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Profili di preti: don Erminio Grassi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ERMINIO GRASSI
9 maggio 1932 – 1° giugno 1993

DonErminioGrassiDon Erminio è stato impegnato per anni in Curia nell’Ufficio amministrativo: per questo motivo forse si dimentica di lui la passione pastorale, la  fede e la spiritualità di sacerdote esemplare nei suoi impegni. Nonostante la malattia, durata oltre dieci anni, ha continuato a fare tutto come parroco, fino al Consiglio pastorale riunito in casa sua, proprio nella sera precedente alla notte che ce lo ha portato via per consegnarlo al suo Signore.

- Nato a Langhirano il 9 maggio 1932
- Ordinazione presbiterale 11 ottobre 1959
- Parroco a Musiare Superiore e Inferiore 1959 – 1970
- Parroco a Mattaleto e Strognano dal 1970 alla morte.
- Amministratore parrocchiale di Tordenaso 1970 – 1987
- Segretario Ufficio Amministrativo Diocesano e Consiglio Affari Economici dal 1970
- Deceduto il 1 giugno 1993 a Langhirano

Erano le ore notturne del primo giugno 1993: dieci anni fa. Fui svegliato di soprassalto dalla telefonata del nipote di don Grassi: “È morto lo zio don Erminio”. Mi sono vestito alla svelta, a mia volta ho svegliato per telefono il compianto don Mario Poli (don mario si sarebbe ammalato pochi mesi dopo: due anni e mezzo di sofferenze fino alla morte nel febbraio 1996). Arrivammo trafelati da don Erminio: aveva avuto uno sbocco inarrestabile di sangue che gli era stato fatale. Lo vegliammo fino al mattino, parlando di lui al Signore e parlando di lui fra noi due, suoi confratelli e amici. Il suo calvario era iniziato ben dodici anni prima: in quei dodici anni aveva combattuto la malattia con determinazioe e coraggio e non si era mai arreso.

Don Erminio era nato a Langhirano nel 1932 e ancora bambino era diventato “calestanese” perchè era venuto per un lungo periodo presso gli zii di Calestano. Per questo motivo io e don Erminio ci siamo conosciuti prima di trovarci in Seminario.
Questa conoscenza fin dalla nostra infanzia ha segnato profondamente il nostro rapporto che è sempre stato di grande amicizia.

Appena ordinato sacerdote è stato mandato parroco a Musiara, dove la canonica era assolutamente inabitabile. Allora don Erminio ha trovato un rifugio provvisorio in un solaio con gli zii che l'avevano seguito a Musiara. Facendo da manovale allo zio Emilio, valente muratore, ha costruito così la canonica nuova.
Come parroco di Musiara ha avuto l'intuizione di valorizzare le terre alte alle falde del Monte Caio, anche per dare lavoro alle famiglie della montagna, che non erano ancora entrate nel circuito del benessere: è stato così uno dei protagonisti della nascita e dello sviluppo del centro turistico attrezzato di Schia, dove ha costruito una bella chiesetta per il servizio religioso festivo. Sulla facciata della chiesetta qualche anno fa è stata collocata una iscrizione per ricordare a tutti, anche agli immemori, quanto ha fatto don Erminio.

Da Musiara, dopo la morte di don Mario Cenci, è stato trasferito nel 1970 a Mattaleto e gli sono state affidate anche le parrocchie di Strognano e Tordenaso. Sono tre comunità parrocchiali che lui ha amato e curato con assoluta dedizione, coltivando con tutti i parrocchiani un rapporto paterno e fraterno, fatto di saggezza spirituale e pastorale.
Naturalmente con il mio arrivo come parroco a Langhirano nel 1978, don Erminio e io ci siamo trovati ancora particolarmente vicini, e non solo a motivo della contiguità fra le parrocchie di Langhirano e Mattaleto.
Ma nonostante tutto l'amore che riversava ormai sulle nuove parrocchie, bisogna ammettere che a Musiara e a Schia aveva lasciato una parte del suo cuore: ne parlava spesso anche a me con molta nostalgia e mi portava lassù ogni tanto per gustare e farmi gustare le meraviglie di quei luoghi.

Don Erminio non era un grande predicatore, ma era un amabile e interessante conversatore: era questa la sua arma migliore per il suo approccio alle persone. Stare in compagnia con lui era un vero piacere. La sua presenza alla mensa e agli incontri dei preti, che lui ha sempre aiutato e servito con amore e che andava a trovare a domicilio, era sempre particolarmente ambita e gradita a tutti.

Ha fatto tanti lavori per il decoro dei tre complessi parrocchiali di Tordenaso, Strognano e Mattaleto: mi viene alla mente il ripristino della fontanella con l'edicola religiosa della Madonna, davanti alla Chiesa di Tordenaso, la riparazione della Chiesa di Strognano, danneggiata dal terremoto e, in particolare, i lavori compiuti a Mattaleto: la riparazione del campanile (così bello!) e del tetto della Chiesa, la sistemazione dell'area verde per i ragazzi e i giovani con il campo da calcio e il nuovissimo locale dove si è insediato il Circolo Anspi. Vengono pure alla mente le Sagre della Madonna delle Grazie a Mattaleto, con la solenne Messa e processione al mattino e con la “mitica” Mattaletofest alla sera.
Fin dal 1970, una volta arrivato a Mattaleto, fu anche richiesto in Curia negli uffici amministrativi, dove si disimpegnò sempre con molta competenza e passione: era un settore per il quale si sentiva veramente tagliato. Anche in questa veste ha avuto modo di avvicinare e aiutare tanti preti nei loro problemi di carattere amministrativo.

E continuò a fare tutto quello che gli era possibile fare, nonostante la malattia, fino all'ultimo. Io, in particolare, sono testimone privilegiato della sua fede forte e cristallina: non dimenticherò mai la fede e l'umiltà con cui si è confessato da me appena una quindicina di giorni prima di morire.
I suoi parrocchiani a loro volta sono testimoni dello zelo pastorale di don Erminio: proprio la sera del 31 maggio, poche ore prima di morire, aveva tenuto la riunione del Consiglio pastorale, chiamando in casa sua i consiglieri.
È giusto mettere in rilievo la sua sensibilità verso gli immigrati, che ha aiutato e hai quali ha dato alloggio nei locali parrocchiali, quando si sono verificati i primi arrivi fra di noi. Confesso che su questi problemi e nell'atteggiamento da tenere verso gli immigrati don Erminio mi è servito come stimolo e come esempio.

Mi permetto di affermare che i parroci, nonostante i limiti che sono comuni ad ogni mortale, devono essere considerati grandi benefattori della comunità cristiana per il bene compiuto e le fatiche affrontate.
Purtroppo a volte mi immagino che con il passare degli anni, dopo la prima reazione emotiva di rimpianto, ci può essere la tendenza a dimenticare il parroco defunto. No! Non bisogna, non si può dimenticare, non si deve dimenticare!

Anche questo decimo anniversario della morte di don Erminio deve essere una opportunità per rinnovare il ricordo riconoscente di questo sacerdote e tramandarlo alle nuove generazioni. Ha gioito e ha pianto con i suoi parrocchiani, ha sofferto per loro con la sua lunga e interminabile malattia.

Ho davanti a me il “santino”, l'immagine stampata in occasione della sua morte. Mi colpisce il versetto del salmo 71, di fianco alla fotografia di don Erminio: “Signore, sii per me una roccia di scampo, rifugio inaccessibile per la mia salvezza”. Mi pare una frase molto significativa della sua fede e del suo ricco, anche se doloroso, itinerario spirituale. Il Signore è sempre stato per don Erminio una “roccia di scampo”. Ebbene, noi gli auguriamo e continuiamo a pregare, perchè il Signore sia ora per lui un “rifugio inaccessibile”, cioè sicuro e un luogo di gioia e di festa senza fine.

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)

8 dicembre 1994: nella festa della Immacolata dell’anno dopo la sua morte, nella Chiesa di Schia da lui fondata, si è svolta una celebrazione-ricordo di don Erminio con la inaugrazione di una targa a lui dedicata.
Ecco le parole espresse da don Domenico in quella occasione:

Penso che neppure i suoi amici più intimi riusciranno mai a capire fino in fondo e a immaginare le fatiche, le tribolazioni, le ansie di questo prete che sembrava  fragile fisicamente, ma che era fortissimo, di una tempra d'acciaio, fortissimo nella sua fede, perchè si sentiva ed era un prete per davvero, e fortissimo per la sua determinazione nel perseguire le mete che si prefiggeva.
 
Don Erminio può e deve essere considerato un pioniere e un benefattore di queste montagne e dei suoi abitanti: i musiarotti gli erano cari e gli erano rimasti nel cuore anche quando da anni ormai era a Mattaleto.
 
È stato un benefattore prima di tutto perchè è stato un pastore esemplare e ha vegliato con amore sul gregge che gli era stato affidato. E poi è stato un benefattore, perchè ha avuto fra i primi l'intuizione di individuare nella località Schia un luogo destinato a un grande sviluppo turistico estivo e soprattutto invernale.
E ha lavorato attivamente per questo: ha lavorato per risollevare l'economia di questa zona in anni di progressivo abbandono della montagna e dell'agricoltura.
Don Erminio era molto devoto della Madonna: lo ha dimostrato in tanti modi e occasioni nella sua vita di prete. Basta pensare ai suoi pellegrinaggi annuali con il treno ammalati a Lourdes.
In particolare la costruzione di questa chiesa dedicata all'Immacolata è una grande prova del suo amore alla Madonna: ed è giusto e doveroso che il suo nome sia immortalato sulla facciata di questa chiesa che era il suo orgoglio, perchè è stata il frutto della sua fede, dei suoi sacrifici e delle sue fatiche.
Noi sappiamo che è stato lui, ma anche le generazioni future venendo qui dovranno sapere e ricordare il nome di questo prete, che è stato grande per questi luoghi meravigliosi che il Creatore ci ha donato e per gli uomini che vi abitano.