Diocesi di Parma

Profili di preti: don Gianni Tommaso Mattioli

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON GIANNI TOMMASO MATTIOLI
21 dicembre 1929 - 6 ottobre 2011

DonGianniTommasoMattioli

Era un vero prete, ma con la capacità straordinaria dell'approccio rasserenante, dolce, gioioso e perfino giocoso con le persone: queste erano fra le sue doti pastorali più efficaci. A prima vista sembrava un tipo fragile come temperamento, ma quando è stato necessario si è comportato da prete forte e instancabile. Basta un nome: Torricella. E basta la sua testimonianza di fede e di coraggio nella sua malattia finale.


- nato a Neviano Arduini il 21 dicembre 1929
- ordinazione sacerdotale il 20 giugno 1954
- parroco a Torricella nel 1954
- parroco a Felegara dal 1968 al 1994
- parroco della Natività di Maria SS. a Sanremo
- collaboratore alla Steccata nel 2003
- deceduto a Villa S. Ilario il 6 ottobre 2011

Eravamo compagni di classe in Seminario. In prima ginnasio, nell'autunno 1942, eravamo entrati in 46. Nel 1954 siamo diventati preti in 12. Uno in più di una formazione di calcio. E difatti si "snocciolava" il nostro elenco alla stessa maniera come per una squadra sportiva: Agnetti, Baioli, Bocchi, Calza, Chezzi, Ferrari Roberto, Ferrari Silvio, Magri, Mattioli, Pasquali, Petazzini, Viola. Adesso siamo rimasti in sette.

Durante il Seminario e in Cattedrale nelle diverse tappe di avvicinamento al sacerdozio (ordini minori, suddiaconato, diaconato e infine presbiterato), ci mettevamo sempre in rigoroso ordine alfabetico. E così io avevo il posto sempre vicino a don Gianni: Magri-Mattioli. E il mio posto è stato ancora vicino a lui a Villa S. Ilario in questi ultimi anni e in particolare in questi ultimi mesi segnati dalla malattia.

Già in seminario don Gianni ci rallegrava con il suo stile spigliato e spiritoso: questa qualità l'ha conservata sempre anche da prete.
A prima vista sembrava un tipo fragile come temperamento, ma si è comportato da leone quando, appena prete e parroco a Torricella sulle rive del Po, ha fatto la sua parte con coraggio e abnegazione per organizzare i soccorsi per i danni alle cose e alle persone, causati dal devastante fortunale che si era abbattuto sul paese e dintorni. Perfino l'on. Nenni, allora vice presidente del Consiglio, venuto per l'occasione a Torricella, ne era rimasto ammirato e gli aveva fatto pervenire l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica, titolo di cui peraltro lui non si è mai vantato: chi lo sapeva?

Da Torricella nel 1968 è passato a Felegara, dove tra l'altro ha avuto una intuizione anticipatrice sull'utilizzo dei media a scopo pastorale. Seppure con mezzi un po' artigianali, aveva messo in piedi la radio e la TV parrocchiale, che hanno avuto certamente una buona eco nella Comunità.

Dopo Felegara, nel 1996 per motivi di salute e per rinfrancare le sue energie spirituali, ha avuto una esperienza extra diocesana a Sanremo in una Casa di ospitalità delle suore per i sacerdoti. Si doveva trattare di un periodo breve e invece la sua permanenza si è prolungata per sette anni, fino al 2003.
Ma non è stato inerte. Il Vescovo di Sanremo gli aveva affidato una parrocchia dell'entroterra dove si è fatto amare ed apprezzare: appena ritornato a Parma nel 2003, è giunto da Sanremo un pullman pieno di parrocchiani per rivederlo e ringraziarlo.

A Parma ha vissuto una nuova giovinezza sacerdotale e pastorale: si è sistemato a Villa S. Ilario nella Casa di riposo per i sacerdoti, ma lui non ha riposato per nulla. La Basilica magistrale della Steccata lo vedeva ogni giorno arrivare, sedersi in confessionale e amministrare per ore e ore il sacramento della Riconciliazione: era la sua passione e ci teneva a ricordare il lungo tempo che trascorreva a confessare. Inoltre celebrava anche la Messa in Steccata e sapeva parlare nell'omelia con buona sapienza dottrinale. È giusto che le esequie si svolgano in questa Chiesa: ormai era diventata la sua Chiesa e per tanti fedeli don Gianni era un prete familiare e amato.
Come si faceva a non amare un prete così cordiale, così capace di sorridere, di fare sorridere e di trasmettere una visione bella e attraente della vita cristiana? Arrivava a Villa S. Ilario dalla Steccata ed entrando in sala da pranzo si rinnovava regolarmente una scena che faceva tanta tenerezza: distribuiva a destra e a manca sorrisi e cioccolatini agli ospiti e agli operatori. Qui c'era tutto don Gianni, con la gioia che provava nel riuscire a rendere felici gli altri, anche con piccole cose.

Qualche mese fa è iniziato il suo "calvario" con la malattia che lui ha saputo affrontare con dignità e fede, trasformando il suo letto in altare, per celebrare ogni giorno la sua "liturgia dell'attesa" per l'incontro con il suo Signore. È stato confortato in questa attesa dal suo amore alla Madonna: è spirato con il rosario anulare della Vergine santa, che ha portato sempre al dito giorno e notte, da quando la malattia lo aveva costretto al letto. Negli ultimi giorni, quando il rosario anulare si sfilava (anche le dita si erano assottigliate!) e lui non aveva più nemmeno il movimento sufficiente delle mani, allora il sottoscritto, le suore e gli operatori glielo rimettevano subito al dito.

Addio, Gianni mio caro, amico prezioso fin dai giorni lieti della nostra giovinezza sacerdotale ardente e operosa. Che al tuo approdo all'altra riva tu possa entrare nel gaudio del tuo Signore, di cui sei stato servo fedele.
Possano diventare realtà per te le belle parole di questa preghiera che si recita sui morenti e che ho recitato su di te al tuo spirare nel bacio del Signore:

"La tua dimora sia oggi nella pace della santa Gerusalemme, con la Vergine Maria Madre di Dio, con san Giuseppe, con tutti gli angeli e i santi...
Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo e possa tu contemplarlo per tutti i secoli in eterno. Amen."

Basilica della Steccata, 8 ottobre 2011

(tratto da “VESCOVIPRETISUOREAMICI”, I edizione, di don Domenico Magri - Likecubde - 2012)

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