Profili di preti: don Mario Poli

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON MARIO POLI
31 gennaio 1925 - 23 febbraio 1996

DonMarioPoli

Don Mario era tante cose per tutti: amico, artigiano di qualità per ogni situazione che richiedeva il suo intervento, volontario e animatore della Pubblica Assistenza di Langhirano.... Ma era soprattutto un prete innamorato delle sue parrocchie. Era una forte personalità e molto popolare, amato e stimato dai tanti che lo hanno accostato e hanno avuto bisogno di lui. È stato chiamato in curia per dare l’avvio, a livello diocesano, dell’istituto per il sostentamento del clero, nato dal dal concordato con il governo Craxi. Ha sofferto molto nella malattia, durata alcuni anni, che lo ha portato alla morte. Eravamo tanto amici e come amico e e sacerdote l’ho seguito nella sua malattia fino all’ultimo giorno. Il suo è stato un funerale commosso e molto partecipato.

- nato a Soragna il 31 gennaio 1925
- ordinazione sacerdotale 29 giugno 1948
- cappellano a S.Leonardo1948-1949
- parroco a Torricella 1949 – 1953
- parroco a Torrechiara dal 1953 fino alla morte
- ammnistratore parr. ad Arola e Casatico fino alla morte
- insegnante di religione
- impegnato in Curia per dare l’avvio a livello diocesano all’Istituto per il sostentamento del Clero
- deceduto il 23 febbraio 1996 all’Ospedale Maggiore
- funerale nella Chiesa di Torrechiara

Alla Messa nel primo anniversario dalla morte 23 febbraio 1997
Don Mario era un pellegrino dell'assoluto e nella sua vita ha sempre faticato a scalare l'altissima montagna dell'assoluto. Quanti sogni e quante ansie durante la sua vita, e quanti interrogativi inquietanti si poneva durante la sua malattia lunga e dolorosa!
Facendo riferimento alla prima lettura della Messa, possiamo dire che si sentiva proprio vittima designata come Isacco: ed in lui era subito terrore ed angoscia. Poi, improvvisamente, la sua fede gli offriva squarci meravigliosi di luce (Vangelo), perchè sentiva di avere Dio dalla sua parte (II lettura).

La sua malattia è stata un'altalenante susseguirsi di questi atteggiamenti, ma con l'accento sempre più insistito sugli interrogativi che gli erano posti dalla realtà della sofferenza sua e di quelli che soffrivano accanto a lui: anche la sofferenza degli altri accresceva, nel suo animo sensibile, il peso della sua angoscia e rendeva più acuti gli interrogativi.
“Signore, sia fatta la tua vo E questo non è stato segno di debolezza di fede, ma segno di una fede matura, appunto perchè fede difficile. Basta risentire le sue frasi trovate in fogli sparsi e stampate nella sua immagine-ricordo dopo la sua morte:
lontà, ma la sofferenza, troppa e lunga, fa paura! Signore, pietà!”.
“Signore, il mistero della vita è tuo, come tuo è tutto”.
“Ho visto tanti altri ammalati, Signore, pietà!”.
Non sempre la fede facile e sicura di sé è la fede migliore, perchè corre il rischio di essere una fede facilona e la faciloneria non piace a nessuno, nemmeno a Dio.

Ho detto prima che don Mario era un pellegrino dell'assoluto: mi sento di poter aggiungere che era un pellegrino solitario dell'assoluto: proprio lui, che ha consacrato la sua vita per gli altri ed era diventato una specie di pronto soccorso per tutti, è stato sostanzialmente un solitario.
Ho l'impressione che non ci siamo accorti di questa sua solitudine, fino a quando è stato bene di salute: abbiamo appena fatto in tempo a fare breccia nella sua solitudine durante la sua malattia.
La visita dei suoi amici e dei suoi parrocchiani durante la sua malattia lo riempiva di una grande gioia e gli permetteva di dimenticare per un attimo la sua sofferenza.
C'era in lui perfino una reazione infantile di stupore gioioso, per tanta attenzione nei suoi confronti. Lui dava sempre se stesso a tutti ed era il primo a meravigliarsi che altri si interessassero con affetto di lui: e ne era tanto felice.

Non nascondiamoci dietro un dito: forse invece nel lungo periodo che è stato in mezzo a noi ed era pieno di vitalità e correva sempre e correva per tutti, non sempre lo abbiamo capito, non sempre lo abbiamo confortato con le nostre premure affettuose, non sempre lo abbiamo apprezzato come meritava, anche perchè lui per primo si chiudeva in se stesso, felice di essere utile a tutti nei modi più impensati, ma quasi pauroso di pretendere riconoscenza e affetto, appunto perchè ne sentiva tanto bisogno.
Mi sovviene il bellissimo passo dell'omelia del vescovo mons. Cocchi al suo funerale. Ha detto pressapoco così: “Don Mario è stato un grande aggiustatore. Sapeva fare di tutto, riparava da solo le sue chiese, aggiustava motori e impianti di ogni tipo, ma soprattutto sapeva riparare le famiglie e le coppie quando si creavano dei guasti al loro interno”.
Don Mario è stato dunque aggiustatore di chiese, di oggetti, di impianti, di motori: mi chiedevo sempre com'era riuscito a imparare tante cose.
Ma don Mario, come ha detto il vescovo, è stato soprattutto un grande aggiustatore di anime, di coscienze, di famiglie, e in particolare dei ragazzi e dei giovani. Ha sempre dimostrato una cura premurosa verso le ragazze bisognose di speciale attenzione e protezione, che erano accolte con amore dalle Suore Orsoline di Verona nella loro casa qui a Torrechiara. Avevano difficoltà di famiglia o addirittura erano senza famiglia: le chiamava figlie con una tenerezza infinita!

Quanto dobbiamo essere riconoscenti a don Mario! Quanto dobbiamo temere di dimenticarlo! Sarebbe un oblio non solo colpevole, perchè segno di mancanza di civiltà umana e cristiana, ma anche disastroso per noi perchè provocherebbe l'inevitabile sperpero della sua preziosa eredità.
Ho ancora nel cuore e negli occhi le immagini del suo funerale: è stato un vero trionfo! Quando, dopo la Messa esequiale alla testa del corteo funebre, sono arrivato in fondo alla strada che viene giù dal castello e mi sono girato, ho visto una fiumana di gente che scendeva dietro alla sua bara e piangeva!
In quel momento, finalmente tutti avevamo capito tutto di don Mario: non era troppo tardi e non è ora troppo tardi, a condizione che ci impegniamo a percorrere le traiettorie di cammino che lui ha tracciato per noi con il suo insegnamento e il suo esempio di uomo, di cristiano e soprattutto di prete, di grande prete.

Io personalmente, che ho avuto la fortuna di stargli vicino nella salute e nella malattia fino all'ultimo giorno e di averlo avuto come amico carissimo e saggio consigliere, devo ringraziarlo perchè mi ha insegnato e trasmesso tante cose importanti che conservo gelosamente nel mio cuore.
Ma tutti dobbiamo ringraziarlo e sentirlo sempre con noi: questa è una delle meraviglie della nostra fede. Lui è presso Dio e in Dio noi lo possiamo raggiungere sempre con la preghiera e il pensiero affettuoso e sappiamo che lui può fare altrettanto per noi. Grazie, don Mario!

(da  “I miei preti....I nostri preti” di  don Domenico Magri  Tipo Lito Grafica Langhiranese - 2008)

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