Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.
DON ANTONIO LEONI
7 maggio 1917 - 15 marzo 2003
Ha lodato Dio per tutta la vita suonando, cantando e facendo cantare!
Don Leoni si è sempre servito della musica a scopo educativo, soprattutto facendo agire i ragazzi in operette musicali e, tra l'altro, rallegrando anche noi seminaristi del Minore, che venivamo chiamati ogni tanto ad assistervi. Chi non ricorda "Il talismano di Pin" del compositore parmigiano Torricelli, così spesso eseguito in quel periodo? Era il "cavallo di battaglia" di don Leoni, con i ragazzi che si esibivano nei teatrini delle parrocchie e degli istituti religiosi. Altri tempi e altri divertimenti per i ragazzi! Che forse si divertivano di più e con maggiore frutto di adesso.
- nato a Piancastagnaio (Siena) il 7 maggio 1917
- deceduto il 15 marzo 2003 a Villa S. Ilario
- ordinato sacerdote il 29 giugno 1941 a Parma dal vescovo mons. Colli
- cappellano a Ognissanti nel 1941
- addetto cappellano alla SS. Trinità dal 1941 al 1946
- cappellano presso l'istituto Mutilati di Guerra dal 1947 al 1949
- guardiacoro di 4a settimana dal 1947 al 1952
- cappellano costantiniano della Steccata dal 1952 al 1973
- cappellano Istituto Pio XII di Misurina dal 1982 al 1985
- ritirato a Lerici, poi alla Casa Comunitaria a S. Andrea Bagni, infine dal 10 giugno 1997 a Villa S. Ilario.
Non mi ricordo l'anno preciso, non mi ricordo se don Leoni era ancora in Seminario o era stato ordinato prete (1941) da poco. So che don Leoni, durante quell'estate era ospite di una famiglia amica di Calestano. Io ero un chierichetto e andavo in Chiesa a Calestano anche nei giorni feriali per servire Messa all'arciprete don Miani. Allora quasi sempre alla Messa seguiva la benedizione eucaristica con la pisside.
Don Leoni quel mattino, come sempre, era in coro accanto al vecchio armonium Tubi per accompagnare il canto e suonare in sottofondo durante il momento centrale della benedizione, quando finiva il "Tantum ergo" e tutti rimanevano in devoto silenzio.
Ma proprio in quel momento accade l'imprevedibile. Si sente distintamente un acuto sibilo, poi il rumore fragoroso di uno schiaffo (o ceffone che dir si voglia) e subito il pianto dirotto e disperato di una donna di Calestano, molto buona e piena di fede, che veniva a Messa tutte le mattine. Don Leoni, pur essendo in coro all'armonium sente anche lui e si affaccia a guardare. Tutti rimangono paralizzati e atterriti davanti a quel fenomeno strano e a quella povera donna piangente.
A furore di popolo si decise che era stata posseduta dal demonio. Non aggiungo niente altro sugli esorcismi e sul seguito di questa dolorosa e misteriosa vicenda.
Ho raccontato questo episodio, perchè questa è stata l'occasione del mio primo incontro vero con don Leoni. Ha rimarcato il nostro rapporto all'insegna di questo ricordo, veramente indelebile per ambedue.
Don Leoni era un prete dotato di grande sensibilità musicale. La musica era una sua seconda natura. Mentre ero in Seminario Maggiore e lui era consorziale in Duomo, lo ammiravo quando "gorgheggiava" il canto gregoriano, quando partecipava come solista al canto del Passio nel venerdì santo e quando saliva sul piccolo pulpito a lato del presbiterio il giorno dell'Epifania per annunciare solennemente in canto le scadenze liturgiche dell'anno appena iniziato.
Don Leoni si è sempre servito della musica a scopo educativo, soprattutto facendo agire i ragazzi in operette musicali e, tra l'altro, rallegrando anche noi seminaristi del Minore, che venivamo chiamati ogni tanto ad assistervi. Chi non ricorda "Il talismano di Pin" del compositore parmigiano Torricelli, così spesso eseguito in quel periodo? Era il "cavallo di battaglia" di don Leoni, con i ragazzi che si esibivano nei teatrini delle parrocchie e degli istituti religiosi. Altri tempi e altri divertimenti per i ragazzi!
Che forse si divertivano di più e con maggiore frutto di adesso.
Il suo curriculum parla di vari compiti di diverso tipo. Questo dimostra la sua duttilità, la sua intelligenza, la sua ricchezza di doti umane e sacerdotali e dimostra tanta docilità ad accettare le richieste che gli venivano fatte. Anche il suo bell'accento toscano lo rendeva particolarmente gradevole e simpatico a tutti.
Tutta la sua famiglia dalla Toscana si era trasferita a Parma. La sua Mamma (io non ho conosciuto il Papà) aveva cresciuto i figli, e non solo don Antonio, nei grandi valori della nostra fede. Gli ultimi anni della sua vita li ha trascorsi accanto a me in Villa S. Ilario. Si era ritirato in questo provvidenziale "rifugio" per i sacerdoti, perchè con l'età e la deambulazione era sempre più in difficoltà. Aveva un piccolo veicolo a quattro ruote che andava a batteria e così si poteva muovere autonomamente in Villa S. Ilario, magari con qualche urto non previsto nel passare attraverso le porte.
E che cosa faceva nella celebrazioni in cappella? Naturalmente suonava e cantava e......ancora suonava e cantava! La musica era l'espressione della sua fede di prete e nello stesso tempo ne era l'alimento.
La morte lo ha colto improvvisamente. Ma era pronto per incontrarsi con il suo Signore. Ed era pronto per continuare a suonare e cantare anche in Paradiso. Però c'è un problema: in Paradiso ci sarà almeno un vecchio armonium Tubi apposta per lui, perchè possa ancora suonare e cantare?
(da ”I miei preti....I nostri preti....” di don Domenico Magri 2008)