Profili di preti: mons. Amilcare Pasini

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. AMILCARE PASINI, Ausiliare e Amministratore Apostolico di Parma dal 1966 al 1971, Vescovo di Parma dal 1971 al 1981
3 novembre 1917 - 24 maggio 1995

VescovoPasiniConsacrato vescovo subito dopo la conclusione del Concilio, quando è stato chiamato alla guida della Chiesa di Parma ha avuto il coraggio delle decisioni a prova di Concilio. Decisioni che in certi casi gli sono costate care. Inoltre ha provato l’angoscia per l’abbandono di molti sacerdoti. Come se questo non bastasse è stato colpito dalla cecità negli ultimi 14 anni della sua vita.

- nato a Gainago di Torrile il 3 novembre 1917
- ordinato sacerdote il 16 giugno 1940
- Laurea in Diritto Canonico nel 1945 alla Università Gregoriana di
Roma e  insegnante in Seminario della stessa materia dal 1943
- Direttore Spirituale del Seminario Minore dal 1943 al 1945
- Direttore Spirituale del Seminario Maggiore dal 1945 al 1962
- Vicario Generale della Diocesi nel 1962
- Consacrato Vescovo il 14 gennaio 1966 come Ausiliare del Vescovo
mons. Colli
- nominato Amministratore Apostolico di Parma il 10 novembe 1966
-  nominato Vescovo di Parma il 5 agosto 1971
- rinuncia per malferma salute il 30 novembre 1981
- deceduto improvvisamente a Roma il 24 maggio 1995

Il Vescovo mons. Pasini è un frutto prezioso della Chiesa di Parma, alla quale ha dedicato tutta la sua vita di sacerdote e di vescovo.
Non sta a me fare la "commemorazione" di mons. Pasini, anche se, come tutti i preti di Parma, avrei tante cose da dire e da raccontare.

L'ho avuto nell'anno di II ginnasio (1943-1944) in Seminario Minore come Direttore spirituale: era un giovane prete appena tornato da Roma, dove si era laureato in Diritto Canonico. L'ho ritrovato in Seminario Maggiore come Direttore Spirituale dalla I liceo e poi come insegnante di Diritto Canonico in teologia. Mi ha accompagnato fino al sacerdozio e non solo.

Mons. Pasini è entrato nella mia storia e nella storia di tanti di noi con la sua fede straordinaria e con il suo grande zelo pastorale, prima come direttore spirituale del Seminario, poi come Vicario generale e infine come Vescovo.
La sua nomina a vescovo ha suscitato consensi, ma anche qualche disappunto da parte di chi lo guardava e avrebbe continuato a guardarlo con una certa malcelata supponenza e con la convinzione che altri avrebbero fatto meglio di lui. Tutto questo non ha certo giovato all'unità della Chiesa diocesana e ha causato indubbiamente intima sofferenza in mons. Pasini, che ha sempre cercato di essere padre e pastore di tutti, anche di quelli che facevano fatica ad accettarlo come vescovo.

Ha cominciato a fare il vescovo nel 1966, prima come Ausiliare e poi come Amministratore Apostolico, mentre al primo piano del vescovado, fino alla morte avvenuta nel 1971, c'era l'anziano e grande vescovo mons. Colli, al quale mons. Pasini ha sempre tributato molta riconoscenza e anche molto riguardo nelle scelte della pastorale diocesana.

Mons. Pasini ha sofferto molto, a cominciare dalle sofferenze fisiche: basta ricordare l'infarto, la caduta rovinosa in vescovado che lo aveva ridotto in fin di vita e infne la cecità che è durata quattordici anni, fino alla sua morte.
La sofferenza della cecità possiamo solo tentare di immaginarla: lo ha indotto a dimettersi dal governo della Diocesi continuando a servire la Diocesi con docilità e devozione assoluta verso il successore mons. Cocchi. Vale la pena ricordare che, nonostante la cecità, ha sempre accettato gli inviti per le varie celebrazioni, Cresime comprese, con una disponibilità totale a ricevere tutti e a dialogare con tutti. Al mattino veniva accompagnato nella Cripta della Cattedrale per il ministero della Riconciliazione: era l'occasione in cui esprimeva il meglio di se stesso con la sua fede e la sua saggezza spirituale.

Pensando alla sua vicenda di vescovo, bisogna riconoscere che ha pure sofferto molto nello spirito per tante decisioni che ha avuto il coraggio di prendere e che gli sono costate care.
Mons. Pasini ha saputo assumersi fino in fondo le responsabilità di vescovo e non è stato mai condizionato da motivazioni puramente umane e di comodo nelle scelte che ha fatto.

Aveva come "lampada per i suoi passi" non solo la sua fede e la sua profonda spiritualità, ma tutta la grande, impegnativa e fresca eredità culturale e pastorale del Concilio, che si era appena concluso quando lui è diventato vescovo.
Non ha fatto in tempo a partecipare come vescovo al Concilio, ma ha preso su di sè l'impegno per realizzarlo in Diocesi, seguendo lo stile collegiale auspicato dal Concilio.
Ha istituito ben presto il Consiglio pastorale Diocesano, facendo opera di promozione per i Consigli parrocchiali e contemporaneamete ha istituito il Consiglio presbiterale, senza dimenticare la Caritas, presto diffusa e radicata nelle singole parrocchie, così come è avvenuto per i Circoli ANSPI.
Si è scelto il nuovo vicario generale nella persona di mons. Franco Grisenti e, dopo adeguata consultazione del Presbiterio, ha scelto mons. Giacomo Antolini come vicario episcopale, cui si aggiungerà il giovane don James Schianchi come pro-vicario episcopale.

Non è il caso di dire che alla fine decideva sempre lui come vescovo, ma si era circondato di un sistema ecclesiale di consulenza e di supporto alla sue decisioni. Ad es. ho ancora nella memoria la istituzione della "Commissione per le nomine", formata da un gruppo di preti, che lui riuniva regolarmente per avere consigli e pareri sui trasferimenti e le nomine dei sacerdoti: nel suo genere è stata una cosa veramente unica nella santa Chiesa di Dio!
Io stesso devo essere stato "vittima" di questa Commissione, quando ho ricevuto dal vescovo la richiesta di lasciare Ognissanti-Santa Maria del Rosario per andare parroco a Langhirano.
Anche in questa occasione ha dimostrato la sua disponibilità, seppure con un po' di fatica, a spiegare e a motivare nella mia comunità questa decisione nei miei confronti, Ha infatti accettato il mio invito a venire a questo scopo nel Consiglio Pastorale della Comunità Interparrocchiale di Ognissanti. Si è trattato di una riunione abbastanza tempestosa, come era prevedibile, e anche il vescovo a un certo punto ha perso la calma. Ma quando penso a quella sua presenza così sofferta, ho un motivo in più per ricordarlo con ammirazione.
C'è di più: aveva provveduto in precedenza a mandare il vicario mons. Grisenti a Langhirano per chiedere ai sacerdoti della Zona pastorale di esprimere una rosa di nomi per il nuovo parroco al posto di mons. Francesco Percudani. Nessuno dei preti presenti ha pensato di suggerire il mio nome, ma anche questa iniziativa non è stata certo inutile, come prova della buona volontà collegiale del vescovo.

Per quanto riguarda la sua apertura al ruolo dei laici, è da ricordare il momento più alto, cioè il Convegno Evangelizzazione e Promozione Umana (EPU), da lui voluto nel 1978.
Bisogna tenere conto inoltre del fermento generale che ha coinvolto molto tempo prima del Convegno EPU, cioè subito dopo il Concilio, la base diocesana soprattutto giovanile, e che ha avuto le manifestazioni più interessanti nella componente laicale che ha vivacizzato il Consiglio pastorale diocesano, guidato in quel periodo dal prof. Marco Bertè e dal prof. Pietro Bonardi.
Bisogna riconoscere che mons. Pasini ha avuto in sorte, come vescovo, il periodo particolarmente difficile del dopo Concilio, con la contestazione che è arrivata anche all'interno della Chiesa di Parma: basta pensare all'episodio drammatico della occupazione della Cattedrale, alla forte e improvvisa riduzione numerica dei seminaristi e alla crisi dell'Azione Cattolica, che era stata il punto di forza delle comunità parrocchiali e il fiore all'occhiello della Diocesi al tempo di mons. Colli.
Il suo cuore è stato dolorosamente colpito soprattutto dall'abbandono del sacerdozio da parte di un numero consistente di preti giovani, che lui stesso aveva cercato di formare come direttore spirituale del Seminario. Li ha comunque seguiti con paterna benevolenza anche dopo il loro abbandono. C'è stato un momento in cui non ha resistito: davanti a un prete fidato è scoppiato in un pianto dirotto e alludendo al quindicesimo confratello che aveva appena lasciato il sacerdozio, è uscito con questa esclamazione: "Pensavo che le stazioni della Via Crucis fossero 14 e invece adesso mi sono accorto che sono 15!"

Il vescovo mons. Pasini ha avuto certo anche delle soddisfazioni durante il suo ministero episcopale. Basta pensare alla gioiosa fatica delle Visite pastorali, compiute tra l'altro in modo innovativo nei confronti del passato. Le Visite pastorali gli hanno permesso di conoscere il territorio attraverso l'incontro e il dialogo con le realtà sociali e civili presenti in loco. E naturalmente gli hanno  permesso di approfondire il legame con i parroci e con le popolazioni, che del vescovo mons. Pasini hanno potuto così apprezzare la fede, la sapienza pastorale, la carità e la delicata sensibilità verso ogni tipo di sofferenza, che aveva come segno concreto la visita ai malati della Parrocchia, accompagnato dal parroco.

Fra gli eventi lieti e "gloriosi" del suo episcopato, penso sia soprattutto da ricordare il Congresso Eucaristico Diocesano (l'ultimo, purtroppo, nella storia della Diocesi!), celebrato a Langhirano dal 3 all'11 maggio 1980. Mons. Pasini mi aveva trasferito da Ognissanti-S.Maria del Rosario a Langhirano chiedendo la mia disponibilità ad organizzarlo.
Mi è impossibile rendere l'idea dell'impegno del vescovo, con una presenza frequente a Langhirano nei mesi di preparazione e con una presenza veramente totale nei giorni della celebrazione. Mons. Pasini è riuscito a mobilitare letteralmente tutta la Diocesi, che si è riversata in quei giorni benedetti a Langhirano. Particolarmente significative sono state la camminata della fede di oltre un migliaio di giovani; la giornata dedicata al tema della carità con il Vescovo di Udine mons. Battisti; la giornata dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose con il card. Ballestrero; il trionfo finale dell'Eucaristia con la Messa del card. Baggio con tanti concelebranti e con una processione interminabile. Chi non ricorda il saluto finale di mons. Pasini, che ha parlato a braccio, ma con un tono vibrante e pieno di fede, di gioia e di riconoscenza al Signore?

Tra gli avvenimenti significativi che hanno avuto nel vescovo mons. Pasini un illuminato ispiratore, va citato ancora il Convegno EPU (Evangelizzazione e Promozione Umana). Si è trattato di un vivace laboratorio di riflessioni di alto profilo, che ha coinvolto le forze migliori della Chiesa di Parma.
Questo Convegno, dimostra la lungimirante visione culturale e pastorale di mons. Pasini, anche se, bisogna riconoscerlo, da una parte del clero e dei laici la sua figura e la sua opera non è stata tenuta in adeguata considerazione. Penso sia tempo ormai di rivalutare la sua figura e la sua personalità: se lo merita davanti alla storia della Diocesi.

È doveroso tra l'altro mettere in rilievo quanto ha fatto per i sacerdoti. Molti li aveva "allevati spiritualmente" lui stesso in Seminario, li seguiva con amore, si preoccupava delle loro difficoltà e delle condizioni di salute dei famigliari: nella copiosa corrispondenza epistolare (quante lettere affettuose ha scritto!) e nei colloqui con i preti non mancavano mai espressioni delicate di interessamento in questo senso.
Soprattutto verso i sacerdoti ammalati e anziani ha speso le sue migliori energie. Non si è limitato a visitarli con assiduità, a domicilio, all'ospedale, in Case di Riposo e anche fuori Diocesi, per confortarli con la sua presenza, ma ha messo in movimento la Diocesi, avvalendosi della tenacia e del grande cuore del compianto mons. Pietro Boraschi, che avrà poi come continuatore don Franco Guiduzzi. È doveroso ricordare pure gli interventi, come sempre decisivi, di mons. Grisenti: è difficile trovare operazioni in Diocesi che non abbiano avuto lui come protagonista.
E così è stato costruito per i sacerdoti anziani un caldo rifugio protettivo, prima con Villa S Bernardo e poi con Villa S. Ilario. Certamente è stato determinante l'appoggio concreto e operativo del successore, il caro vescovo mons. Cocchi, che ha portato a termine il progetto e il sogno di mons. Pasini. Ora i sacerdoti anziani sono accolti in Villa S. Ilario, una struttura ad hoc che altre Diocesi ci invidiano perchè non ce l'hanno.

La sua profonda sensibilità ecclesiale lo ha sempre visto presente e attento agli eventi della Chiesa italiana, fino alla morte improvvisa a Roma, dove era andato, pur in stato di cecità, per partecipare all'assemblea nazionale della CEI.

Nutriva un amore straordinario per la Cattedrale: ha incoraggiato mons. Grisenti, che lui ha avuto la felice intuizione di scegliere come vicario generale, a riportare con i restauri allo splendore nativo la Cattedrale e il Battistero. In Cattedrale ha voluto essere sepolto, nella Cappella di S. Agata. Le sue spoglie mortali sono lì, accanto al vescovo mons. Francesco Magani, deceduto nel 1907: due vescovi così vicini nella tomba, ma così lontani per epoca di vita e così diversi come temperamento e sensibilità!

Al caro vescovo Pasini, assieme al ricordo fatto di preghiera, vogliamo dire una sola parola: grazie!

(tratto da “Vescovi, preti, suore, amici”, di don Domenico Magri - Likecube - 2012)

Per leggere altri profili, basta cliccare sul nome scelto nella pagina dedicata.

Questo sito utilizza cookies tecnici, cookies analytics e cookies di terze parti per ottimizzare la navigazione e per rendere possibile
il funzionamento di alcune componenti. Proseguendo nella navigazione, acconsenti all'utilizzo dei cookies.