"La Parola come uno specchio"
Diamo voce al Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017 con alcune testimonianze della nostra Comunità diocesana che, quotidianamente, vivono la dinamica del Dono attraverso l'incontro che mette al centro la Parola di Dio e la Persona.
Fra Francesco Ravaioli (nella foto insieme con Fra Roberto, a destra), originario di Ravenna, è un giovane francescano dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali; sacerdote dal 2009, vive nella nostra diocesi di Parma – nel Convento di San Francesco in Strada del Prato – da circa un anno e mezzo. Presta Servizio di pastorale universitaria e, insieme con i suoi confratelli, condivide le celebrazioni liturgiche e la preghiera nella piccola chiesa dell’Oratorio dell’Immacolata, accogliendo e accompagnando i giovani che sentono il bisogno di una guida nel cammino della Vita e della Fede.
A proposito del Messaggio del Papa sulla Quaresima: c’è un aspetto su cui ha sentito il bisogno di soffermarsi?
“Sì, la parte finale laddove fa riferimento ad una frase del Vangelo: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”. “(…) neanche se uno risorgesse dai morti”!….: è il riferimento a un’esperienza straordinaria…che Gesù vive su di sé. Per similitudine, è come se volesse ammonire: “se non sei capace di prestare ascolto alla Parola che ti chiede di cambiare, di aprire gli occhi sulla tua vita…sui tuoi “attaccamenti”…non ti dice niente! neanche Gesù che muore e risorge!” Ecco: questo contrasto tra l’ordinarietà della Parola e la straordinarietà della Resurrezione mi scuote molto e rifletto che in questo il Papa abbia inteso la Parola di Dio come il Dono capace di convertire. Noi cristiani praticanti siamo fortemente esposti alla tentazione di ascoltare sì la Parola senza però metterla in pratica. E allora l’evangelista Matteo sopraggiunge a ricordarci che chi ascolta e mette in pratica costruisce la casa sulla roccia; chi ascolta e non mette in pratica costruisce invece sulla sabbia…per cui dura poco! Per aiutarci ad ascoltare la Parola e costruire sulla roccia, Papa Francesco ci mette di fronte l’esempio decisamente negativo del ricco anonimo…per farci rispecchiare in lui e incoraggiarci a “vedere” ciò che dentro di noi non va: la Parola come uno specchio, capace di discernere…Se non l’ascolti come puoi conoscere te stesso?!...Alla fin fine chi “parla” a te sei sempre tu!...che continui a giustificarti e a raccontartela sempre a modo tuo….e non cambi mai niente! Ma vivere, e vivere spiritualmente, significa uscire dai nostri tanto piccoli schemi autoreferenziali…..significa cambiare!”
La Parola è un Dono: in relazione alla sua vita a cosa pensa in particolare?
“In questo periodo il mio pensiero corre alla Lettera agli Ebrei cap.10 vers. 5-10 che, presentando l’immagine di Gesù che è sacerdote ed offre la propria vita, cita il Salmo 40: “un corpo, Signore, mi hai preparato per fare la Tua Volontà”. Mi esorta a meditare la dimensione di Gesù che accetta spontaneamente di fare anche ciò che gli costa: sacrificarsi sulla Croce. Citando il Salmo 40 la Lettera “s’incarna” nella mia vita e ne “rivela” il senso: con il mio corpo “celebro il Sacrificio” quando accolgo l’altro, quando gli sorrido, quando riesco a farlo sentire creatura Amata da Dio. Quello che Gesù vive in modo radicale “offrendosi” sulla Croce cerco di viverlo nella vita di tutti i giorni “offrendomi” alle persone che incontro e dando valore anche, e soprattutto, a ciò che mi “costa” fare. In tutto questo ho “un Testimone” che per primo si è sacrificato per me, che quindi mi rincuora e mi sorregge con sollecitudine: tutti i giorni mi “nutre” con il Suo Sangue e con il Suo Corpo e rinnova in me la consapevolezza di aver ricevuto un grande Dono.”
L’altro è un dono: come lo vive nella sua quotidianità?
“ Gli altri per me sono un Dono sotto vari aspetti. Quando un po’ mi scomodano, mi (ri)mettono in cammino perché mi sorprendono o mi mettono in discussione o, molto spontaneamente, mi mettono in evidenza atteggiamenti che, dentro di me, “sento” e so di dover convertire. Da questo punto di vista “gli altri” sono un Dono nelle persone dei miei confratelli: la famiglia religiosa con cui vivo da mattina a sera condividendo la quotidianità della convivenza, la preghiera, l’Eucaristia ma anche “il perché?” andiamo avanti insieme. Altro Dono sono le persone che incontriamo nel nostro Servizio di Apostolato e a cui ci relazioniamo in atteggiamento di ascolto. Personalmente, sono impegnato nella pastorale universitaria: è faticoso ma anche molto bello ed edificante l’approccio con i giovani che si affacciano alla Vita. L’università infatti è un po’ un “tirocinio” di quelle che sono le difficoltà del vivere quotidiano: la complessità degli studi, le problematiche legate all’affettività, l’esigenza di dover fare delle scelte per il proprio futuro e di discernere in una prospettiva di pienezza. Tutti aspetti questi che, se vissuti con fiducia e responsabilità, aiutano a maturare una Fede adulta e a crescere come donna, come uomo, capaci di “stare in piedi” con autenticità e creatività di fronte agli accadimenti. Infine, ma non per ultimo, l’altro è un Dono nelle persone indigenti. Concretamente quello più direttamente coinvolto con i bisognosi è Fra Roberto (nella foto insieme con Fra Francesco, a sinistra): nell’assoluta semplicità offre il suo Servizio alla Mensa del Povero in via Turchi, gestita dalla Caritas Diocesana. Inoltre durante la settimana capita spesso che qualcuno venga a bussare alla porta del nostro Convento per cui, a latere, siamo partecipi pure noi altri frati, anche sostituendo Fra Roberto quando lui è assente: sostanzialmente ci siamo dati la regola di non regalare soldi bensì di “farci compagni di viaggio”. Più che una ginnastica delle gambe che si muovono per andare incontro all’altro – che male non fa, altrimenti si sta sempre seduti!! – è per ciascuno di noi una “ginnastica” della disponibilità d’animo.”
Come ha scelto di vivere questo tempo di Quaresima?
“ Insieme con i miei confratelli stiamo vivendo una condivisione comunitaria del percorso quaresimale rispetto al quale ci siamo dati due piccoli segni: rinunciare ai dolci e al vino per quaranta giorni. A parte questo, ciascuno poi vive il suo personale Cammino di Fede che lo richiama a riflettere e a discernere “più da vicino”. Io, per esempio, mi sono (ri)proposto di essere un po’ più ordinato, nella gestione dello spazio e, specialmente, del tempo. Ovvero soddisfare la necessità di “porre dei confini” un po’ più precisi: alle volte per custodire un lavoro ben fatto, altre volte per salvaguardare l’essenziale esigenza del riposo ed evitare così l’insidia di “rimanere fermo in una terra di mezzo” che poi rischia di non essere feconda. Il Signore “parla” nel silenzio. “Ritagliare” un momento di quiete, dentro di me e intorno a me, per mettermi in ascolto: un grande Dono da accogliere e valorizzare.”
…..E’ l’esercizio del silenzio interiore, che aiuta ad entrare in contatto vivo con il Signore: nutrimento che dà vigore, Passione, Consolazione…per poter “essere” sempre più e meglio….un Dono!
Lucia Alfano
(Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali)