Diocesi di Parma

Profili di preti: don Fausto Mora

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri e fino al settembre 2018, poi, come in questa pagina, da don Stefano Rosati.

XXXIV Settimana del T.O.
«Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!» (Ap 19,9a)

Nella notte il Signore ha chiamato a partecipare al suo Giorno eterno


DON FAUSTO MORA
(26 maggio 1939 - 24 novembre 2022)
Canonico della Collegiata di Colorno
Collaboratore pastorale della Basilica della Steccata
già Prevosto della Parrocchia Beato card. Ferrari in Parma

 

Don Fausto MoraCi ha lasciato improvvisamente, ma è stato commovente per coloro che sono entrati in casa al seguito dei Vigili del fuoco trovare “apparati” su di una sedia, a fianco del letto dove giaceva, camice e stola ed un biglietto con vergate in bella grafia sobrie indicazioni che D. Fausto aveva lasciate per le sue esequie. Come se lo aspettasse… sì, perché, se la morte è venuta per lui come un ladro, dal momento che soprattutto negli ultimi anni della sua vita terrena D. Fausto lo sapeva bene che il giorno del Signore viene come un ladro di notte (1Ts 5,2; Mt 24,43), possiamo star certi che oggi si sia fatto trovare pronto, sapendo altrettanto bene che sarebbe venuto a prenderlo un Padrone buono, il Pastore della vita (Sal 22), e non un ladro. E con Lui sarebbe stata festa, e non lutto (Is 25,6-10). Per sempre.

Nato a Mezzano Superiore il 26 maggio 1939 da una numerosa famiglia, composta dai genitori Davide e Paini Giuseppina e da sette figli, in prima media entra in Seminario Minore e, compiuto tutto l’iter del Maggiore, viene ordinato presbitero nella Basilica Cattedrale dal vescovo Colli il 23 settembre 1962. Gli sopravvivono tre confratelli degli undici novelli di quell’anno. Alla sua Prima Messa solenne a Mezzano Superiore, nel corso della sua testimonianza come XL teste al processo diocesano, ricorderà la partecipazione come suddiacono del Servo di Dio D. Giovanni Bernini, nonché altri episodi della sua fanciullezza in famiglia ed in parrocchia.

Subito dopo l’Ordinazione viene nominato vicario a S. Pancrazio e parroco a Fraore, dove resta dieci anni (1962-72), a cui seguono i 17 a Mezzano Rondani (1972-89). In quegli anni riesce a dedicarsi a proseguire gli studi (nel 1976 si laurea in Letteratura classica all’Università cattolica di Milano), insegnando nel contempo italiano e materie letterarie nelle Scuole cattoliche, oltre a presiedere, grazie a quelle ottime doti organizzative che lo hanno sempre contraddistinto, l’ODA, l’Opera Diocesana Assistenza, che allora aveva in carico la gestione dell’Istituto Pio XII di Misurina (1978-95).

Quando Parma, la sua diocesi di origine e di ministero presbiterale, intende onorare il nuovo Beato card. Andrea Carlo Ferrari con una parrocchia a lui dedicata nella periferia Nord della città (15 settembre 1989), è D. Fausto ad esserne nominato primo parroco: costruttore della chiesa di mattoni, progettata e realizzata in soli quattro anni, e soprattutto costruttore della comunità di persone per tutto il tempo del suo ministero di parroco-fondatore. Vi resta ben 28 anni (1989-2017), assumendo nel contempo il servizio di Vicario pastorale della allora “immensa” Zona di Parma Nuova Periferia (1997-2008). Sono gli anni in cui confessa: “per tanti anni della mia vita ho fatto parte dei dotati di ottima salute e di iperattività”. Ma “poi ho sperimentato anche la mia umana fragilità” e così, proprio a motivo delle sue condizioni di salute, è costretto a dimettersi, trasferendosi prima a Basilicagoiano (2017-19) e successivamente nella sua parrocchia di nascita, Mezzano Superiore (2019-20).
Congedandosi dalla Nuova Parrocchia di S. Maria madre della Chiesa, dove è potuto rimanere un solo anno (2019-20), confessava: “in me sentivo già la nuova fragilità di salute e la convinzione di non reggere alle attese. Al Vescovo che mi faceva gli auguri per la Pasqua e mi chiedeva notizie, ho dovuto manifestare tutta la realtà della mia sofferenza nascosta”. E aggiungeva: “Sono riconoscente al Vescovo che mi ha accordato di rientrare in città, più vicino all’Ospedale e alle eventuali cure terapeutiche necessarie, in una residenza più ridotta ma più confortevole, individuata tra quelle a suo tempo predisposte proprio da me per Sacerdoti anziani, desiderosi di continuare qualche piccolo servizio pastorale”. Ecco motivata la sua scelta di ritirarsi in un appartamento di Piazza Duomo, proprio quello dove il Signore oggi è venuto a prenderlo, locale di proprietà della Fondazione Bacchieri-Borri-Basetti, gestita dai Parroci urbani, che D. Fausto ha presieduto per sedici anni (2004-20), essendo rettore della chiesa di S. Giacomo in Strada d’Azeglio. Ed ecco, una volta tornato in città, il suo “piccolo servizio pastorale” come collaboratore alla Basilica di S. Maria della Steccata e l’ultima sua recente nomina, quella a canonico onorario della Collegiata di S. Margherita, come riconoscimento del suo servizio nella “sua” Bassa, oltre che della sua beneficienza all’amata parrocchia di Mezzano Rondani per il rifacimento dell’intonaco e del tinteggio esterno della chiesa, inaugurati solo due mesi fa.

Nella Causa Bernini confessava: “Io non ho devozione per D. Bernini, nel senso di chiederne l’intercessione nella preghiera, come del resto fino a poco tempo fa non ne avevo per il card. Ferrari. Ora che è Beato chiedo l’intercessione del card. Ferrari e, se sarà riconosciuto dalla chiesa, in futuro lo farò anche per D. Bernini” (Positio, 223). Sono il “santo” della sua fanciullezza e il “Santo” del suo ministero pastorale: possa ora D. Fausto condividere la loro “gloria”!

E con le parole dell’Evangelo di oggi voglia ripetere anche a noi: i suoi familiari, i tanti parrocchiani di Fraore, Mezzano Rondani, Beato card. Ferrari, Basilicagoiano e le altre comunità che ha servite nei suoi 60 anni di ministero, come anche le tante persone che ha incontrato e “animato” come presidente di Misurina o come Delegato diocesano per Eventi come la Visita pastorale del papa Giovanni Paolo II a Parma (6 giugno 1988) o il Grande Giubileo del Duemila o il Gemellaggio con la Terrasanta o il Congresso Eucaristico nazionale: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28)

Alleluia!

don Stefano Maria

Parma, 24 novembre 2022

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