Diamo voce al Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2017 con alcune testimonianze della nostra Comunità diocesana che, quotidianamente, vivono la dinamica del Dono attraverso l'incontro che mette al centro la Parola di Dio e la Persona.
Giacomo Guerra ci accoglie nel Seminario diocesano di Parma, in via Cardinal Ferrari.
All’ingresso dell’edificio “saluta” un simpatico schizzo artistico che riproduce la statua del seminatore che “abita” il nostro Battistero; uno schizzo impreziosito da una frase del Salmo 117 che riassume in sé tutta l’armonia sapienziale di un Progetto di vita presbiterale: “Eterna è la Sua Misericordia”.
Giacomo: originario di Porporano – frazione del Comune di Parma – , entusiasta seminarista di 28 anni laureato in Lettere, in cammino verso il sacerdozio da circa 5 anni; studente di Teologia presso lo Studio Teologico Interdiocesano di Reggio Emilia affiliato alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna.
Cosa ti ha colpito del messaggio del Papa sulla Quaresima?
“Il Papa è sempre edificante da leggere. Quello che mi colpisce e mi affascina di lui è il suo mettere costantemente l’accento su ciò che, concretamente, possiamo fare “noi”, in un'ottica comunitaria. Sono tante le domande da cui mi lascio interpellare: ci accorgiamo del fratello che bussa alla “nostra” porta o badiamo troppo a noi stessi? Dove stiamo andando come Comunità? Con uno sguardo “aperto” sul mondo – di cui tutti, e ciascuno per la propria parte, siamo corresponsabili – : dove stiamo andando come Italia, come Europa?”
La Parola di Dio è un dono... Tu come lo vivi?
“La Parola è un dono meraviglioso che però, a volte, trascuriamo un po’ togliendole l’attenzione e la cura che merita. Nell’ascolto quotidiano e personale sperimento un dono capace di “toccare” le corde più profonde della mia anima e commuoverle “sciogliendo i nodi”: in quest’esperienza “sento” che il Signore “lavora” per cambiare il cuore e coltivare i semi della sensibilità…della compassione…della Misericordia… A parte la consueta meditazione quotidiana, anche lo studio della Teologia si presta bene ad essere un ulteriore occasione di confronto personale con la Parola. Tutto questo diventa un’esperienza comunitaria di ascolto condiviso due volte a settimana, il lunedì e il giovedì, quando il nostro padre spirituale, don James Schianchi, ci “spezza” la Parola in una meditazione comune a tutti noi seminaristi. E più si conosce la Parola più la si ama e vien voglia di approfondirla ancora…e ancora…per poi rendersi conto di conoscerla sempre troppo poco! Questo è uno dei “punti fermi” della mia vita. Tuttavia nel ritmo incalzante delle giornate può accadere che sia faticoso “entrare” nello spazio silenzioso della propria interiorità. Ogni giornata è diversa dalle altre, diversi sono gli accadimenti, diverse le persone che s’incontrano, diverso può essere lo stato d’animo che si vive:…diverso è il messaggio che, di volta in volta, una medesima Parola può inviare al file del cuore… in una continua apertura… alla novità di Dio! In questo momento mi sfugge il nome ma, proprio in merito a ciò, c’era un Padre della Chiesa che diceva: “La Scrittura cresce con chi la legge.”
Sabato 8 aprile nella nostra Chiesa di Parma festeggiamo la GMG diocesana 2017 sul tema “Grandi cose ha fatto per me l’onnipotente” (Luca 1,49). Nel suo messaggio ai giovani il Papa esorta ad “(…) imparare a far sì che i fatti del passato diventino realtà dinamica, sul quale riflettere e da cui trarre insegnamento e significato per il nostro presente e futuro (…)”.
Ripensando alla tua vita ci sono dei ricordi che sono stati significativi per il tuo cuore, che ti hanno aiutato a discernere la tua vocazione e a maturare il tuo progetto di vita?
“Più che singoli ricordi si tratta del contesto di un insieme… e faccio memoria dei miei parroci. Sono nato e cresciuto in quella che oggi è la Nuova Parrocchia “Santa Marta”, che comprende l’unità pastorale di Porporano, Mariano, Marore e Coloreto, di cui il moderatore è don Luigi Valentini coadiuvato da don Flavio Bedodi – il mio attuale parroco – e don Lorenzo Montenz. Fino all’età di 16 anni invece, parroco della chiesa che frequentavo insieme alla mia famiglia era don Enore Azzali morto nel 2003 all’età di 91 anni. Ciò che mi “lega” ai miei due parroci, don Enore e don Flavio, è il ricordo di tante belle esperienze condivise insieme. Il filo rosso che li ha “unite” è stato il fatto che sia in parrocchia sia a scuola – ho frequentato l’Istituto “La Salle” – il racconto dei Vangeli – da parte di don Enore e della maestra – mi ha permesso di “costruirmi” tutta una conoscenza dei testi che ha “segnato” il passo della mia vita: è proprio grazie a quest’amicizia con la Parola che poi ho maturato la scelta di entrare in Seminario. Il racconto e la lettura del Vangelo mi facevano “ardere il cuore”. Tant’è che quando frequentavo gli ultimi anni delle scuole elementari il nonno mi regalò la Bibbia: anche a casa, per conto mio, mi piaceva molto coltivare la mia familiarità con Gesù attraverso la lettura dei Vangeli. Tutto è avvenuto in modo molto spontaneo. Già da piccolo infatti dicevo che avrei fatto il prete: osservavo quello che faceva il mio parroco e ne ero attratto…avrei voluto farlo anch’io…Qualunque cosa aveva a che fare con Gesù, per me, era sempre bellissima! In seguito, frequentando la Facoltà di Lettere all’università, cominciai a prendere in considerazione anche la possibilità di dedicarmi all’insegnamento…: in realtà, era sempre la stessa “chiamata” che continuava a germogliare… poichè essere prete e insegnare non sono affatto incompatibili tra loro come invece, per esempio, è la vita presbiterale rispetto alla vita matrimoniale.”
Ogni perla, nella sua unicità, ha la “sua” Storia da raccontare. L’opportunità di coltivare la lettura della Sacra Scrittura, la vita in famiglia in una libertà orientata alla ricerca del bene, gli studi umanistici al liceo classico prima, all’università poi – rivelatisi molto utili nell’approccio con gli studi di teologia - …: una vocazione, quella di Giacomo, “nata” dalla realtà dinamica della semplice ordinarietà del vivere quotidiano. “Un tutto” che ha “svelato” il filo rosso “ricamato” da una Mano delicata ma abile e sapiente e che ha trovato il suo compimento nella decisione di entrare in Seminario.
Come stai vivendo il tempo forte della Quaresima?
“Come comunità di seminaristi, in Quaresima, il venerdì sera rinunciamo alla cena: il tempo normalmente dedicato alla convivialità lo dedichiamo invece all’Adorazione Eucaristica. In un contesto di silenzio dal pranzo del venerdì al sabato mattina. Nella dimensione personale, mi “alleno” a curare meglio la gestione del mio tempo di preghiera e di studio nonché a rinunciare a comprare qualcosa che può essere superfluo così da amministrare con sobrietà le (poche) risorse di cui dispongo ed “investirle” invece per aiutare qualcuno che è nel bisogno.”
Se un giorno diventassi Vescovo…quale frase della Parola sceglieresti come motto?
“La Parola è tutta bella ma da quando sono in Seminario c’è una frase in particolare che mi riecheggia dentro: “Hai detto bene Maestro!”. È il Vangelo di Marco 12,32 che racconta di uno scriba che chiede a Gesù qual è il comandamento più grande. Alla risposta di Gesù: “Amare Dio con tutto il cuore e Amare il prossimo come se stessi”, lo scriba – chiaramente ben disposto e sinceramente alla ricerca della Verità – afferma: “Hai detto bene, Maestro!”
Aiutaci a capire meglio…
“Gesù ha detto e fatto ogni cosa in modo che potesse essere “buona” per noi e commuoverci: una volta che il cuore è commosso, spontaneamente, si sente incoraggiato ad agire come Gesù. Nella vita reale non è affatto scontato ma proprio per questo è essenziale “sostare” il più possibile ai piedi di Gesù: più ci lasciamo commuovere da Lui più saremo capaci di agire come Lui. Come una goccia d’acqua che di continuo cade sulla roccia: pian piano, nel tempo, la modella.”
Il Papa ricorda ai giovani che “(…) Maria c’insegna a vivere con un atteggiamento eucaristico, ossia a rendere grazie, a non fissarci solo sui problemi e sulle difficoltà (…)” : quali sono oggi i tuoi motivi di ringraziamento verso il Signore?
“Sono veramente tanti. Un rendere grazie impreziosito proprio dal fare memoria di tanti incontri, di persone, di scelte che si sono “assemblate” ad hoc nel mosaico della mia vita attuale.
Ringrazio il Signore di avermi donato una famiglia che ha sempre saputo “discernere” il mio bene e mi ha accompagnato in una vita serena negli studi… in parrocchia… e nella mia scelta di intraprendere il cammino presbiterale.
Ringrazio il Signore per il dono dei miei confratelli seminaristi, tra cui due di loro, don Massimo e don Roberto, saranno ordinati preti il prossimo 27 maggio.
Per me “stare insieme con” gli altri è la cosa più gratificante che ci sia, a volte anche ardua ma proprio per questo ancora più…bella! Penso che quanto più un rapporto si mostri problematico tanto più “porta frutto”: la “criticità” della situazione aiuta a dialogare nella verità di ciò che si è, senza apparenze, per crescere insieme ed “affiatarsi”. A questo proposito, in questo periodo quaresimale, riflettevo sulla difficoltà di ognuno di “prendere sulle spalle la propria Croce” per seguire meglio Gesù. Umanamente, “portare la Croce” è faticoso ma pedagogico poiché ci aiuta ad “uscire da noi stessi”: allo stesso modo accade nelle relazioni con le altre persone. Dobbiamo tutti un po’ farci carico l’uno dell’altro.”
C’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce: siamo tutti pieni di “screpolature” ma Dio sa fare meraviglie con le nostre imperfezioni.
Lucia Alfano
(Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali)