vescovo di San Severo Foggia nel 1991
- nominato Vescovo di Parma il 13 dicembre 1996
- ingresso in Diocesi il 25 gennaio 1997
- dimissioni da Vescovo di Parma il 31 marzo 2007 per raggiunti limiti di età
- amminisitratore apostolico di Parma fino al 30 marzo 2008
- Vescovo emerito di Parma dal 31 marzo 2008
- ritorno a Bergamo dove è deceduto il 6 marzo 2009
- funerali nella Cattedrale di Parma il 10 marzo 2009
- sepoltura nel cimitero cittadino della Villetta
Chi parte e chi arriva: da scrutare bene il volto del Vescovo Bonicelli
Il mio primo impatto con il nuovo vescovo di Parma è cominciato ovviamente in Cattedrale, alla Messa del suo ingresso il 25 gennaio 1997. Ma non mi faceva impressione particolare il nuovo vescovo mentre celebrava e parlava. Sono invece rimasto colpito da un giovane prete di S. Severo Foggia che era accanto a me e piangeva nel vedere il suo vescovo non più a S. Severo ma a Parma: il vescovo Cesare non era più il suo vescovo. Questo era il segno che il vescovo gli aveva voluto bene e lui si era sentito amato.
Mons. Grisenti è stato un prezioso collaboratoreanche per il vescovo Bonicelli Non mi sono per niente impietosito di questo giovane prete in lacrime, lo confesso, ma mi sono detto soddisfatto e perfino un po' cinico: "Se piange, vuol dire che noi di Parma abbiamo fatto un buon acquisto".
Non è mia intenzione scrivere un profilo completo di mons. Bonicelli e della sua opera come vescovo di Parma. Non ne sarei capace e poi io sono fatto così: presento i personaggi attraverso il filtro della mia esperienza e delle mie sensazioni personali.
Mons. Bonicelli mi ha sempre dato l'impressione di essere un tipo mite e per questo a prima vista quasi arrendevole e fragile davanti alle difficoltà personali che non gli sono mai mancate e davanti ai problemi gravi della Diocesi. In realtà ha dimostrato tanta tenacia e forza d'animo nella malattia e, nonostante la malattia, negli impegni diocesani che lui ha portato avanti sempre e comunque: certamente la sua fede di antica tradizione familiare e forgiata nella formazione spirituale lo hanno aiutato. E di fede ne aveva tanta! Non bisogna dimenticare che la sua tempra bergamasca ereditata dalla famiglia si sposava perfettamente con la sua esperienza di tenente degli alpini nel servizio militare prima della sua decisione di entrare in Seminario: si è sempre dimostrato giustamente orgoglioso di essere un alpino e gli alpini di Parma lo hanno sempe onorato, orgogliosi essi pure di avere un vescovo fatto quasi apposta per loro.
Maggio 2005: adunata nazionale degli alpini a Parma. Mai nessun vescovo come lui: alla testa della interminabile marcia degli apini!
Il suo massimo momento di gloria, come vescovo alpino, lo ha vissuto nella adunata nazionale degli alpini a Parma. Una grande Messa in Cattedrale gremita da una selva di penne nere; un abbraccio dopo la Messa nella piazza del Duomo con un'altra selva di penne nere che lo hanno acclamato a lungo; poi alla testa della sfilata con la sua penna nera lungo le strade di Parma nel maggio 2005, assieme ai comandanti alpini. Come era bello il nostro vescovo!
La sua passata esperienza di alpino non deve fare dimenticare la sua passione per il movimento scautistico negli anni della sua giovinezza e poi come ruolo pastorale negli anni del sacerdozio e anche da vescovo di Parma.
La sua malattia, con il tempo e le forze fisiche disponibili, non gli ha impedito di svolgere con ammirevole impegno la sua missione di Pastore della Diocesi, a cominciare dalla Visita pastorale, che nelle sue precarie condizioni di salute non poteva che essere particolarmente faticosa.
Il Vescovo alpino con i suoi alpini: si trasformava!
Ha amato i preti e dai preti è stato riamato. Non si potevano non apprezzare i biglietti di augurio che arrivavano puntuali ad ogni compleanno: anche questo era uno dei segni della sua finezza d'animo, che ha avuto il suo culmine nella foto vescovo presbitero con cui ha voluto "celebrare" l'ultimo commosso incontro personale in vescovado con ciascuno prima di lasciare la Diocesi.
Aveva una predilezione per i sacerdoti anziani di Villa S. Ilario: ogni mese veniva regolarmente a celebrare l'Eucaristia preceduta da un breve incontro comunitario di incoraggiamento e di informazione sulla vita della Diocesi. Dopo la Messa si fermava a cena in mezzo ai preti anziani, ricchi di anni e di meriti per una vita sacerdotale dedicata al Signore e alla Chiesa.
Era amato anche dai suoi cristiani e dalla gente di Parma: non si poteva non apprezzare un vescovo così dolce e fine nel tratto e così capace di vivere la sua fede e la sua missione episcopale. Ho il ricordo della sua prima celebrazione in Cattedrale, dopo la pesante operazione subita al polmone: quando è apparso all'altare è scoppiato un applauso fragoroso e commosso che non finiva più.
E gli scouts come possono dimenticarlo? Ho pure il ricordo incancellabile della Messa in Cattedrale per il funerale del piccolo Tommy, barbaramente ucciso tra la esecrazione di tutta l'Italia: in quella omelia ha veramente superato se stesso nell'esprimere i sentimenti più delicati e nello stesso tempo più forti per quella circostanza.Non sono in grado e non voglio neppure tentare di dare un giudizio su mons. Bonicelli come guida della Diocesi.Certamente la progressiva scristianizzazione dell'ambiente anche qui da noi, la diminuzione numerica dei preti, i pochi preti giovani e i seminaristi ridotti al lumicino, non hanno giovato a rendere più efficaci le sue strategie pastorali.Ma ha avuto qualche buona intuizione e lungimiranza. È riuscito a fare alcuni interessanti spostamenti di sacerdoti. Con le Visite pastorali ha studiato a dovere sul posto il territorio diocesano e ha fatto in tempo ad abbozzare una diversa distribuzione e sistemazione dei confini della Zone pastorali, istituendo nuove Unità Pastorali e dando pure l'avvio alla nascita di alcune esperienze di Nuove Parrocchie. Basta rileggere a questo proposito la lettera pastorale del 2006-2007: "Parrocchia: Chiesa fra le case".
Prima di lasciare Parma ha voluto chiamare a uno a unoi suoi preti per il saluto e la foto-ricordo
Mons. Bonicelli ha cambiato la mia vita: da parroco di Langhirano e dintorni, mi ha chiesto di partire, di venire a vivere con i preti anziani di Villa S. Ilario e poco dopo di presiedere l'Opera diocesana S. Bernardo degli Uberti.
Mi è costato molto lasciare Langhirano, cui mi legano tanti ricordi belli e affettuosi di gente magnifica, ma ora sono contento di vivere qui, vecchio ormai anch'io fra i miei confratelli anziani: tutto è grazia!
Come è stato il mio ultimo contatto con Mons. Bonicelli prima della sua partenza da Parma? È da raccontare, perchè rivela sì una occasione persa da me per essere più delicato, ma in compenso rivela la dolcezza e il cuore di questo vescovo.
Eravamo vicini alla festa di Natale, l'ultimo Natale a Parma del vescovo. Qualche giorno prima avevo avuto un motivo di dissenso con il vescovo sui problemi dell'Opera S. Bernardo. Alludendo a questo dissenso, e lui ha certamente capito, gli ho detto in modo maldestro e poco rispettoso nel fargligli auguri: "Sappia che le voglio bene, nonostante tutto". Non sono stato gentile verso il mio vescovo. A onore di un vescovo c'è anche il clima di amicizia e confidenza che permette ai suoi preti di essere sempre e comunque sinceri. Ho notato, ovviamente, che non aveva gradito questa espressione e me ne sono pentito, aspettando il momento giusto per rimediare.
Il momento giusto è ben presto arrivato nella solenne celebrazione della Messa di S. Ilario in Cattedrale. Io ero al suo fianco all'altare come assistente. Al segno della pace gli ho sussurrato nell'orecchio: "Adesso le dico che le voglio bene, senza il nonostante tutto". Mi ha sorriso e mi ha risposto con due parole insistite di una dolcezza infinita: "Lo so, lo so!" Pace fatta. Non potrò mai dimenticare: sono le ultime parole che ho ascoltato dalla sua viva voce, perchè poco tempo dopo è partito come vescovo emerito per la sua città natale di Bergamo. Forse è meglio così, perchè mi rimane nel cuore, quando ci penso, il loro tono dolcissimo e indescrivibile.
La celebrazione dell'addio e del distacco da Parma il 30 marzo 2008 è stata solenne e commossa. La settimana dopo era ancora presente in Cattedrale per accogliere il nuovo vescovo Enrico: lo ha accolto con una signorilità e fraternità da par suo. Il vescovo Enrico non è stato da meno nel salutare e ringraziare il vescovo Cesare in partenza.
Doveva arrivare per lui da Bergamo il 6 marzo 2009, con la recrudescenza del male, la notizia del suo pio transito da questa terra alla Casa del Padre. Ma ecco la sorpresa: ha voluto tornare a Parma per il funerale e la sepoltura, come dimostrazione del suo legame con noi. E poi, sorpresa nella sorpresa: la Messa esequiale è stata presieduta da mons. Benito Cocchi, suo predecessore a Parma, dove pure lui si è fatto tanto voler bene e apprezzare con la sua saggezza episcopale. Ma ci voleva anche la voce del nuovo vescovo Enrico. E la voce non è mancata, con parole belle e appropriate per il nostro caro e indimenticabile vescovo Cesare. In quel pomeriggio di marzo, a quel funerale, non ci è mancato proprio niente, se noi ragionamo con la luce della fede!
Ogni anno per l'anniversario si celebra in Duomo la Messa per il vescovo defunto. Quest'anno c'ero anch'io con altri sacerdoti e con numerosi fedeli che riempivano la Cripta. Ma chi c'era tra i fedeli? Si notava un bel gruppo di alpini con la penna nera e alcuni con la barba bianca. C'era da aspettarselo. Gli alpini di Parma non riescono a dimenticare il tenente vescovo alpino, così bello quando in quel giorno di maggio 2005 sfilava con passo sicuro per i viali di Parma alla testa degli alpini d'Italia!
(da “VESCOVIPRETISUOREAMICI” di don Domenico Magri – I edizione – 2012 – ed. Likecube)