Diocesi di Parma

Profili di preti: don Franco Sandrini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

Giovedì della III settimana di Pasqua
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno»

(Gv 6,44) 

Oggi ha realizzato in sè la prima parola di Gesù, in attesa che Egli realizzi la seconda


DON FRANCO SANDRINI
(26 ottobre 1930 - 5 maggio 2022)
canonico onorario della Basilica Cattedrale

 

Don Franco SandriniSchivo e riservato, umile e misurato, la cui gentilezza di tratto e delicatezza di cuore erano un vero e proprio “abito” apprezzabile ed apprezzato da tutti, don Franco era nato in una storica famiglia di Traversetolo da Paolo ed Ines Togni il 26 ottobre 1930, terzultimo di cinque fratelli maschi. Sotto la guida di “un triumvirato di eccellenti coltivatori di vocazioni presbiterali”, gli arcipreti mons. Riccardo Varesi prima e mons, Mario Affolti poi, sempre accompagnato da vicino dall’allora cappellano don Giuseppe Celeste, entra in Seminario Minore. Insieme con lui, “innamorati della liturgia e del sacerdozio” dalla chiamata del Signore e dalla testimonianza dei pastori traversetolesi, ci sono altri giovani traversetolesi, quali mons. Walter Dall’Aglio e poi il vescovo Eugenio Binini. “Per approfondire la ricerca della verità”, don Franco ha l’opportunità di frequentare il Liceo presso l’Università Cattolica di Lovanio. Quindi, dopo essere tornato a Parma per seguire l’iter seminaristico della Teologia, viene ordinato presbitero dal vescovo Colli nella Cattedrale di Parma il 19 giugno 1955.

Già nei due anni precedenti era stato nominato insegnante nel Seminario Maggiore. Da allora – siamo nel 1953 – fino al 1995 alterna il ministero dello studio e dell’insegnamento. Studente, si laurea in Filosofia all’Università Cattolica di Milano nel 1957 e l’anno successivo all’Università Cattolica di Lovanio in Belgio e nel 1965 si licenzierà anche in Teologia alla Facoltà teologica di Venegono – Milano. Il suo insegnamento si svolge dentro e fuori le istituzioni della Chiesa: insegnante in Seminario Maggiore (1953-74); insegnante di filosofia al Collegio Alberoni di Piacenza (1974-80) e al Liceo S. Orsola di Parma (1980-95), nonchè di Religione al Liceo Ulivi di Parma (1980-95). Sarà anche impegnato come Assistente diocesano della FUCI maschile e femminile (1959-67).

In questo ambito educativo, soprattutto, per 47 anni (1963-2010) don Franco è stato il primo ed unico Direttore del Collegio Internazionale maschile Giovanni XXIII, fondato proprio mentre i cattolici piangevano la scomparsa del “papa buono”. Fu grazie alla sua intuizione se Parma, attraverso l’università, si aprì al mondo e schiuse le porte agli studenti stranieri. Centinaia sono i giovani, soprattutto africani, passati per il Giovanni XXIII. È orgoglioso il Collegio di quella sua qualifica: “internazionale”: l’aggettivo è ben marcato nel fregio, uno spicchio d’Africa, accostato all’Angiol d’or, simbolo della parmigianità. Per quasi mezzo secolo le stanze di via XX Marzo sono state la casa comune per camerunensi, ivoriani, ruandesi, oltre che per studenti del  Sudamerica, dell’Asia e dell’Est Europa. Con loro italiani di tutte le regioni. E per tutti don Franco è stato “un secondo padre per tanti di noi… in trasferta” – lo ricorda commosso uno studente. Che lo definisce “un direttore liberale per un collegio familiare”.

Accanto a questo ministero educativo, educatore don Franco non lo è stato di meno come prefetto della chiesa magistrale della Steccata. Dopo la morte del suo predecessore mons. Arnaldo Marocchi e per 28 anni (1983-2011), egli ha potuto mettere a frutto altri due “amori” della sua vita, “imparati” fin da ministrante in quel di Traversetolo, ossia la sobria cura della liturgia e la tenera devozioni mariana.

Dopo la chiusura del Collegio, è stato ospite in Seminario per la mensa, e, una volta ritiratosi dal servizio al Santuario della Steccata, è stato nominato Canonico onorario della Basilica Cattedrale (2011) e fino ad oggi è stato ospite di Villa S. Ilario in quel di Porporano.

Con una voce che si era fatta via via sempre più sottile fino ad essere a volte quasi impercettibile, quando gli chiesi: “Don Franco, qual è stata la filosofia della tua vita?” Quella volta rispose, pronto, anche se sempre con un filo di voce, come se stesse a muttire, laconico, ma non credo per scherzo: “in medio stat virtus!”. Mi sovviene ora questo frammento di memoria e ti rivedo, don Franco, nella sala comune di Villa S. Ilario, che allora ospitava anche mia madre, proprio al suo fianco. E ti ringrazio, perché di quelle parole del quinto capitolo del II libro dell’Etica Nicomachea di Aristotele, tu sei stato un esempio con la tua persona ed il tuo ministero. Se imprescindibile, per il filosofo, è la medietà: secondo l’ideale greco, infatti, la virtù è sempre misurata, moderata ed equilibrata, tanto più lo è stato per te, don Franco!

don Stefano Maria

Parma, 5 maggio 2022

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