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Profili di preti: mons. Andrea Maggiali

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. ANDREA MAGGIALI
2 luglio 1920  -  25 maggio 2006

Mons. Andrea MaggialiMons. Maggiali ha lasciato il segno! Un prete dalla fede straripante e con tanta gioia di essere prete. Un prete servo fedele della Chiesa come direttore spirituale in Seminario, come parroco e in tutto quello che gli veniva chiesto. Ed è stato un grande protagonista dell’ultimo Congresso Eucaristico Diocesano (1980).
Colgo appunto l’occasione del ricordo di mons. Maggiali nell’anniversario della sua morte, per rievocare, con relative foto, lo straordinario evento di Grazia del Congresso Eucaristico, celebrato a Langhirano, ma celebrato da tutta la Diocesi.
Questa rievocazione è una opportunità per i “vecchi” che lo hanno vissuto e lo possono rivivere e una opportunità per i giovani che allora non c’erano. Per tutti può servire come confronto e stimolo. Che Diocesi la Diocesi di Parma nel maggio di 37 anni fa!

- nato a Pratopiano (Palanzano) il 2 luglio 1920
- deceduto alla Casa di Cura Piccole Figlie il 25 maggio 2006
- ordinato sacerdote dal Vescovo mons. Colli il 3 gennaio 1943
- Licenzato in Filosofia, Pedagogia, Psicologia e laureato in Scienze dell'Educazione presso la Pontificia Università Salesiana.
- vice rettore del Seminario Maggiore dal 1942 al 1945
- Propagandista dell'Opera Vocazioni Ecclesiastiche dal 1942 al 1945
- Cappellano delle Suore Cappuccine dal 1944 al 1945
- Insegnante di Religione al Liceo-Ginnasio Romagnosi dal 1945 al 1977
- Canonico Onorario della Basilica Cattedrale nel 1966
- Direttore Spirituale del Seminario Minore dal 1945 al 1966
- Parroco di S. Sepolcro dal 1966
- Vice direttore dell'Ufficio Catechistico Diocesano dal 1966 al 1981
- Assistente dei Lauretati Cattolici dal 1946 al 1976
- Consulente Regionale U.C.I.I.M. dal 1946 al 1976
- Incaricato per il Quotidiano Cattolico dal 1978
- Presidente del Comitato Diocesano del Congresso Eucaristico nel 1980
- Rappresentante dell'Ordinario Diocesano nel Consiglio Aiuto Sociale presso il Tribunale Civile e Penale dal 1960 al 1984
- Vicario Pastorale Zonale di Parma-Centro dal 1978 al 1981
- Delegato Diocesano per la Pastorale Mariana dal 1991
- Assistente Spirituale Comitato Diocesano Anziani dal 1980
- Assistente Ecclesiastico Società di S. Vincenzo de' Paoli dal 1986

La Chiesa di Parma deve molto alla testimonianza sacerdotale e umana di mons. Andrea Maggiali: basta scorrere il curriculum degli incarichi ricoperti durante la sua vita sacerdotale e soprattutto basta averlo accostato e avere sperimentato il suo ardore apostolico e il suo alto profilo spirituale.
Va segnalata in particolare la sua attenzione alla vita e ai problemi dei sacerdoti, delle cui vicende era attento e amorevole osservatore. Questo gli permetteva di pubblicare tempestivamente ogni volta sulla Gazzetta di Parma la biografia e le caratteristiche del prete appena defunto. Possiamo dire che in una certo senso era il "cantore" entusiasta dei preti, entusiasta lui stesso del suo essere prete.
Io personalmente gli devo molta riconoscenza per quello che ho ricevuto da lui quando era Direttore spirituale del Seminario Minore e come amico e mio consigliere fino alla sua morte.
Ho pure molta riconoscenza da esprimere per quanto mons. Maggiali ha fatto di supporto alla Parrocchia di Langhirano come Presidente diocesano per il Congresso Eucaristico celebrato nel 1980: in quella occasione oltretutto ha dimostrato anche molta efficienza organizzativa.

(tratto da “I miei preti..... I nostri preti”, di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese - 2008)

Mons. Maggiali è stato protagonista, come Presidente diocesano, del Congresso Eucaristico del 1980, la cui storia, con relative immagini fotografiche, è disponibile cliccando qui.


Profili di preti: don Antonio Bianchi

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ANTONIO BIANCHI
11 agosto 1924 – 17 maggio 2005

Ho sempre avuto per don Antonio Bianchi grande affetto e stima. Era un prete esemplare. Nativo di Langhirano, veniva da una famiglia piena di fede. Ho avuto modo di seguire con ammirazione i suoi ultimi mesi di malattia, mentre era ricoverato a Villa S. Ilario.Don Antonio Bianchi

nato a Langhirano l’11 agosto 1924
ordinato prebitero il 27 giugno 1947
coadiutore a Noceto dal 1947 al 1952
parroco a Torrechiara dal 1952 al 1953
parroco a Riano dal 1955 al 1972
parroco a S. Michele Tiorre dal 1972. Amministratore  parr. di S. Michele Gatti e Barbiano
deceduto il 17 maggio 2005 in Casa di Cura Piccole Figlie

        
Don Antonio ha fatto della sua morte una celebrazione: l'ha celebrata come ha celebrato con fede l'Eucaristia che è sempre stata veramente il suo Pane quotidiano. In questi ultimi giorni era da vedere e da contemplare come preso dalla solennità di un rito non certo convenzionale, ma espressione parlante, di tutta la sua vita.
E come ogni celebrante che si rispetta, aveva la sua assemblea: non tutti insieme ovviamente hanno potuto partecipare in Villa S. Ilario alla "celebrazione" della sua ultima malattia  e della sua sofferenza finale, ma comunque in tanti, anche se pochi alla volta: i suoi parrocchiani arrivavano, magari a due a due, in punta di piedi, bussavano con discrezione, non entravano neppure per non disturbare, ma rimanevano sulla porta per qualche istante, lo salutavano con un cenno della mano, con un sorriso sempre ricambiato, e poi tornavano a S. Michele Tiorre, la comunità che lui ha amato come di più non si poteva.

Don Antonio ha pregato non solo con il cuore, ma anche con la voce e con le labbra, finché il male glielo ha consentito.
Nel periodo che è stato ospite di Villa S. Ilario, quando ancora era in grado di uscire dal letto pur nella sofferenza che aumentava ogni giorno, è stato per noi preti un esempio ammirevole di preghiera e di unione con il Signore: sostava a lungo in Cappella davanti all'Eucaristia. Che cosa avrà detto al Signore e che cosa gli avrà detto il Signore?
E poi ha chiesto e avuto tanta preghiera per lui: ogni confratello che lo visitava in Casa di Cura negli ultimi giorni della sua vita, non partiva senza offrirgli una benedizione confortatrice e nella sua Chiesa di San Michele Tiorre era frequente la supplica di gruppi che si riunivano a pregare per lui.

Commovente e plebiscitaria è stata la preghiera del Rosario in Chiesa attorno alla salma di don Antonio e prova di grande amore e fede è stata la veglia di preghiera per tutta la notte fino all'ora del funerale. Don Antonio ha dato la sensazione di presiedere solennemente la sua assemblea per l'ultima volta qui sulla terra. In fatto di preghiera per don Antonio i suoi famigliari non sono stati da meno: sono entrato nella sua stanza appena un'ora prima che morisse e mi sono unito al Rosario dei suoi Cari, che hanno sempre custodito don Antonio con amore come una perla preziosa di famiglia e in quel momento hanno scelto nella preghiera il modo migliore per accompagnarlo nel grande trapasso.

In realtà lui aveva ricevuto dalla famiglia a Langhirano dove era nato 80 anni fa, tanta fede: una fede dallo stampo antico e sicuro, ereditata da due genitori, che in quei  tempi non avevano mai avuto timore a mostrarla. Se la vita si misura da come si affronta e si vive la morte, noi abbiamo la ulteriore conferma che don Antonio ha vissuto una esistenza di fede cristallina e di amore totale e assoluto al Signore: un amore che è diventato amore intenso verso tutti e in particolare verso i fratelli che sono stati affidati al suo grande cuore di pastore.
Don Antonio era una persona fine, intelligente della intelligenza dello Spirito, capace di ascoltare e di colpire al cuore i suoi interlocutori con la dolcezza del suo tratto e con la saggia visione delle situazioni, che gli derivava dalla sua profonda spiritualità: sapeva volare alto, alto come la sua statura.


Non ha mai suonato la tromba per farsi notare. E come poteva ? Perfino la sua voce era soffice e vellutata! Come dice Isaia (cap.42) nel primo carme del Servo di Dio, anche don Antonio “non ha gridato e alzato il tono e non ha fatto udire in piazza la sua voce, non ha spezzato una canna incrinata e non ha spento uno stoppino dalla fiamma smorta".

Ma appunto per questo ha attirato su di sé amore, stima e ammirazione. Ci mancherà. Forse è banale dire così, perché si dice sempre così quando muore una persona. Ma non è mai banale dire così quando questa parola viene sentita e vissuta come vera. Questa volta sentiamo fino in fondo la verità di questa affermazione. Don Antonio mancherà al fratello, alla sorella e alle rispettive famiglie, mancherà ai confratelli, ai cristiani di Noceto, di Riano, di Torrechiara e di S. Michele Tiorre.

Ci mancherà la sua presenza sensibile, ma non la misteriosa presenza del suo spirito. Con la fede che abbiamo e della quale lui ci ha lasciato una grande testimonianza, noi sappiamo che è presso Dio. E allora rimane anche presso di noi, perché Dio è tutto in tutti. A noi spetta il compito di non disperdere la sua ricca eredità di prete straordinario: ci è stato dato come un dono che ha rallegrato la nostra vita e di cui dobbiamo essere riconoscenti al Signore.
E naturalmente diciamo grazie anche a te, caro, dolce e mite don Antonio!

(ricordo di don Domenico al funerale di don Antonio del 19 maggio 2005,
tratto da “I miei preti....i nostri preti” di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese editrice - 2008)


Profili di preti: don Adelmo Monica

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

DON ADELMO MONICA
26 marzo 1924 -  22 maggio 2015

Come prete ha fatto “scintille” nella sua esperienza pastorale a San Secondo, a Torrile, alla Famiglia di Nazareth, di cui ha fondato la Chiesa e la comunità. Il coraggio non gli è mai mancato, aiutato dal suo entusiasmo e dalla vivacità del suo temperamento.Don Adelmo Monica

Nato a S. Pancrazio il 23 marzo 1924
Ordinato presbitero il 22 giugno 1947
Coadiutore a S. Secondo nel 1947
Parroco a Torrile nel 1959
Parroco a Famiglia di Nazareth dal 1973 al 2011
Deceduto il 22 maggio 2015


Don Adelmo Monica era nato il 26 marzo 1924 da una famiglia di agricoltori di Mattaleto. Una famiglia ricca di fede: don Adelmo è diventato sacerdote, la sorella Enza, venuta a mancare anni fa, era Maestra Luigina, mentre la sorella Maddalena, ospite attualmente in Villa S.Bernardo, ha seguito sempre in Parrocchia don Adelmo, dedicando 50 anni della sua vita per lui.
Quando era ancora studente di teologia, ed era a casa in famiglia a Mattaleto, è stato preso nel rastrellamento tedesco della Val Parma, il 1 luglio 1944, assieme all’altro studente, il compianto don Antonio Bianchi e ad altri seminaristi e giovani sacerdoti del tizzanese. La stessa cosa i tedeschi avevano fatto la sera prima in Val Baganza portando via anche i parroci di Calestano, don Umberto Miani, e di Fragno, don Innocenzo Boschi.
Trasportati brutalmente insieme con tutti gli altri a Bibbiano (RE), i sacerdoti e i seminaristi hanno evitato la deportazione in Germania per interessamento del vescovo Colli, che è riuscito a farli rilasciare. Sono tornati a Parma, ovviamente a piedi, da Bibbiano.

Don Adelmo è stato ordinato sacerdote il 22 giugno 1947 e inviato subito a San Secondo come cappellano dove è rimasto per 12 anni, fino al 1959.
Aveva la parola facile e non solo: certamente a San Secondo con il suo entusiasmo giovanile ha avuto modo di esprimere il meglio di se stesso. Quando in Seminario Maggiore veniva a trovarci e in cortile ci parlava delle sue esperienze pastorali di cappellano, si formava subito un crocchio di seminaristi attorno a lui. Il suo modo di raccontare mi affascinava sempre. Anche questo era un modo efficace per ricevere formazione al sacerdozio.

Da cappellano di San Secondo è stato mandato parroco a Torrile dove è rimasto fino al 1973.

E così nel 1973 per don Adelmo è arrivato il momento della grande avventura pastorale come parroco della parrocchia Famiglia di Nazareth, appena eretta per l’occasione.
Si fa presto a dire “parrocchia nuova e Chiesa nuova”, ma a quale prezzo in tutti i sensi?! È interessante conoscere le fatiche pionieristiche di questo prete, uno dei fondatori di Chiese nella nostra periferia cittadina. Chiese che sono diventate provvidenziali segni e centri irradiatori di fede, di carità e di aggregazione umana.
Quando è arrivato nel quartiere come nuovo parroco non c’era niente di costruito. Si è messo in affitto con la sorella Maddalena in un appartamento in Via Montanara, dove è rimasto per dodici anni fino a quando dopo la Chiesa è stata costruita finalmente anche la nuova Canonica.
Come parroco della Famiglia di Nazareth, a motivo della contiguità con la Casa di Cura e poi anche con Villa Chieppi, c’è stata una lunga e fruttuosa collaborazione fra lui e le Suore Piccole Figlie.
Ha fondato in Parrocchia un attivissimo gruppo Scouts, ai quali si è dedicato con tanta passione. E gli Scouts non dimenticano!
È stato pure assistente del gruppo “Amici Insieme”, formato da ragazzi disabili con le loro famiglie. Un gruppo che con le varie iniziative ha potuto vivere momenti sereni e gioiosi.
Nel 1997 ha festeggiato il 50° di Messa e mi ricordo la bella festa che gli è stata tributata a Mattaleto, dove era maturata la sua vocazione al sacerdozio sotto la guida e l’ispirazione dell’indimenticabile parroco mons.Giuseppe Corchia.

A un certo punto, nel 2011, l’età e le condizioni di salute non gli hanno più consentito di continuare a fare il parroco ed ultimamente è stato ospitato a Villa S.Ilario, rifugio caldo e protettivo per i sacerdoti anziani.
A Villa S.Ilario è stato accudito dagli Operatori e dalle Suore con un amore e con una delicata attenzione veramente straordinari: grazie di cuore a tutti.
Don Adelmo, a motivo della sua malattia, non si è accorto della recente alluvione del Baganza che ha danneggiato seriamente la sua Chiesa, che lui ha amato come si ama una propria creatura: gli è stata risparmiata almeno questa sofferenza.
Purtroppo a Villa S. Ilario non riusciva più a riconoscerci. Noi però sapevamo bene chi era lui e quante cose buone il suo volto ci poteva suggerire. È proprio il caso di dire che bastava “guardare il suo sguardo”: faceva tanta tenerezza!

Addio e grazie di tutto, carissimo don Adelmo! Che i tuoi occhi e la tua mente si riempiano finalmente di tanta luce: la luce del tuo Dio, che hai amato e servito per tutta la vita.
Don Domenico Magri
23 maggio 2015

Profili di preti: mons. Francesco Percudani

Profili di preti è una sezione dedicata alla memoria grata di presbiteri defunti, sezione costruita sui testi scritti da don Domenico Magri in alcuni libri.

MONS. FRANCESCO PERCUDANI
Berceto 7 agosto 1910 – Parma 17 aprile 2004

Quando sono arrivato a Langhirano mi sono chiesto come don Percudani aveva fatto a costruire tanti locali con le difficoltà economiche del primo dopoguerra e l’ho ammirato per la promozione culturale che ha messo in opera con la Scuola Media in Parrocchia, quando allora la Scuola Media non c’era nei Comuni: è stato un precursore. E non bisogna dimenticare la sua azione pastorale a largo raggio, a cominciare dalla cura della istruzione religiosa. Ha avuto anche delle amarezze. Personalmente io lo devo solo ringraziare.

Don Francesco PercudaniNato a Fugazzolo di Berceto il 7 agosto 1910
Ordinazione presbiterale 29 giugno 1933
Cappellano a S. Secondo: 1933-34
Parroco a Casaselvatica 1934
Parroco a Corniglio 1934-1945
Parroco a Langhirano 1945-1978
Prelato d’onore di Sua Santità 21 giugno 1978
Canonico penitenziere 1978- 1980
Parroco di S. Apollinare in S.Vitale 1980 - 1992
Canonico onorario della Cattedrale dal 1980
Deceduto il 17 aprile 2004, sepolto a Casaselvatica

Dice il Signore agli Apostoli: "Uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica" (Gv 4, 37-38)
Proprio così. Devo dire con grande sincerità e riconoscenza che a Langhirano Mons. Percudani ha seminato e faticato e io nel 1978 sono subentrato nella sua fatica a mietere ciò per cui non avevo faticato.

Mons. Percudani ha faticato e seminato per 33 anni nel campo del Regno di Dio a Langhirano. È vero, dal 1978 sono passati 26 anni, ma l'oblio sarebbe una colpa grave. E a Langhirano sono certo che questo tipo di colpa non ha cittadinanza. Come si fa a dimenticare, se si pensa a tutto quello che ha fatto? Io ovviamente non c'ero ancora, ma arrivando ho avuto la gioia di constatare tutto quello che era avvenuto fin dal 1945.
Provo dunque a ricordare per me, per i Langhiranesi e per quelli che lo hanno conosciuto.

Mons. Percudani ha fatto nascere e crescere una specie di cittadella parrocchiale: l'acquisizione del cortile nella sua ampiezza attuale, la Canonica, la Casa della Gioventù dove ora c'è il Bar e le aule per il catechismo, la ricostruzione del Cinema Aurora, l'edificio per l'Oratorio al piano terreno e per la Scuola Media nei piani superiori.
Ma il suo grande capolavoro è stato l'ampliamento della Chiesa parrocchiale con una operazione audace affidata all'impresa edile del mitico Licinio Manara. Nei giorni del passaggio delle consegne lo stesso don Francesco mi aveva voluto spiegare con evidente e legittima soddisfazione come aveva trasformato, ampliato e allungato la Chiesa, senza assolutamente che lo stile architettonico ne risentisse.
E che dire della felice intuizione di chiamare le Maestre Luigine a Langhirano per istituire e gestire la Scuola Media? È stato un vero precursore per il territorio langhiranese, quando ancora le istituzioni pubbliche non avevano provveduto e c'era allora un clima politico di contrapposizione fra le parti, che rendeva tutto più difficile.
Non bisogna infine sottacere che le costruzioni, pur con l'aiuto di un fedelissimo muratore, il fratello Giacomo, era sempre una avventura portarle a termine per via delle somme da pagare. Un modo per riuscire nell'intento era (lo ricordano i meno giovani?) il ricorso ai Cantieri-scuola, finanziati dal Ministero del Lavoro.

Mons. Percudani aveva tanta fede (un prete che non ha fede che prete è?), era dotato di una solida preparazione culturale e teologica e da tutti ho sempre sentito elogi sulla sua predicazione.
Non trascurava, da buon parroco, le varie iniziative pastorali e metteva una cura particolare nella formazione dei ragazzi e dei giovani, tra i quali stava volentieri: fino agli ultimi anni organizzava ogni estate i soggiorni marini, da lui sempre guidati e animati.
Ho capito, appena sono arrivato a Langhirano, che seguiva i malati e ne ho avuto la prova perchè mi aveva lasciato un elenco preciso di cui mi sono servito per un primo giro, ascoltando le puntuali testimonianze di affetto verso di lui da parte dei malati.
Come prete intelligente ed aggiornato, aveva cercato subito di mettersi al passo del Concilio Vaticano II. Tra l'altro aveva costituito ben presto l'organismo che è la più efficace espressione della partecipazione comunitaria alla vita della Chiesa: il Consiglio pastorale, che io ho trovato ben funzionante al mio arrivo a Langhirano

Amava la musica: ha saputo usare il suo amore alla musica e la sua esperienza di musicista a vantaggio del culto divino e anche per la promozione umana della comunità, facendo nascere e dirigendo una corale che per diversi anni si è fatta onore anche fuori Langhirano.
Purtroppo ha avuto una grossa delusione con l'organo a canne, al quale, senza successo, aveva deciso di cambiare posto e sistema di funzionamento: e pensare che ci teneva tanto, da buon musicista quale era. Chissà che, o prima o dopo, si riesca a realizzare il suo sogno!
Colgo l'occasione per raccontare un particolare interessante che riguarda la sua partenza da Langhirano e il mio arrivo a Langhirano.

Già all'inizio dell'estate 1978 io ero stato designato a sostituire don Percudani, ma per diverso tempo la cosa è rimasta segreta e fra noi due non c'era ancora stato nessun contatto.
Il Vescovo Mons. Pasini voleva premiare il ministero pastorale di don Percudani a Langhirano, facendo arrivare dalla Santa Sede l'onorificenza di Prelato d'onore di Sua Santità, con il titolo di Monsignore. Il Vescovo voleva che ne fosse investito prima della sua partenza da Langhirano, perchè potesse ricevere i meritati onori dai Langhiranesi. Il cambio fra noi doveva avvenire verso la fine dell'estate, ma il 1978 è stato l'anno dei tre Papi e nella vacanza della Sede Apostolica, ovviamente, il decreto non poteva essere firmato e durante il pontificato, troppo breve, di Giovanni Paolo I, non era stato firmato. Una volta eletto Giovanni Paolo II nel mese di ottobre, finalmente il decreto è stato firmato. Così è avvenuto il cambio e io sono arrivato a Langhirano solo il 2 dicembre.

Un'altra cosa da sottolineare è questa: Mons. Percudani è stato il primo parroco di Langhirano, perchè è arrivato nel 1945 subito dopo la erezione di Langhirano come parrocchia autonoma staccata da Mattaleto.

Fra me e mons. Percudani non si è mai interrotto un rapporto di amicizia e cordialità. L'ho invitato qualche volta a Langhirano e qualche volta è venuto, come nel suo 50° di Messa. Ma a un certo punto mi ha fatto capire chiaramente che non si sentiva più di venire: era ormai troppo avanti negli anni e mi confessava che per la sua età venire a Langhirano era una emozione troppo forte.
Insomma: 33 anni di ministero pastorale e 33 anni di un ampio ventaglio di bene e di grazia di Dio per Langhirano. Così crescono le comunità cristiane! Si è trattato, dunque, di un grande benefattore per Langhirano, e non solo sul piano religioso.

E allora, senza farla tanto lunga, basta una sola parola, purchè sincera e che esca dal profondo del cuore: "Grazie, don Francesco!"
E, almeno sottovoce, potremmo aggiungere: "Ti chiediamo scusa per non averti sempre capito e forse, qualche volta, anche per averti fatto soffrire".
E che il Signore lo ricompensi per tutto il bene che ha dispensato a Langhirano!

(tratto da “I miei preti....i nostri preti” di don Domenico Magri - Grafica Langhiranese editrice - 2008)