Profili di preti: don Franco Guiduzzi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON FRANCO GUIDUZZI
16 febbraio 1924 - 9 settembre 2005

DonFrancoGuiduzzi

Don Franco aveva, come si dice, l’argento vivo addosso: mai fermo! Era un parmigiano doc, cresciuto nel centro storico. Fondatore della Chiesa di S.Maria della Pace, parroco per poco tempo di Castrignano, parroco di Santa Croce, responsabile di Emmaus con le Case di riposo come successore di mons Boraschi. E così è riuscito a costruire Villa S. Ilario, la Cappella S.Ilario e il grande refettorio di S.Bernardo. Ma sopratttutto ha “costruito” in Villa S. Ilario un clima caldo di affetto con l’accompagnamento fraterno dei preti anziani. Ha amato la Chiesa di Parma e la sua gente.

- nato a Parma il 16 febbraio 1924
- deceduto a Parma in Casa di Cura Piccole Figlie il 9 settembre 2005
- ordinato  presbitero in Cattedrale a Parma il 29 giugno 1948 da  mons. Colli
- Cappellano a Colorno dal 1948 al 1954
- Parroco a S. Maria della Pace dal 1954 al 1970
- Parroco a Castrignano dal 1970 al 1972
- Economo Spirituale a Riano nel 1972
- Parroco a S. Maria in S. Croce dal 1972  al 1991
- Direttore Ufficio Liturgico dal 1963 al 1966
- Responsabile di Emmaus (Villa S. Bernardo, Villa S. Ilario, Villa S. Clotilde) dal 1992 al 2002
- Direttore Ufficio Pastorale Salute diocesano e regionale
- Delegato Episcopale per la Testimonianza del Popolo di Dio dal 2000 al 2003
- Presidente Fondo di Solidarietà per il Clero dal 2002
- Segretario della Visita Pastorale dal 2003 al 2005.

Quando, poche ore dopo la  sua morte, sono andato a pregare davanti alla sua salma, con sentimenti di commozione profonda mi sono detto: "Finalmente don Franco riposa, con i piedi stanchi e nudi, dopo avere fatto tanta strada nei lunghi anni della sua vita". È sempre stato difficile il "fermo immagine" di don Franco, un prete di una attività instancabile, sempre in movimento. Ordinato sacerdote nel 1948, è stato cappellano a Colorno, parroco a S. Maria della Pace, dove la nuova chiesa era quasi finita, ma c'era da costruire una nuova comunità, parroco a Castrignano di Langhirano, per 19 anni parroco a Santa Croce, per 9 anni presidente e animatore spirituale del Centro Emmaus per gli anziani, dove tutto parla di lui e dove è stato padre, fratello e amico di tutti.
Al Centro Emmaus, continuando l'opera dell'indimenticabile fondatore Mons. Boraschi, don Franco è stato un grande costruttore: Villa S. Ilario per ospitare i sacerdoti, la grande e maestosa sala da pranzo di Villa San Bernardo, la Cappella di Villa S. Ilario e la palazzina direzionale. Non bisogna inoltre dimenticare che ha preso in consegna dalle Suore del Buon Pastore il pensionato femminile di S. Clotilde e lo ha inserito come terzo polo nel Centro Emmaus.
Da buon prete quale era, è stato una saggia guida spirituale per tutti: preti, suore, ospiti, operatori, con una particolare attenzione al gruppo dei volontari, che sono il fiore all'occhiello di Emmaus.


Venendo via da Emmaus nel 2002, il suo impegno non ha avuto sosta: ha continuato il suo servizio prezioso nella pastorale della sanità a livello regionale diocesano, ha fatto assistenza spirituale alla Casa di Cura Piccole Figlie, è diventato segretario del Vescovo per la Visita pastorale...

I malati erano la sua "passione" e adesso è facile pensare che il "Calvario" della sua malattia è la prova che non è stato capace solo di confortare gli altri, ma, venuta la sua ora, ha saputo dare l'esempio della sua fede e del suo coraggio nella sofferenza della malattia che lo ha portato alla morte. Don Franco ha stupito tutti per lo spirito con cui si è avvicinato, giorno per giorno, all'incontro con il suo Signore: è morto da vero uomo, da vero cristiano, da vero prete. Possiamo dire che ha fatto della sua morte una autentica e solenne celebrazione: è stata la sua ultima Messa, la più preziosa, davanti a Dio e davanti a tutti noi.

Don Franco era comunque un punto di riferimento per tanti, che in città, dove lui era nato, lo conoscevano, lo apprezzavano e sentivano il bisogno della sua parola di luce e di speranza che sapeva trasmettere a tutti: basta pensare al caso drammatico Silocchi-Nicoli.

Era soprattutto il grande amico dei preti, di tutti i preti, dai quali era riamato, perchè si sentivano raggiunti dalla sua attenzione affettuosa sempre, ma particolarmente nei momenti della sofferenza e della malattia: quante corse all'ospedale, appena veniva a conoscenza del ricovero dei sacerdoti!

Sento il bisogno di aggiungere che la mia vita si è intrecciata spesso con la sua e sempre in modo positivo e fecondo per me.
Quando lui era parroco a S. Maria della Pace, io ero parroco a Ognissanti, mentre il compianto don Celso Pelosi, morto giovane a Roma in un incidente stradale nel 1976, era parroco a Santa Croce. Mi ricordo che avevamo stretto un sodalizio amicale e pastorale a tre: quanti contatti e scambi di esperienze! Eravamo giovani e su di noi spirava forte e impetuoso il vento nuovo del Concilio.
Non ci siamo persi di vista neppure quando io sono andato parroco a Langhirano. E a Langhirano è arrivato un pomeriggio dei primi giorni di maggio del 2002, a nome del Vescovo, a chiedermi di lasciare Langhirano e di sostituirlo al Centro Emmaus: non aveva dimenticato il mio indirizzo! Ho il fondato sospetto che sia stato don Franco a suggerire il mio nome al Vescovo.

Tutti sappiamo che amava la montagna e compiva spesso imprese anche spericolate, secondo lo stile del suo temperamento: nella vita sapeva infatti affrontare situazioni difficili con molta fede e molto coraggio.
Solo due volte io sono stato suo compagno di escursione. La prima volta nel 1960, quando ero in vacanza a Cervinia, dove un bel giorno mi è capitato davanti per caso e mi ha subito trascinato sui ghiacciai del Plateau Rosa, fino alla cima del Braithorn a 4170 metri di altitudine.
La seconda volta è del 29 maggio 2003, appena due anni fa, quando forse la malattia era già in agguato. Con don James Schianchi, nostro comune amico, abbiamo fatto una "scampagnata" sui miei monti di Calestano e abbiamo mangiato insieme in località Colnello, nella casa-rifugio che avevamo a disposizione. Eravamo allegri: era allegro e pieno di brio anche don Franco, che non sapeva certo della malattia che lo aspettava. In fatto di convivialità gioiosa don Franco non era secondo a nessuno!
Alcuni giorni dopo mi ha colto di sorpresa con un gesto che rivela la sua sensibilità e la esuberanza della sua amicizia. È arrivato con una bella foto che lui aveva scattato a me e don James: con la foto aveva fatto confezionare un quadretto e dietro aveva scritto una breve composizione poetica, con tanto di rima, che termina così:
"Qui l'amicizia ci ha chiamati a convegno
e qui siamo in cerca di fraterno sostegno".
E qui, aggiungo io, c'è tanta parte del fantastico personaggio "don Franco Guiduzzi".
Naturalmente il quadretto me lo sono attaccato alla parete e lo conserverò come una reliquia!

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)

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