La chiesa di San Vitale sorge vicino alla principale piazza cittadina dove si incrociavano in epoca romana il decumano e il cardo: è una delle più antiche della città, ricordata già in un documento del decimo secolo. Nella prima metà del Seicento vi si è insediata la prestigiosa Compagnia del suffragio, protetta dalla duchessa Margherita Medici Farnese, che decideva di ricostruire la chiesa più grande e con la facciata sulla via principale. Il progetto era affidato a Luca Reti e a Felice Pasciuti che disegnavano un edificio barocco a una sola navata con cinque cappelle laterali per parte e un’ampia zona absidale. Il tempio veniva consacrato dal vescovo Carlo Nembrini nel 1658.
La facciata, segnata verticalmente dalle paraste, è divisa in due parti ed è alleggerita da nicchie con le eleganti statue di Pietro Sbravati: i santi Gregorio Magno e Bernardo, vescovo di Parma e patrono della diocesi, con i santi Gervaso e Protaso, figli di San Vitale e Santa Valeria che vediamo nella parte superiore.
Entrando, la prima cappella a sinistra è dedicata al Battesimo col fonte in marmo bianco disegnato dall’architetto parmigiano Camillo Uccelli e col quadro di Donnino Pozzi rappresentante San Giovanni Battista.
La seconda cappella, dedicata a San Giuseppe, è stata sistemata alla fine del Settecento con la classicheggiante bianca ancona marmorea, disegnata dall’architetto Pietro Rasori ed eseguita da Fortunato Rusca, nella quale è stata posta la tela con San Giuseppe e il Bambino del pittore milanese Carlo Francesco Nuvolone.
Nella terza cappella campeggia tra le altre opere, uno splendido quadro con San Francesco di Paola e re Luigi XI realizzato nel 1799 dal parmigiano Gaetano Callani.
Nella quarta cappella l’ancona di marmi variegati reca al centro San Filippo Neri che incontra San Felice da Cantalice dell’emiliano Gian Battista Caccioli.
Ed eccoci, nella quinta cappella, ad un’opera di eccezionale esuberanza barocca che circonda l’altare dedicato alla Beata Vergine di Costantinopoli, di Fortunato Gatti. Intorno alla sacra immagine i fratelli Leonardo e Domenico Reti tra il 1666 e il 1669 hanno costruito un capolavoro scenografico a stucco con santi, putti e decorazioni naturalistiche ricchissime di gigli farnesiani che occupano tutte le pareti e si estendono fino al soffitto. L’opera è stata finanziata da Carlo Beccaria che aveva scelto la cappella come luogo della propria sepoltura.
Il santuario è il fulcro del sacro edificio.
L’ampio presbiterio concavo è delimitato da una ritmata balaustra marmorea chiusa da una raffinata cancellata.
L’altare - che contiene le reliquie di san Vitale - si staglia al centro del santuario ed è stato realizzato da Andrea e Domenico Della Meschina. La decorazione pittorica dell’abside è stata affidata all’abate Giuseppe Peroni con l’Apoteosi di San Vitale in gloria tra gli angeli con la palma del martirio; ai lati le monocrome immagini della Giustizia con la bilancia e la spada e della Carità con la fiamma ardente.
Degne di nota le settecentesche cantorie sopra le quali si innalzano le lucide canne del famoso organo Serassi installato nel 1837 e oggetto di vari interventi.
Nel lato destro procedendo verso l’uscita, le cappelle vengono definite in ordine decrescente.
La quinta cappella è stata creata nell’Ottocento poiché inizialmente vi era un ingresso che ricordava quello della primitiva chiesa. Qui è il bell’altare ligneo settecentesco, proveniente dalla soppressa chiesa di San Tiburzio, che nell'ancona racchiude la statua lignea della Madonna che sostiene il Bimbo con le braccia aperte verso i fedeli.
Nella quarta cappella, si è colpiti dal grande Crocifisso ottocentesco in stucco colorato dello scultore Stanislao Pescatori. Ai lati le due tele raffiguranti Gesù nell’orto e Gesù deposto dalla croce, dipinte da Donnino Pozzi negli anni Trenta del Novecento.
Nell’ancona della terza cappella è stato posto il quadro della Madonna con il Bambino e i santi Antonio da Padova e Vincenzo de’ Paoli di un pittore bolognese vicino al Guercino.
La seconda cappella reca nella classicheggiante ancona in stucco, la toccante immagine della Beata Vergine di Caravaggio che benedice Giovannetta de’ Vecchi, dipinta con tenero realismo da Carlo Francesco Nuvolone sullo sfondo di un significativo paesaggio.
Nella prima cappella si trova tra le altre, una suggestiva e vibrante opera di Mauro Oddi, il più grande pittore parmigiano del secondo Seicento: è il San Carlo Borromeo che distribuisce l’elemosina ai poveri. Parmigiano è pure Giuseppe Fava autore della serena Annunciazione, densa di elementi simbolici, datata 1688.
Un ultimo sguardo prima di uscire va dato alla controfacciata dove campeggia l’enorme tela ottocentesca (larga nove metri e alta cinque) di Giovanni Tebaldi con San Gregorio che prega per le anime del Purgatorio vaganti in una tenera atmosfera azzurrina.
La chiesa di San Vitale si trova a Parma in strada Repubblica 3, vicino al palazzo del Comune.
Le foto di questa pagina sono tratte dal volume "La Chiesa di San Vitale: il monumento ritrovato"
a cura di Francesco Barocelli, con la collaborazione di Mons. Franco Grisenti, Ghillani Maurizio ed altri. Ed. Mazzotta, 2005.