Profili di preti: mons. Franco Grisenti

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. FRANCO GRISENTI
26 gennaio 1923 - 2 marzo 2010

MonsFrancoGrisenti

Grande prete e grande protagonista della nostra Chiesa di Parma!
Don Franco era tanto più alto di noi come personalità e nello stesso tempo era così vicino a noi, così nostro, così attento a tutti, al punto da prevenire spesso le nostre richieste e attese.Insomma: un personaggio unico e irripetibile!
Vorrei aggiungere una nota doverosa sul prete don Franco: attraverso le sue mani sono passati tanti soldi, ma non si sono fermati: sempre e solo per gli altri.Posso garantire, come Esecutore Testamentario, che è morto povero: poche migliaia di euro, l'appartamento in affitto con arredamento semplice e modesto, nessun immobile di sua proprietà. L'unica "ricchezza": un numero incalcolabile di dischi, spesso ricevuti in dono, per ascoltare la sua amata musica. Un gruppo di amici negli ultimi anni si era autotassato per fornirgli ogni mese la somma necessaria per le sue spese di casa. È stato ammirato e anche discusso e criticato, ma la migliore risposta è stata la sua morte in totale povertà personale.

- mons. Franco Grisenti (al civ. Giorgio)
- nato a Golese il 26 gennaio 1923
- ordinato sacerdote il 29 giugno 1946
- cappellano a Ognissanti dal 1946 al 1949
- parroco a Berceto dal 1949 al 1968
- dal 1968 Canonico della Basilica Cattedrale
- dal 1972 al 1996 Vicario Generale della Diocesi al fianco di mons. Pasini e di mons. Cocchi
- dal 1997 al 2000 Delegato Episcopale
- membro della Commissione CEI per l'edilizia di culto
- direttore dell'Ufficio amministrativo diocesano
- prelato d'onore di Sua Santità
- deceduto il 2 marzo 2010

Veramente era stato registrato all'anagrafe con il nome di Giorgio, ma poi, chissà perchè, di fatto è sempre stato chiamato Franco. Ma con il suo nome c'è sempre stata un po' di variazione sul tema. In Seminario lo chiamavano "il Griso", che era il capo dei "bravi" manzoniani: era certamente solo un riferimento alle sue già evidenti doti di leader. E quando è diventato monsignore, tanti, soprattutto quelli di Ognissanti e di Berceto, non hanno cessato di chiamarlo don Franco. Quando poi è diventato un personaggio anche a livello extra ecclesiastico, il cognome veniva in un certo senso secolarizzato e spesso lo chiamavano semplicemente Grisenti, senza mons. e senza don.

Era nato per ultimo, decimo figlio, dimostrando abbondantemente che non aveva dovuto accontentarsi delle energie fisiche e mentali lasciate a lui dai precedenti nove fratelli e sorelle.
L'inizio dell'uso di ragione (lo dice lui stesso nel testamento spirituale) è coinciso con il desiderio di farsi prete. E prete lo è diventato nel giugno 1946. Subito a Ognissanti come cappellano per tre anni. È lì che ha imparato a fare il prete: ha imparato dalla gente sanguigna e sincera dell'Oltretorrente e da quel maestro di vita sacerdotale che era il parroco don Giacomo Antolini. Io sono succeduto nel 1958 a don Antolini e lui era già andato a Berceto nel 1949. Ho fatto subito i conti con la sua incredibile inventiva e capacità di organizzatore. Ad es. non ho fatto che continuare l'iniziativa del Servizio Buona Stampa, con il quale tutte le settimane "invadeva" tante parrocchie della Diocesi con il Vittorioso (ah, Jacovitti!) e con la rivista femminile Alba. Le parrocchie della città venivano a prendere la stampa da noi, mentre noi pensavamo a portare la stampa alle corriere che partivano per la bassa, la collina e la montagna. Idea geniale di don Franco: mica male come inizio!
A Berceto, succeduto come parroco al "mitico" don Achille Monti, è esploso con la sua intelligenza e sensibità pastorale: quante fatiche, ma anche quante soddisfazioni con quella gente buona che si è incollata a lui, mentre lui a sua volta ha continuato a rimanere incollato a Berceto, una volta diventato Vicario generale: per Berceto aveva una autentica passione, favorita anche dalla particolare devozione che nutriva per la Madonna delle Grazie.

La sua nomina a vicario generale, pur conoscendo in tanti la sua intelligenza e quadratura mentale e temperamentale, è stata accolta con stupore. Non fosse altro per questa scelta, bisogna dare atto che il vescovo mons. Pasini aveva visto giusto: ha fatto venire giù un prete dalla montagna, mentre tanti pensavano a qualche personaggio di rilievo della Curia e dintorni.
Io non comincio neppure a descrivere in dettaglio tutto quello che ha fatto come Vicario generale con la sua irruzione benefica su tutta l'area diocesana, attraverso la sua opera pastorale e le sue intuizioni di ogni tipo. Basta citare le Chiese di periferia; la riparazione dei danni del terremoto del 1983; la impresa titanica, durata decenni, per riportare alla loro bellezza nativa il Battistero e la Cattedrale, senza dimenticare il Duomo di Berceto a lui tanto caro; l'impegno determinante per fare sorgere dal nulla il grande complesso di Emmaus con Villa S. Bernardo e Villa S Ilario, rifugio provvidenziale per i preti anziani; l'aiuto sempre pronto ai parroci, con l'indicazione delle strade da percorrere per avere i locali e l'ambiente adatto per aggregare i giovani e gli adulti nelle parrocchie. Sono certo che non ci sia un parroco che non abbia motivo di pensare a lui con riconoscenza. Sapeva arrivare perfino, secondo il suo stile, in maniera imprevedibile e quasi furtiva, con particolare riguardo alle parrocchie piccole e disagiate.
Nirone, ad es., parrocchia piccolissima di montagna in quel di Palanzano, composta prevalentemente da anziani e priva ormai da tempo di parroco residente, nelle partecipazioni funebri sul giornale si è fatta voce, senza volerlo, della riconoscenza delle altre parrocchie per tutto il bene ricevuto. È stato un gesto bellissimo e significativo sfuggito magari a tanti, che hanno forse cercato invece le partecipazioni ritenute più importanti. Tra l'altro ho saputo che alla sera si sono passati la voce e si sono trovati insieme a pregare con il Rosario per il loro Benefattore: una prova magnifica di sensibilità.

In poco tempo mons. Grisenti è diventato un punto obbligato di riferimento anche per la società civile di Parma. Ma non solo. È stato chiamato a Roma a partecipare attivamente a una Commissione nazionale della CEI: anche a Roma era diventato di casa. Ne abbiamo avuto una prova quando il presidente Napolitano è venuto in Cattedrale a visitare la Cupola del Correggio: al Custode ha chiesto notizie di mons. Grisenti!
Mons. Grisenti ha percorso tante volte le strade della Diocesi per incontri pastorali, ha predicato i Ritiri ai sacerdoti e ai laici, gli Esercizi spirituali alle suore, ha fatto omelie e interventi ricchi di dottrina e di suggerimenti preziosi per cogliere i segni dei tempi.
Ma c'è anche qualcosa d'altro da rimarcare e non è meno importante: ha saputo costruire una "ragnatela" infinita di rapporti interpersonali che gli hanno permesso di aprire tante porte, prima di tutto le porte dei cuori.
E quante altre cose ancora ha fatto!

E poi...e poi ... il calvario della sua sofferenza fisica, cominciata nel 1994 e terminata con la morte. Ma proprio in questo lungo periodo di sofferenza, ha convinto anche chi ne aveva voluto dubitare, dello spessore della sua fede di cristiano e di prete. A questo proposito basterebbe leggere i due bellissimi Testamenti spirituali che ha lasciato: uno scritto nel 2006 e l'altro nel 2008.
Bisogna proprio dire che con la morte di mons. Grisenti si è chiusa un'epoca irripetibile nella nostra Diocesi. Sta ora alle nuove generazioni di sacerdoti e di laici tentare un rinnovato approccio pastorale con i tempi che cambiano, facendo tesoro delle traiettorie di cammino indicate da questo grande prete.
Era un prete grande anche per motivi che non solo non sono estranei, ma possono essere benissimo funzionali alla missione sacerdotale.
Mons. Grisenti aveva molti interessi culturali ed artistici, ma aveva soprattutto l'interesse per la musica. Era un ottimo suonatore d'organo e ha favorito il restauro e la costruzione di organi nelle Chiese della Diocesi, a cominciare dall'organo della Cattedrale e della Cripta, del Duomo e del Santuario di Berceto, dedicato alla cara sorella Lina. In casa aveva una raccolta completa di dischi di musica classica. Soprattutto negli ultimi anni, assieme alla preghiera, era l'ascolto della musica a dargli conforto.
Mi ricordo che quando ero cappellano a Fornovo, era venuto giù da Berceto per consegnarmi alcuni dischi di musica classica e così ha avviato anche me all'amore per la musica.

Nonostante fosse un tipo non molto espansivo, aveva le sue delicatezze e finezze di comportamento, anche nei piccoli gesti: ad es. ogni tanto mi arrivavano stecche di cioccolata per i preti di Villa S.Ilario.

Io stesso sono ancora stupito del gesto di fiducia che mi ha dimostrato quattro anni fa scegliendomi come Esecutore Testamentario. Mi chiedo ancora: come mai ha scelto me?
Una cosa è certa: gli ho sempre voluto bene. L'ho visto per l'ultima volta all'ospedale tre giorni prima della sua morte. Con i tubi e gli strumenti che aveva addosso, non riusciva a farmi sentire la sua flebile voce, ma ha potuto sentire le mie parole di affetto, di fede e di riconoscenza: ascoltava commosso.

Il funerale è stato degno della sua personalità, con il Vescovo che nell'omelia ha parlato in modo perfetto, come se lo avesse sempre conosciuto: ci voleva proprio questa omelia!
Un solo rammarico, se mi è permesso essere sincero fino in fondo. Alla fine, al momento del commiato liturgico, sarebbe stato bello fare uscire dal "recinto" dei transetti un centinaio di preti venuti al funerale, per affollare il prebisterio attorno alla bara, assieme con il Vescovo. Sarebbe stata una scena piena di calore fraterno (noi preti ne abbiamo tanto bisogno!) e di significato ecclesiale davanti ai fedeli in Cattedrale.
E poi ho un desiderio. Il Vescovo alla morte di mons. Grisenti ha fatto un bellissimo annuncio sul giornale a nome della Diocesi: lo meritava! Vorrei che il vescovo, che vive la paternità per i preti senza distinzioni, facesse altrettanto per tutti, anche per i preti considerati i meno importanti. Così ci sto dentro anch'io!
don Domenico Magri – 5 marzo 2010

(da ““Preti e non solo” di don Domenico Magri, Grafica Langhiranese Editrice – 2010)


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