Diocesi di Parma

"Lasciar fare a Dio"

Diamo voce al Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017 con alcune testimonianze della nostra Comunità diocesana che, quotidianamente, vivono la dinamica del Dono attraverso l'incontro che mette al centro la Parola di Dio e la Persona.

Domenico e Alice, entrambi di origini campane. Nove anni di Matrimonio  impreziositi dalla luce della fede e dal Dono della nascita dei loro quattro bambini: Teresaelisabetta, Gaetano, Annachiara e Silvestropio. Una famiglia che ha scelto di vivere al Servizio della Chiesa locale, adesso anche abitando il Centro Diocesano di Spiritualità Familiare “La Tenda di Sara e Abramo”. Terziari francescani, in cammino con la Fraternità di Famiglie del “Progetto Nazareth”: famiglie che, avendo scelto Cristo come fondamento del loro Matrimonio e prendendo a modello il “Sì” di Maria a Dio e la testimonianza della sua comunione di fede e d’amore con San Giuseppe, scelgono di vivere al Servizio della Chiesa universale e locale sulle orme di San Francesco d’Assisi.
Domenico: Operatore socio-sanitario (OSS) all’ospedale “Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia; un’esperienza come maestro di Kung Fu e volontario della Croce Rossa al suo paese d’origine. A 26 anni la conversione grazie all’incontro con sr. Elvira che, a quel tempo, svolgeva il suo Apostolato a Casoria (NA) e ad un percorso sui Dieci Comandamenti guidato dal suo amico Fra Damiano. Promotore della Gifra (Gioventù Francescana), nata a Parma come realtà di appartenenza diocesana per “fare famiglia” e camminare in comunione con tutte le altre realtà diocesane. Da circa sette anni, incoraggiato e sostenuto dalla moglie, Domenico ha intrapreso il cammino verso il diaconato. Alice: la gioventù trascorsa tra le file dell’ACR, una professione di modellista: oggi si dedica a tempo pieno alla vocazione di moglie e mamma con non pochi sacrifici economici.

Testimonianza7 2017Cosa vi ha colpito di piu’ del messaggio di Papa Francesco per la quaresima 2017?
"Un Messaggio che noi abbiamo ricevuto come la “tappa” di un Cammino e che ci ha fatto sentire la vicinanza del Papa come suoi figli e fratelli nella fede. Un’occasione per ripensare alla nostra formazione di terziari francescani; il fulcro, infatti, è stata proprio la parola (Per)Dono che si coniuga bene con la parola "fraternità" a cui il Papa fa riferimento: evitare la scomodità dell’incontro col fratello vuol dire precludersi d’incontrare Gesù. Il fratello non ce lo scegliamo noi, ci è donato e siamo chiamati a prendercene cura così com’è. Un richiamo a “lasciare tutto” per seguire il Signore: sequela che non di rado c’interroga fortemente e talvolta ci mette in crisi. Il fare memoria degli eventi che hanno contribuito a dare vita alla nostra famiglia s’intreccia con il verbo “lasciare”. Per esempio: ci siamo sposati in situazione di precarietà economica poiché entrambi avevamo appena perso il lavoro. Capitò che in quel periodo partecipammo ad un ritiro spirituale e durante la scrutatio risuonò forte in noi la Parola che Dio ebbe a dire anche ad Abramo: “ Vattene dal tuo paese, dalla tua patria (…) verso il paese che Io t’indicherò” (Genesi 12, 1). Ma meditando sul nostro futuro…davanti a noi non vedevamo alcunchè per cui la confusione e lo sconforto presero il sopravvento.” Dopo un paio di settimane accadde che Domenico fu contattato per prendere servizio all’ospedale di Fidenza – qualche anno prima aveva presentato domanda di assunzione….. “una Dio-incidenza ad hoc!” – la definisce Domenico - . “Un lasciare, il nostro, che nel corso del tempo e con l’incalzare degli accadimenti che abbiamo vissuto ci ha fortemente ammonito a non far parlare troppo l’io di noi stessi, bensì a “lasciar fare a Dio”. Un fidarsi e un affidarsi che attualizzato alla nostra vita di oggi diventa molto più impegnativo. Soprattutto in un contesto temporale e antropologico in cui “la famiglia” è poco considerata, piuttosto è bastonata!.... Tanto più quando si assumono comportamenti  che “escono dal coro” ….e che, a volte, rischiano il malinteso… con la conseguenza di essere giudicati male e messi “a margine”. Le difficoltà che viviamo sono tante…: lo Spirito Santo, attraverso i Sacramenti, e il sostegno della comunità ecclesiale ci vengono in aiuto. Da parte nostra ci sforziamo di vivere il Vangelo giorno per giorno, pure attraverso scelte di sobrietà e di condivisione con chi sta peggio, lasciando camminare davanti la Provvidenza: anche l’abitare questo luogo d’incontro e di preghiera è stato per noi un grande Segno dell’Amore di Dio “abbinato” immancabilmente alla coniugazione… del verbo “lasciare”!!  Fino ad un anno fa risiedevamo in città, a Parma, per cui abbiamo lasciato la certezza del ménage costruito negli anni intorno alla nostra quotidianità cittadina per accogliere, invece, un nuovo ménage – nuovi amici, nuovi ritmi…-  tuttora in divenire, dunque incerto nel prendere forma.”
Il Papa scrive che la radice di tutti i nostri mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio: qual è la vostra esperienza di famiglia?
“Cerchiamo di camminare “in compagnia” della Parola che nelle nostre varie vicissitudini è stata ed è motivo di forza e di conforto, con la particolarità che, spesso e volentieri, nel nostro rapporto di coppia, proprio la Parola è motivo d’incontri-scontri abbastanza vivaci: non siamo mai d’accordo su quello che vuole dirci!!
A parte questa nota d’ilarità, quando riusciamo – non ci è agevole perché, avendo tutti i bimbi piccoli, facciamo molta fatica a “ritagliarci” un attimo per stare noi due soli – condividiamo la meditazione della Liturgia del giorno. In alternativa, capita di ritrovarci a commentare la Parola per telefono in un momento di pausa dal lavoro. Oppure ciascuno dei due lo fa per conto suo quando può.”  E ci spiegano meglio: Alice, che si dedica a tempo pieno alla cura dei figli e della casa, ama coltivare il riposo e la quiete partecipando alla Messa feriale – se non accade che qualcuno dei bimbi, per un motivo o per un altro, resti a casa da scuola - . O si dedica alla preghiera delle Lodi  e alla meditazione di un brano del Vangelo nell’attesa che termini la seduta di logopedia di Annachiara – la figlioletta di quattro anni con disturbo congenito di ipocusìa bilaterale - . Domenico tutte le mattine si sveglia molto presto così da poter arrivare in anticipo sul luogo di lavoro, in ospedale a Reggio Emilia, e sostare una mezz’oretta in preghiera nella Cappella dove si svolge l’Adorazione Perpetua.

Quale  Parola è un Dono per voi?
“Oltre alla frase della Genesi di cui parlavamo poc’anzi, c’è anche una frase che il Crocifisso di San Damiano disse a San Francesco D’Assisi: “ Và e ripara la mia casa!” laddove “casa” era intesa come sinonimo di comunità dei credenti. Nella nostra vita di chiesa domestica: un’esortazione e un invito a “prenderci cura” e a metterci in gioco come famiglia in una prospettiva “aperta”, comunitaria, per essere “Segno” prima a noi stessi, poi anche per gli altri, nell’umiltà della carità fraterna.”

Quali persone vivete come un Dono?
Le nostre famiglie d’origine, noi due come marito e moglie nella reciprocità, i nostri figli, don Demetrio responsabile dell’Ufficio Famiglia, la Fraternità dell’Ordine Francescano Secolare a Parma, i fratelli compagni nel sentiero diaconale, il caro amico Frate Andrea che ha “adottato” la nostra famiglia, tutte le persone che, nelle varie occasioni, incontriamo qui alla Tenda di Sara e Abramo.
Per ultimo, ma non per questo meno importante, il Vescovo Enrico Solmi: nel tempo abbiamo sperimentato e goduto della sua vicinanza pastorale e umana; non solo una guida spirituale ma padre, fratello, amico…soprattutto in alcuni momenti particolarmente problematici per la nostra famiglia. Oltre al fatto che con lui abbiamo in comune la bella amicizia con le Clarisse di Fanano (MO).”

Nella vostra famiglia come avete vissuto il cammino quaresimale?
“Durante tutto l’anno, ogni giorno, cerchiamo di condividere un momento di preghiera insieme con i nostri figli, a volte riusciamo anche a recitare un Rosario. Il periodo quaresimale invece, è sempre caratterizzato da qualche “turbolenza”, cioè noi ci accorgiamo che è Quaresima perché la nostra serenità, in qualche modo, è messa alla prova. Quest’anno la “nostra” Quaresima è stata caratterizzata dal dover scrivere “nero su bianco” i pro e i contro del permanere a Parma, poiché si è delineata all’orizzonte la possibilità di un trasferimento lavorativo all’ospedale di Salerno quindi l’opportunità di “accorciare le distanze” rispetto alle nostre famiglie d’origine, con il vantaggio di far crescere i bambini circondati dall’affetto dei nonni. Tutto questo ha portato non poco scompiglio nel nostro rapporto di coppia e ci ha distratto un po’ dal “cuore” del tempo quaresimale.”

Quali sono oggi i vostri motivi di ringraziamento verso il signore, di cui fate memoria nel vostro cammino di coppia e di famiglia?
“La nostra vita di coppia e di famiglia non è mai stata facile ma siamo ricolmi di gratitudine verso il Signore che si è rivelato con il volto di un Dio fedele: senza risparmiarci momenti di grande scoraggiamento ci ha sempre sostenuti aiutandoci a risollevarci e riprendere il cammino. La nascita di ciascuno dei nostri figli è sempre stata accompagnata da situazioni di indigenza come la perdita del lavoro…ma ogni volta che si chiudeva una porta, la Provvidenza non ha mai mancato di aprire un portone.
Siamo molto grati a Dio per i figli che ci ha voluto donare! In particolare, per l’arrivo di Teresa, la nostra primogenita: “un Segno” di riconciliazione in un momento tribolato del nostro rapporto di coppia, insidiato dalla tentazione di mettere in discussione la scelta di esserci sposati.”

I motivi di ringraziamento di cui ci danno testimonianza Domenico e Alice sono davvero tanti… tra cui anche la conversione del cognato – marito della sorella di Alice - , e l’avvicinamento alla pratica religiosa del papà di Alice che, oggi, quotidianamente, prega con il Rosario e prende parte all’Eucaristia.  Una chiesa domestica, quella di Domenico e Alice, resa feconda dalla fatica di mantenere una Promessa, che tiene vivo il loro sentimento sponsale di reciproca benevolenza. La sobrietà, la spontaneità e la consapevolezza di essere creature di fronte al Creatore: lo stile quotidiano di una semplice famiglia, “impastato” con il lievito dell’affidarsi dalla Mano della Divina Provvidenza. 

Lucia Alfano
(Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali)

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